da Pier Franco Schiavone
La pausa pranzo tarda ad arrivare. Oggi niente baretto, neanche per idea, oggi kebab. Me lo sparo passeggiando nell’assolato Corso Italia, più accogliente dopo la pioggia di ieri. La strada, straripante di automobilisti perennemente in ritardo, è sorvolata da frotte di piccioni che fanno la spola con la vicina Piazza del Duomo (è strano come i piccioni in volo non emettano nemmeno un suono). Dopo il kebab un pasticcino da Gattullo non me lo toglie nessuno e aggiungo anche un caffè. Oggi niente caffettino nel bicchierino di carta in ufficio. Leggerò una pagina della Storia della Morte in Occidente nei giardinetti qui fuori. Squilla il telefono, è un mio amico che lavora nella Commissione a Bruxelles che vuole notizie sull’affare Telecom. Gli invierò l’articolo di Scalfari. Oggi non ho voglia di parlare. Intanto dalla finestra giunge lacerante la voce di un’ambulanza (coscienza critica della città). Quanti anni mancano alla pensione? Troppi, cazzarola, troppi. Leggo le cronache Salinare e lotto contro l’istinto di diventare un assassino seriale.
Nessun commento.
Commenti chiusi.