dall’avv. Lina Arena
A chi lamenta il pessimo funzionamento della pubblica amministrazione consiglio una prova: mettere in atto il tentativo di sapere il percorso di una pratica ed il contenuto di una decisione. Alla fine si otterrà la dimostrazione che il silenzio copre tutto e cioè i favori e la responsabilità di chi ha operato oppure ha operato male. Il silenzio, portato ignobile delle leggi sulla privacy, ha distrutto l’efficienza della pubblica amministrazione perchè ha consentito al funzionario di nascondere il contenuto del provvedimento e di identificare i beneficiari dei privilegi accordati. Se non è mafia questa, come si può chiamare?
da Piergiuseppe Caporale
Sarò sicuramente un vecchio rincoglionito ma, secondo me, il pezzo di Bocca sull’Espresso (“Sapesse contessa”), come al solito ha centrato egregiamente una situazione che, volenti o nolenti, è allo stato dei fatti. E’ logico, quindi, che io trovi perlomeno idiota quanto espresso dall’illustre Mario Giordano, direttore dell’unico telegiornale-esclusivamente-gossip del mondo, che, travisando il senso dello scritto, non ha trovato niente di meglio che sparare sull’ancor più illustre quotidiano, Il Giornale (dove, ho notato, rallegra le folle osannanti con sapide notule su ogni tipo di attualità), una presa in giro del “vecchio” (ma, secondo me unico) giornalista nostrano. Non ce l’ho tanto con l’insulto, quanto sul fatto che, pensando di essere un fine satirico, cerca di fare dello spirito con esiti a dir poco penosi. E’ un po’ come se qualcuno si decidesse a scrivere un pezzo su di lui, citando la sua vocina da sopranista che, spesso, viene scambiata addirittura da soprano (è successo al telefono anche a chi scrive). Nel caso possa servire, allego il pezzo in questione: non credo che siano in molti i blogger che leggono Il Giornale: io stesso l’ho trovato su Dagospia. E, in ogni caso, al confronto di Bocca, “bollito” mi sembra proprio lui. Magari “sulla via di Arcore”, ma sempre bollito.
da Paola Altrui, Roma
A Gianni Perfetti vorrei far presente che in un libero mercato chiunque perda il posto ha la possibilità di trovarne uno analogo presso un differente datore di lavoro. Quando però un unico padrone controlla l’intero ramo del mercato nel quale tu operi e ha il potere di farti chiudere in faccia tutte le porte, c’è poco da fare: o cambi lavoro, o resti disoccupato. Se per caso fai il giornalista televisivo o conduci una trasmissione che urta la suscettibilità del Presidente del Consiglio in carica e costui, oltre a disporre del servizio televisivo pubblico come se fosse cosa propria, si trova a possedere o controllare le restanti reti televisive nazionali, fa poca differenza se il tuo allontanamento avvenga a calci nel fondoschiena o dietro versamento di una generosa liquidazione: con il tuo lavoro hai chiuso. I palinsesti e il pubblico assorbiranno rapidamente il colpo, il libero mercato e la democrazia un po’ meno.
da Vittorio Grondona – Bologna
Antonio Catricalà dice che non si può mettere un tetto al fatturato Mediaset. Giusto e condivisibile (anche da me). Un tetto dovrebbe invece essere messo ai tempi pubblicitari per rispettare il cittadino, il quale, volere o volare è il proprietario esclusivo delle frequenze utilizzate in concessione statale dai vari Mediaset, Rai, ecc. Per esempio per ogni film trasmesso apparentemente gratis da Mediaset, ci sono all’interno 4 stacchi di pubblicità e telepromozioni della durata di circa dieci minuti ciascuno più altri due stacchi all’inizio e alla fine del film. Anche il più sprovveduto dei garanti controllori dovrebbe avere osservato che questi intervalli sono davvero esagerati. Su una media di 180 minuti di spettacolo vero e proprio, il telespettatore deve sorbirsi in più quasi un’ora intera di pubblicità, accollandosi, suo malgrado, completamente i costi dell’energia elettrica necessaria. Basterebbe inserire nella convenzione la condizione di limitare i tempi di intervallo, per esempio da dieci a cinque minuti, che per la verità sarebbero ancora troppi, ed ecco che come per incanto diminuisce senza intervento coercitivo la quantità di pubblicità che il concessionario può tecnicamente trasmettere. Il cittadino sarebbe molto grato al governo per un simile semplicissimo provvedimento.
