da Carla Bergamo
Sono d’accordo con Silvia Palombi sulle medicine “alternative”, che poi alternative non sono visto che esistono da prima che le multinazionali ci propinassero le loro scoperte chimiche e che comunque in moltissimi casi riapplicano i principi attivi delle piante nei loro formule. Senza nulla togliere all’utilità di alcuni medicamenti moderni, anch’io ritengo che buona parte dei malesseri che ci perseguitano possano essere curati con gli antichi e meno aggressivi rimedi naturali. Oramai ci sono molti medici che li utilizzano sui loro pazienti. Sarà che sono (e siamo) tutti idioti? Certamente, noi non riteniamo di avere il dono della verità, ma credo che su certi argomenti ognuno decida secondo la propria logica. Per fortuna.
da Alessandro Ceratti
Oh ho… la Palombi si è incazzata sul serio. Lo avrò fatto apposta a condurla fino a lì? Poi definisce il nostro un battibecco al quale sarebbe opportuno dare un taglio. Mah, forse c’è anche quella componente ma io non sono convinto che sia soltanto quello. Secondo me, grattando giusto un po’ sotto un sottile strato di acredine personale, ci si accorgerebbe che stiamo incominciando a parlare di come concepiamo la società moderna. Io per esempio faccio fatica a capire perché un assessore all’ecologia, in quanto tale, dovrebbe essere entusiasta dei pannelli fotovoltaici e detestare la Novartis. E se i primi fossero una tecnologia inadeguata e la seconda facesse delle ottime medicine? Poi, per chiudere la questione, Palombi ci mette l’inevitabile contraddizione interna (sembra che non possa mancare mai). Prima mi dice di essere d’accordo con me “sulla nostra doppia faccia da multinazionale” e poi mi fa un bell’elenco di suoi comportamenti che negano quanto appena concesso. Quale dei due, signora Palombi?
da Domenico De Franco.
Caro Muin, ti prendo subito in parola e ti propongo la seguente goliardata: verso metà giugno tu parti da Ivrea e recuperi l’Archi a Cusano Milanino; proseguite per Verona, dove, arrivando dal lago di Garda, mi unisco all’allegra combriccola. Insieme raggiungiamo al tramonto l’albergo del Sabellone all’altezza di Vicenza (Montecchio Maggiore o giù di lì). Cena col nostro mentore. Dopocena moderatamente alcolico. Mattino seguente: sveglia di buon’ora e “passeggiatina” di circa 30 km con csf, con l’accortezza di non farlo affaticare troppo a parlare (sai, l’età…). Sera: baci ed abbracci e ritorno con mezzi di fortuna a Vicenza. Una figata pazzesca, n’est pas?
da Pier Franco Schiavone
Le foto sembrano una sequenza. Nella prima, evidentemente, i tre giornalisti ascoltano seri qualcuno d’importante perché CSF prende appunti, inoltre hanno anche un auricolare, forse parlava uno straniero e ascoltavano una traduzione. Questo qualcuno deve aver detto qualcosa che ha lasciato di stucco CSF che accenna ad aprir bocca. Gianantonio Stella invece è felice come una Pasqua. CSF, cos’è che ha reso tanto felice Stella e ha lasciato te basito? I lobbisti che non erano a Perugia vogliono sapere.
Ho deciso di chiedere il ritiro di quelle foto, cedo all’odioso ricatto (csf)
Ho incontrato un vecchio amico, Piero Ottone, prodigo di complimenti, di consigli e di lamentele perché non scrivo più le interviste per il Magazine, ho incontrato la splendida Rula Jebreal insieme a sua figlia e al marito Pietro, ho intervistato pubblicamente Lamberto Sposini che ha parlato di Moggi, di Rossella, di Mentana, di tutto, ho intervistato anche Enrico Lucci, con quella sua aria da cuccioline stranito, idolatrato da un pubblico straripante, ho chiacchierato con Giovanni Floris che ha dovuto difendersi da Travaglio che lo aveva accusato di “complicità” con i suoi ospiti a Ballarò, ho chiacchierato naturalmente anche con Travaglio la cui serata è stata una delle più affollate di tutto il Festival, ho visto, ma solo di sfuggita, un saluto e via, Monica Maggioni, dimagritissima e in splendida forma, ho cenato con Daniele Biacchessi, autore di uno spettacolo sulla mafia e soprattutto ho assistito per la terza volta allo spettacolo “Orda” di Gianantonio Stella e Gualtiero Bertelli. E per la terza volta mi sono commosso. Stella ha chiuso il festival, ieri sera. Alla fine la gente, in piedi, non la smetteva di applaudire. Arianna piangeva, io anche e insomma tutto è finito per il meglio. Peccato che non siate venuti. (csf)
