da Gianni Guasto
L’abolizione delle classi (quella di Trenitalia, non quella di Marx), arriva a proposito: ormai indistinguibili se non attraverso le indicazioni a pennarello (sic) che le contrassegnano sui regionali (mentre sugli Intercity il grado di sporcizia é democraticamente identico in Prima e in Seconda), le classi non hanno più ragione di esistere, dal momento che non ci sono controllori a verificare i biglietti. D’altra parte, agli ignari passeggeri (soprattutto extracomunitari) che inavvertitamente si siedono in Prima avendo il biglietto di Seconda, é sempre più difficile spiegare perché li si faccia sloggiare. Soprattutto se hanno già visto la toilette.
da Domenico Astuti
Un tempo si diceva “ I fatti separati dalle opinioni “, poi si è passati a “Le opinioni separati dai fatti “, quindi “ Le opinioni sono i fatti “ e oggisiamo giunti a “ La allusioni sono i fatti “: Quale sarà il prossimo passo ?
dall’avv. Lina Arena
In italia, il blocco nella circolazione delle idee impedisce che una soluzione si adotti. E’ il caso delle immunità parlamentari, discusse e contrastate per quasi 12 anni e solo ai giorni nostri si è capito che forse la vecchia norma costituzionale avrebbe, da sola, evitato tanti danni. Adesso è il caso della corruzione nella pubblica amministrazione. Come impedirla? Cosa fare?Il processo penale e la pena sono sufficienti a rimediare il male? Non credo.Il vero cancro della corruttela è la legge sulla privacy che rende segreti gli accordi e gli atti della pubblica amministrazione.In Svezia tutti gli atti della pubblica amministrazione sono pubblici e conoscibili da ogni cittadino. Solo in Italia al cittadino è vietato di sapere …quanto è buono il cacio con le pere!
da Dan Galvano, Basilea
«La sinistra vuole spalancare le porte ai cittadini stranieri, vuole un’invasione di stranieri perchè pensa che si possa cambiare il peso del voto che ha visto la vittoria dell’Italia moderata». Come e con quali mezzi puo’ la sinistra fare cio’? Ma soprattutto, se questo e’ realmente un dramma corrente o imminente, come pensa il centrodestra di ovviare al problema? Come vuole attuare una politica di integrazione? Non mi stanchero’ mai di ricordare che l’attuale legge di immigrazione porta il nome di Bossi e Fini. Come si puo’ migliorarla (o cestinarla)? So’ dieci anni che stanno al potere e la colpa e’ sempre di qualcun altro.
da Marco Decio
Il caso credo sia noto a tutti: la Busi, contestata all’Aquila da alcuni cittadini per il modo in cui il TG1 racconta il dopo terremoto, ha detto che lei non è responsabile della linea del telegiornale. Non voglio però commentare questo episodio e quanto ne è seguito. Piuttosto mi interessa quanto scrive sul sito de Il Giornale tale Luca Mascheroni: “facendo gentilmente presente che lei risponde solo di se stessa, e non del Tg1 del quale è dipendente, Maria Luisa Busi in un colpo solo si è dissociata dal suo telegiornale, dal suo direttore, dai suoi colleghi-inviati che hanno raccontato la ricostruzione dell’Aquila prima di lei. In qualsiasi altra testata giornalistica è sufficiente un terzo di tale esemplare dissociazione per essere cortesemente «dissociati» dal posto di lavoro, per giusta causa e con effetto immediato”. Capito qual è l’ideale di giornalismo che aleggia nella redazione della testata edita da Paolo Berlusconi?
da Silvia Palombi, dalla Moscova
L’igienista dentale di Berlusconi, coadiuvata da Mastro Lindo, sarà la garante della pulizia con la quale si svolgeranno, dalla sua elezione in poi, tutte le pratiche orali all’interno del partito, compresi i discorsi.
da Massimo Puleo
Mi dispiace, ma non posso trattenermi dal constatare l’evidente somiglianza tra l’Andrea Vianello immortalato sul sito della Pecora e il senatore Totò Cuffaro da Raffadali. Minchia, uguali sono!
FANGO
Berlusconi ha detto: “Le intercettazioni sono solo secchiate di fango”.Fini ha detto: “E’ la stagione del fango”.L’Italia dei valori, Leoluca Orlando, ha detto: “Quello che emerge dalle intercettazioni è fango”.Troppo fango, chiamate Bertolaso. (csf)
di Muin Masri
Beffardo questo destino, non ti lascia scelta. Per essere davvero felice bisogna vivere per finta. I primi ventitre anni (quelli della giovinezza, i più belli, spensierati. Così dovrebbero essere per tutti) li ho consumati sotto l’occupazione militare: niente intimità né diritti, nemmeno un letto dove dormire un’intera notte senza paura. Per non impazzire non resta che fingere di stare bene e che il domani sarà migliore, sicuro, dove tutto è possibile. Anche una fottuta pace. Qualcuno, ottimista di suo, aveva detto: “Tra uccidere o morire c’è una terza via, vivere”. E così la voglia di vivere per davvero ti porta lontano da quella casa occupata, dal tuo letto che sa di pipì e di incubi. Ricominciare tutto da capo in età adulta ha i suoi vantaggi: pochi sbagli e tanti sentimenti veri, amori, amici e, nel pieno della forza fisica e mentale, cominci a costruire un sogno chiamato casa, a dipingerla di colori fantasiosi, blu cielo e rosa liberty. Quanta fatica e sacrifici spesi in tutti questi ultimi venticinque anni per poter dormire su un letto asciutto e sentirmi felice. E poi arriva un tizio, un militante, un dirigente di partito, un capo di stato che tuona, dall’alto dalla sua ignorante arroganza: “Gli stranieri sono il vero problema di questa paese”. Beh, non ti rimane che una cosa, urlare: “Questa è casa mia, cercate un’altra scusa per giustificare la vostra vita, vera e infelice. Io continuo a fare finta di non sentirvi”.
Il principe il pupo e il tenore