da Pier Franco Schiavone
Tronchetti parla di zone grigie. Il politicamente corretto vuole che non ci siano zone grigie ma delinquenti. La tipologia di tali delinquenti è quella di coloro che, per trarre profitto personale o a favore di un ente a cui appartengono, danneggiano non un singolo ma l’intera collettività. Delinquenti erano quegli appartenenti alla P2 che non si erano iscritti per ingenuità o dovere (Noschese e Dalla Chiesa) ma per trarre vantaggi personali. Delinquenti sono anche quelli (tutti maschi, chissà perché) che, per particolari casi della vita o per essere sempre stati delinquenti, si ritrovano ai vertici di imperi economici e, non avendo competenza e senso civico, affossano grandi imprese per comprare barche, ville e trastullarsi con ragazzette sciocche. Esistono ovunque i delinquenti ma gli Italiani, con la generazione attuale, sono campioni del mondo.
Dossier numero sette27 settembre 2006
I cani di Salina sono cani particolari. Sono tutti molto simili, media taglia, color giallo cane (quasi tutti), aria indipendente ma cordiale. Sono sempre in giro, tra le case ma anche sulla montagna e spesso adottano un turista e lo accompagnano nelle sue passeggiate. Nulla di servile nel loro comportamento. Non hanno l’aria pigra del sud ma nemmeno l’atteggiamento da schizzati del nord. Hanno un muso affilato e uno sguardo incuriosito e intenso. Appaiono interessati alla vita e camminano decisi, come se avessero sempre una meta, come una massaia al mercato. Girano spesso in coppia e non disdegnano la ricerca delle coccole ma sempre con dignità. Quando fa molto caldo può capitare di trovarli in acqua a fare il bagno. Loro se ne fregano delle meduse. Hanno un andamento libero, come se fossero randagi, ma hanno sempre un padrone, solo che passano la giornata come se non ce lo avessero. Se vi capita, leggete “Il cane che andava per mare”, di Stefano Malatesta. E’ un racconto molto bello che parla appunto di un cane eoliano che aveva imparato a viaggiare fra le sei isole usando aliscafi e navi dei quali, evidentemente aveva imparato gli orari. Leggenda vuole che una volta fosse andato anche a Napoli con la motonave Lipari. Sempre la leggenda sostiene che, giunto ormai alla soglia estrema della sua vita, preferì scegliere la modalità del trapasso. Prese una delle navi e giunto al largo si buttò a mare. Non so se la storia corrisponda a realtà, ma conoscendo i cani eoliani, la trovo verosimile. La prima volta che arrivammo a Salina ci venne incontro un cane del tutto eoliano ma nero con piccola macchia bianca sul collo. Ci adottò e cominciò ad accompagnarci nelle nostre passeggiate. Non accompagnava solo noi. Un giorno lo incontrammo in cima al monte delle Felci insieme ad altri due escursionisti. Lo ribattezzammo Rocky e cominciammo a considerarlo un po’ nostro. Quando partivamo ci accompagnava alla nave e quando tornavamo lo trovavamo miracolosamente sulla banchina e naturalmente pensavamo che stesse aspettando noi. Un giorno, durante una delle quotidiane passeggiate tra Lingua e Santa Marina, si buttò fra i cespugli e rimase bloccato sul ciglio di un burrone con la sua zampa sotto una radice affiorante. Cominciò a guaire come un pazzo, naturalmente lo salvammo con atto eroico di un contadino che passava. Lui riprese la passeggiata dapprima zoppicando e poi, quando vide che non serviva più, correndo allegramente. Due anni fa non lo trovammo più ad aspettarci sulla banchina e noi ci convincemmo che qualcuno gli aveva raccontato la storia di Stefano Malatesta. Quest’anno frequentiamo un cane nuovo, si chiama Dotto (perché è stato trovato vicino all’acquedotto) e gira sempre insieme a Rocco (il cane di Carlo Hauner) ed Eva (interessata – sembra – ad entrambi). Dotto è simpaticissimo ed allegro. Non ha quel fatalismo tipico dei cani eoliani ed infatti guardando i suoi occhi chiarissimi ti rendi conto che deve essere figlio di Willy, l’husky di Alfredo (il granitaro). Dotto viene a trovarci, resta un po’ sul terrazzo con noi, ci accompagna in brevi passeggiate e poi se ne va. Spesso si siede davanti a noi e comincia a guardarci piegando la testa un po’ a sinistra. Sembra volerci parlare ma questo fa parte della deprecata ma gradevolissima tendenza ad umanizzare la bestia. In realtà Dotto vuole solo le crocchette del gatto, Euromicino, che a volte viene a far colazione quassù.
da Bruno Stucchi
Intercettazioni, altri 4 arresti. Banda larga.
da Mauro della Porta Raffo
Avevo dodici anni e mezzo e ricordo perfettamente quei terribili giorni: per la prima volta, il tradimento, la brutalità delle armi, la ferocia che è propria di ogni persecuzione, l’impotenza degli ideali più nobili a fronte della crudeltà delle dittature mi si rivelarono appieno.I comunisti sovietici spezzavano ignobilmente sul nascere con i carri armati il sogno ungherese.Quel che io (e milioni di altri, fortunatamente) bambino compresi immediatamente non fu capito da persone quali Giorgio Napolitano e i suoi ‘compagni’ che, di contro e con alterigia, ci dissero che l’intervento armato era pienamente giustificato e, nientemeno, “per il bene dell’umanità” rendendosi in tal modo moralmente corresponsabili di quell’abominio.A distanza di cinquant’anni, dopo avere impiegato, per sua stessa ammissione (e concedendo che non si sia trattato invece di un riposizionamento di comodo non dettato da cuore e ragione ma da mire politiche) un minimo di tre decenni a capire di avere sbagliato al riguardo, Napolitano, in nome dell’Italia, deposita una corona sulla tomba di Imre Nagy.Possibile qualcosa di più squallido?Andrò personalmente a deporre un fiore su quell’avello dappoichè certamente Napolitano, qualunque cosa faccia e a maggior ragione in casi consimili, non mi rappresenta!