Non gli piace il Tg3, Non gli piacciono Santoro, la Dandini, Travaglio, Floris, Riotta. Ma dimentica di essere un membro del Consiglio di amministrazione? Perché non ne parla con gli altri? Perché non prova a fare una Rai migliore? Perché non denuncia chi si oppone ai suoi tentativi di miglioramento? Insomma vi immaginate un consigliere di amministrazione della Fiat che dà un’intervista per dire che le auto della Fiat fanno schifo? (csf)
Oltre alla rassegna stampa, Filippo Solibello e Massimo Cirri hanno condotto due puntate di Caterpillar in diretta da Perugia. Come al solito divertenti e trascinanti, davanti a un pubblico numerosissimo, cazzeggiando su lezioni di giornalismo e ritagli della memoria. C’è stata un’altra incursione del Festival sulla tv, l’ultimo giorno, domenica, ieri, in collegamento con Quelli che il calcio. Simona Ventura ne ha approfittato per porre a me e a Gianantonio Stella domande su diritti e doveri dei giornalisti in relazione alla privacy anche approfittando del fatto che in studio a Milano c’era Pino Belleri, il direttore di Oggi, il giornale che ha comprato per 100 mila euro le foto famigerate di Sircana e non le ha pubblicate. Io ho detto che ci sono persone che hanno come dovere di non fare uscire le notizie e persone che hanno come missione quella di farle uscire. I giornalisti appartengono alla seconda categoria. Io le foto non le avrei comprate ma se le avessi comprate le avrei pubblicate. Gianantonio era d’accordo con me. E di fronte alla contestazione di Simona Ventura che ricordava che bisognava stare attenti alle famiglie, ho risposto che bisogna stare attenti alle famiglie di tutti non solo a quelle dei politici. E di fronte alla contestazione che la vita privata va protetta ho risposto che tutti i personaggi del mondo dello spettacolo passano metà della vita ad offrire dettagli sulla loro vita privata pur di diventare famosi e visibili e poi quando ci sono riusciti passano l’altra metà della loro vita a lamentarsi delle intrusioni nella loro vita privata. (csf)
E’ finito il festival del Giornalismo di Perugia, evento che mi ha tenuto un po’ lontano dal blog. Sono stati cinque giorni molto intensi in cui ho visto gente interessante, intervistato gente famosa, contribuito a stimolare riflessioni sul nostro ruolo, e inventato una nuova formula, la rassegna stampa dissacrante.Cominciamo da quest’ultima cosa, un’idea che ha trovato facile sponda in Arianna, l’ideatrice e organizzatrice del Festival e pronta risposta negli amici di Caterpillar e Catersport. Il principio ispiratore era questo: le rassegne stampa sono noiose e seriose. Sono condotte generalmente da giornalisti talmente presi dal loro ruolo che non si accorgono delle sciocchezze che sono costretti a leggere e delle contraddizioni che attraversano senza distinzione di importanza e di colore politico i quotidiani italiani. Così, insieme a Giorgio Lauro, Filippo Solibello, Massimo Cirri e Marco Ardemagni tutte le mattine alle 10 abbiamo letto i quotidiani a un gruppo sempre più folto di appassionati che venivano a sentirci (c’è il sospetto naturalmente che venissero soprattutto a scroccare il cappuccino e la brioche che l’organizzazione offriva gratis nel miglior albergo di Perugia, il Brufani, ma concediamo la buona fede). Ci siamo divertiti un mondo e a giudicare dalle risate e dagli applausi non siamo stati gli unici a divertirsi. C’era anche uno dei nostri più assidui lobbisti, Oreste Tappi. Mi piacerebbe che anche lui ci dicesse qualcosa, l’impressione che gli ha fatto questa rassegna e, già che c’è, che cosa ne pensa di questo Festival. (csf)
da Vittorio Grondona
da Gianluca Freda
Trovo disgustosa la causa intentata dalla Novartis al governo indiano. Se mai avessi comprato medicine della Novartis, smetterei di farlo. Questo non farebbe fallire la Novartis, ma mi manterrebbe in buoni rapporti con la mia coscienza. Non capisco perché Ceratti, che si dice cattolico, trovi questa armonia con i propri princìpi morali così poco attraente da essere bollata con i termini stereotipati di “buonismo” e “sbianchettamento”. Il problema – come quasi tutti i problemi odierni – è invece proprio di natura etica: occorre stabilire un principio, sentito e rispettato da ogni uomo e da ogni governo, per cui la vita delle persone viene prima del profitto. Sbeffeggiare la cura di ciascuno per la propria coscienza non aiuta ad andare in questa direzione. Aiuta, invece, l’inverso: denunciare e boicottare ogni operazione immorale delle multinazionali. (…)