da Mirko Bedetti
‘Sta storia di Biagi-Santoro-Luttazzi ha veramente stancato un po’ tutti. E’ infatti incredibile che ancora oggi qualcuno si ostini a negare l’evidenza attraverso mirabolanti elucubrazioni. Paradossale che il Signor Perfetti si lanci in una appassionata disamina delle vicende che egli intende considerare alla stregua di leggende e ne dia un resoconto approssimativo e esso stesso opinabile e personale, ma inutile spiegare a chi non vuol capire che per essere vittima di un sopruso non è necessariamente obbligatorio essere cacciati a calci in culo o confinati in un gulag. Infine per quanto riguarda il compito del comico Luttazzi, ossia far ridere, posso dire che lo svolge egregiamente; trattasi ovviamente di un’opinione personale, ma credo condivisa dalle centinaia di migliaia di persone che continuano ad affollare i teatri presso i quali porta i propri spettacoli da anni, o forse mi sbaglio e sono solo tanti signor nessuno che cercano un posto caldo dove passare una serata poichè probabilmente non sono stati avvisati dal Signor Perfetti che Luttazzi non fa ridere.
da Giorgio Guiotto, Torino
…pienamente con il Sig. Perfetti sulla questione “Travaglio e compagnia bella”. Quello che non riesco a capire è come, molti elettori, pensatori e blogghisti di sinistra, siano riusciti a farli diventare martiri!!! Stendo un velo pietoso sulle arrampicature di specchi relative alla Reggia di Caserta. Non ci sono limiti alla sfacciataggine. Una cosa soltanto, ma Travaglio non ha altro da fare nella vita oltre ad attaccare il Cavaliere Mascarato??
da Alberto Arienti
Spero che Domenico De Franco lavori per una compagnia telefonica, altrimenti sarebbe un altro marziano. Il costo di ricarica (altissimo) dovrebbe essere considerato tra i costi generali, come i costi di fatturazione per gli abbonati che pagano un canone. Tra l’altro viene anche applicato sulle ricariche fatte in internet, che sono a costo zero. Quanto al fatto che eliminando questo costo, le compagnie si rifaranno sui costi delle telefonate, mi sembra una barzelletta. Come dire facciamoci rapinare altrimenti ci rapiscono. Senza contare che questo balzello pesa percentualmente in maniera spropositata sulle ricariche di basso importo. Così i ragazzini com pochi soldi vengono taglieggiati con la benevole protezione di Domenico De Franco…
da Marco Papi
Non sono d`accordo con il signor De Franco. Il costo di ricarica esisteva solo in Italia, compagnie come Vodafone non lo fanno pagare ad esempio in Inghilterra. Secondo, era praticato da tutte le compagnie telefoniche, con esattamente le stesse proporzioni (2 euro per 8 euro di ricarica, 5 per 25). Quest`ultimo mi sembra indizio di un cartello, che e` la negazione stessa del libero mercato. Perche` nessuno non ha mai offerto un costo fisso di 2 euro per ogni taglio di ricarica, visto che e` stato accertato che il costo effettivo per le compagnie era molto piu` basso? Perche` probabilmente le compagnie si erano messe d`accordo, implicitamente o esplicitamente, per non toccare questa importante fonte di guadagno. Liberalizzare non significa assenza di controllo. Perche` un mercato funzioni, bisogna accertare che le regole siano rispettate, e l`assenza di cartelli e` una delle piu` importanti.
Caro subcomandante, sono curioso di conoscere le tesi non-negazioniste “che, sulla base di indagini storiografiche, non negano affatto le deportazioni e gli eccidi nazisti ma ne offrono una differente versione, meno utile ai fini del sionismo, di quella attuale”. Perchè mpm concedi a Freda di superare le 500 righe e di illustrarcele?
La polemica generata dalla legge antinegazionista, che in realtà è una legge antirazzista, pone dei quesiti molto delicati. La libertà è un bene primario da tutelare; si può tutelarla lasciandola degradare ad arbitrio? La fetta di popolazione immigrata non abituata (putroppo) alla libertà, e magari sobbillata ad arte da qualcuno, non scambierà la tolleranza per debolezza? Si è liberi di dire di tutto, ma il controllo dei media quanta e quale libertà lascia? Perchè molte voci di tolleranza vengono fatte tacere e si dà fiato a quelle intolleranti e razziste?