La pausa pranzo tarda ad arrivare. Oggi niente baretto, neanche per idea, oggi kebab. Me lo sparo passeggiando nell’assolato Corso Italia, più accogliente dopo la pioggia di ieri. La strada, straripante di automobilisti perennemente in ritardo, è sorvolata da frotte di piccioni che fanno la spola con la vicina Piazza del Duomo (è strano come i piccioni in volo non emettano nemmeno un suono). Dopo il kebab un pasticcino da Gattullo non me lo toglie nessuno e aggiungo anche un caffè. Oggi niente caffettino nel bicchierino di carta in ufficio. Leggerò una pagina della Storia della Morte in Occidente nei giardinetti qui fuori. Squilla il telefono, è un mio amico che lavora nella Commissione a Bruxelles che vuole notizie sull’affare Telecom. Gli invierò l’articolo di Scalfari. Oggi non ho voglia di parlare. Intanto dalla finestra giunge lacerante la voce di un’ambulanza (coscienza critica della città). Quanti anni mancano alla pensione? Troppi, cazzarola, troppi. Leggo le cronache Salinare e lotto contro l’istinto di diventare un assassino seriale.
da Giorgio Trono
Io proporrei un monumento per Riotta che di fronte alle lamentele diun redattore del Tg1 sul mancato servizio relativo al maltempo pareabbia replicato che quella “è roba per il Tg regionale”.Se poi ci toglie dalle scatole la litania di inutili e vacuedichiarazioni dei politici di turno, gli dedicherei pure una via.
CONVEGNO NAZIONALESABATO 30 SETTEMBRE ORE 10SALA CONGRESSI – SANTUARIO DI VICOFORTE (CN)
” COME RADICARE SUL TERRITORIO LA CASA DELLE LIBERTA'”
INTRODUCE :ON. RAFFAELE COSTA
INTERVENGONO I PARLAMENTARI:BONDI, GASPARRI, MARONI, BUTTIGLIONE, CROSETTO, GHIGO, STERPA, BIONDI,E.COSTA, GAWRONSKY, MENARDI, BORNACIN, COTA, COLLINO, ZANOLETTI,DELFINO, DAVICO
da Roberto Reali, San Mauro Pascoli FC
Dopo 25 anni di carcere (25 non so se mi spiego ma sono oltre 90.000 giorni) a Silvia Baraldini per effetto dell’indulto, sono stati condonati due anni (730 giorni) ed ora è una persona libera. Ha scontato la sua pena ed ora è libera. Nel centro destra diversi sono insorti e la notizia è andata nei telegiornali e domani sarà sicuramente in prima pagina su tutti i quotidiani. Sono disgustato! Non certo perché approvo quello che ha fatto la Baraldini, che negli USA è stata condannata a 43 anni mentre in un altro qualsiasi paese europeo sarebbe stata libera da almeno 10 anni. Il mio disgusto viene dal fatto che in parlamento ci sono dei pregiudicati e la CDL si inalbera perché è stato fatto uno sconto di pena di questo genere.
Dossier numero sei26 settembre 2006
La furia degli elementi si è scatenata su Salina e su noi. Domanda: che cosa possono fare quattro poveracci sui quali si scatena la furia degli elementi? Risposta.Niente. Devono rinunciare alla salita a Paolo Noci. Debbono rinunciare alle granite e alle brioche con ricotta. Debbono rinunciare a passeggiate, mangiate, sedute di lettura all’aria aperta. Debbono passare tutto il tempo a recuperare oggetti volati all’intorno. Debbono adattarsi a lavorare. A spaccare noccioline e pinoli. Ma soprattutto non possono più far finta di andare a pescare come fanno Genny e Giampaolo, penosamente, da cinque giorni. Essi ogni mattina preparano ami, ancorette, palamiti, pesci finti con ami che escono dalla coda, fili di nylon. Immancabilmente, dopo quattro ore, tornano a mani disperatamente vuote. Fanno tenerezza. Vaneggiano di tonni scappati dopo aver trinciato la lenza e di branchi di caponi inconsapevoli dei rischi che hanno corso. E come per consolarmi, cominciano a raccontare episodi che risalgono al pleistocene quando quella mattina hanno pescato un barracuda lungo così e un dentice di 47 chili. Oggi hanno anche affermato di aver catturato un pesce lucertola (che schifo) il quale, essendo più corto di mezzo metro (che cosa era, un coccodrillo?) è stato pietosamente rigettato in mare. E così continuiamo a fare la fortuna della locale pescheria dove, appena vedono avvicinarsi Genny e Giampaolo, gli allungano con fare misterioso e complice un pacchetto umido dal quale fuoriescono code e pinne. I pescatori! Peggio di loro ci sono solo i cacciatori che però non puzzano di baccalà. E inoltre non hanno motori che si rompono e gommoni che si sgonfiano. Motori…ma voi avete mai conosciuto il proprietario di un fuoribordo Selva? Qui tutti hanno Evinrude, Johnson, Yamaha. Solo Genny e Giampaolo sono i fortunati possessori di un fuoribordo Selva. (csf)
da Alessandro Ceratti
Chiedo che sia messo nei documenti l’articolo di Travaglio sulla distruzione delle intercettazioni a cui fa riferimento CSF. Così lo posso vedere.Fatto. Ogni desiderio dell’assessore è un ordine (csf)