da Isabella Guarini
Caro CSF, “Sgarbofilo” è anche una definizione per chi difende Sgarbi, non per le esternazioni televisive, ma per la sua conoscenza dell’arte. Egli è il classico esempio di come le persone sono giudicate esclusivamente dalle apparenze. Ma Sgarbi si diverte.
da Domenico De Franco
Al nostro lobbista censore gli inglesismi proprio non vanno giù! Per quanto riguarda l’adozione di termini inglesi nel nostro italico lessico credo invece che nella maggior parte dei casi si tratti di un utile arricchimento, in quanto l’alternativa sarebbe quella di usare impropriamente termini italiani, un po’ come fanno sciovinisticamente (e provincialmente, a parer mio) i cugini francesi. Ad esempio dovremmo chiamare “topolino” il mouse (i francesi lo chiamano appunto “souris”) e “ordinatore” il computer (“ordinateur” oltralpe). Tutto questo ricorderebbe moltissimo il periodo del Ventennio, quando il Pelatone, per rinverdire gli italici fasti imperiali, aveva istituito una commissione per italianizzare tutti i termini stranieri. Talvolta con esiti esilaranti: Brooklyn era diventato “Broccolino”!
da Walter Vanini, Carona (Bergamo)
Alcuni giorni fa, in un annoiato pomeriggio di zapping televisivo, mi sono imbattuto in una sublime scenetta purtroppo esplicativa dello stato di asservimento al potere di certa informazione. Protagonista dell’episodio il direttore del Tg4 Emilio Fede. Introdotto dalla conduttrice, ovviamente Mediaset, come maestro dei maestri di giornalismo, abbronzatissimo e sprofondato in una comoda poltrona, è stato incalzato da una serie di domande accomodanti tra le quali risultava veramente improbo scegliere la più compiacente. Ad un certo punto gli è stato chiesto se, viste le sue aspre reprimende ai suoi collaboratori, si era mai arrabbiato con un potente. Sorridendo ammiccante Fede ha risposto: “Eh no, mica sono scemo…”. Risate e applausi del pubblico in sala. Per il maestro dei maestri.
da Vittorio Grondona – Bologna
Il Ministro Padoa Schioppa, quello cioè che sa fare molto bene i conti delle rimanenze, delle spese e degli incassi quando prepara una finanziaria, ha detto che per risanare le Ferrovie bisogna licenziare il personale. Pare infatti che nei paesi esteri, ai quali secondo lui l’Italia dovrebbe ispirarsi anche in materia di gestione ferroviaria, i treni viaggino praticamente da soli e la manutenzione delle infrastrutture sia a carico della Fata Turchina… Da quando le FS nel 1992 sono state trasformate in S.P.A. il personale è stato ridotto del 50%… Non mi sembra che in compenso le cose siano però migliorate, anzi, il servizio offerto oggi pur essendo peggiore di allora, costa molto di più, non solo all’utenza, ma soprattutto alle stesse ferrovie ed alle amministrazioni periferiche a cui fanno carico i sevizi locali destinati ai pendolari.
da Giovanna Rosa, Milano
Conoscendo la pluriennale battaglia di questo blog in difesa dei congiuntivi, sono certa di fare cosa gradita segnalando questo link.
A proposito della polemica sui farmaci, mi sembra incredibile come nel 2007 ancora qualcuno pensi di risolvere i problemi a forza di “espropri proletari”!
da Barbara Melotti
Caro Muin, facci sapere della tua prima. Hai visto mai che noi lobbisti di Roma riusciamo ad organizzarti una claque…
da Pier Franco Schiavone
Vabbé! Comunque non vedo l’ora di comprare Internazionale (anche se non vado a messa), a patto che Masri ci citi ogni tanto (nel bene, Masri, nel bene!).
da Emilio Pierini
Leggo su www.affaritaliani.it una dichiarazione del commissario straordinario della croce rossa Maurizio Scelli che rivela che, secondo lui, il reporter Mastrogiacomo non avrebbe dovuto esultare in quella maniera una volta giunto all’aeroporto, considerando tale esultanza come una mancanza di rispetto verso il popolo afgano. Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dire ciò che molti hanno pensato e non esternato. Esultare come un calciatore che scende le scalette dell’aereo con la Coppa Campioni in mano, quando sul campo si sono visti rapiti/trucidati due stretti collaboratori (e liberati cinque terroristi), più che mancanza di rispetto mi è sembrato il compimento di un atto di sprovveduta sciocchezza in mondovisione.
Visto che Ceratti usa il plurale per dire che nessuno riuscirà a chiuderlo in un cliché, allora mi permetto di ricordare che non ce n’è bisogno, perché il cliché se l’è creato da solo, lui è il bastian contrario. A tutti, me compreso, è capitato di chiedere scusa per certe esagerazioni o per aver preso fischi per fiaschi, lui no, davanti a qualsiasi argomentazione non indietreggia di un millimetro, nemmeno davanti a contestazioni fondate sui dati (vedi il caso delle morti sul lavoro, che giudica fisiologiche). Alla fine, come fa il Berlusca quando dice bugie, finisce col convincersi e radicare ulteriormente le sue asserzioni, tanto che, per aver difeso una multinazionale che sfrutta i poveri del terzo mondo, finisce col chiedere: in che mondo vivete? Verrebbe voglia di rispondere: non il tuo.