da Paolo Beretta
No, cara Sig.ra Guarini. Ceratti ha detto cose un poco diverse, anche se, forse, l’intenzione era quella che ha detto lei. Ha espresso una sua (legittima) opinione partendo, secondo me, da un presupposto comlpetamente sbagliato: paragonare un disabile ad un malato di lebbra. I disabili hanno delle patologie che, per loro sfortuna, difficilmente sonoo risolvibili, ma restano, salvo casi gravi, persone che possono dare grandi contributi alla società. Ghettizzarli in un lazzaretto non serve né a loro e men che meno a noi. Le ricordo che un disabile non è solo un down, ma anche un tetraplegico, un non vedente, un audioleso, tutte persone (e ne ho conosciute parecchie) dalle quali ci si può aspettare tantissimo, sia in termini di coraggio di vivere che di capacità produttiva. Se uno sbaglio c’è, consiste nel non far capire ai ragazzi di oggi, cresciuti a Bratz e telefonini, le palle che ci vogliono a vivere senza vedere, senza sentire o senza potersi muovere. Pensate per un attimo se nelle grinfie di quei quattro coglioni del filmato di YouTube fosse finito Stephen Hawking, un tetraplegico che insegna matematica a Cambridge. Ci starebbero benissimo, in aula, alcuni disabili. Di fianco al professore, a insegnare.
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