27 gennaio: a Siby
Ultimo giorno per il gruppo, ultima settimana per noi. Lasciamo Bamako dopo aver mangiato male da Santoro, locale elegante di Madame Aminata Traorè. Delusione. Rimpiangiamo i ristorantini. Di nuovo sul pulmino direzione Siby dove raggiungiamo la sede di un progetto veramente bello. Un gruppo di ragazzi, guidati da Therèse Touré, una signora francese vedova di un maliano, e ispirati da Jean Pierre Girardier, presidente del Calao, associazione francese che si occupa dello sviluppo e di progetti di educazione dei paesi ex coloniali, si danno da fare per portare le nozioni di base nei venti villaggi che formano il comune di Siby. Lo zona è vicina al confine con la Guinea ed è affascinante. Una falesia, simile a quella dei Dogon, domina la valle del Niger. Jean Pierre ha avuto due idee vincenti: i bauli scientifici e le scalate. I bauli scientifici sono dei veri e propri bauli di ferro che contengono tutte le nozioni di base per la conoscenza della vita. Niente è scritto, tutto è disegnato. I bauli girano per i villaggi e grazie ad alcuni ragazzi che sono stati addestrati portano il minimo delle conoscenze utili a ragazzi che non sanno né leggere né scrivere. Alcuni dei ragazzi diventano a loro volta addestratori e così via in un circolo che finora è virtuoso. I bauli hanno avuto tale successo che il ministero della cultura maliano ne ha ordinati cento per cominciare a farli girare in tutto il Paese. L’altra idea sono le scalate. Cinque ragazzi di Siby sono stati mandati a Chamonix, hanno imparato l’arte dell’arrampicata, si sono diplomati alpinisti e sono tornati qui ad insegnare agli altri. Hanno aperto un centinaio di vie, settimo e ottavo grado, e attrezzato una via ferrata. O meglio, una via cordata. Qui la chiamano Via Corda. “Il ferro”, spiega Jean Pierre, “è meglio non usarlo. Scompare il giorno dopo”. Gli alpinisti francesi, canadesi, americani e spagnoli hanno già scoperto la falaise dei Monti Mandinghi e vengono sempre più numerosi. Gli italiani no. Ignorano queste palestre di ottanta cento metri di dislivello. Jean Pierre, che è innamorato di queste zone, si arrabbia quando pensa che tutti vanno dai Dogon e pochi vengono qui. E fa di tutto per sviluppare il turismo intelligente e responsabile. Proprio oggi un esperto di sport acquatici sta scendendo il Niger con una canoa gonfiabile, dal confine fin qui, per studiare la possibilità di attrezzare due o tre punti con dei “campement” dove affittare imbarcazioni, canoe, piroghe. Qualcosa come rent-a-boat. Vuol fare la stessa cosa con le Mountain bike e i ragazzi, che si sono riuniti in un’associazione, seguono i suoi consigli e quelli di Therèse. Noi oggi ci limitiamo ad una passeggiata semplice. Saliamo sulla falaise per vedere uno spettacolare arco naturale. Il dislivello è minimo ma parte del gineceo arranca sotto il sole. Visitiamo anche la splendida grotta di Kalasa. Ritorno e grandi saluti alle fanciulle che ci lasciano. Serata tam tam con donne bellissime che ballano e cantano. Si cena con un grandioso abbacchio che, sospetto, qui si chiama in tutt’altro modo. (csf)
da Giorgio Guiotto
Schiavone vede avanti, molto avanti; non vi basta prenderlo in giro da vivo, continuerete a farlo anche da morto…. state raccattando di tutto, Vladimir Luxuria in Parlamento??
da Roberto Reali, San Mauro Pascoli FC
Vorrei far presente al Presidente del Consiglio, che non occorre che si affanni a “spiegare”, manco gli italiani fossero dei bambini poco intelligenti, quello che ha fatto lui e il suo Governo. Tutti lo sappiamo perfettamente e ce ne ricorderemo, purtroppo, per molti anni a venire. Quindi non si agiti e siccome non è trasparente, si tolga di mezzo e ci faccia vedere la televisione in pace.
da Alessandro Ceratti
Mi piacerebbe avere qualcosa da aggiungere oltre al titolo a questa lettera, ma non mi viene in mente niente. L’ho scritta soltanto perché ho visto che Claudio sta facendo un po’ di giochi di parola con il nome del paese in cui è in vacanza. E non si poteva perdere l’occasione di utilizzare quello che sta nel titolo.
Allora: Tra il dire e il fare c’é di mezzo il Mali. Meglio soli che Mali accompagnati. CHe ho fatto di Mali? Sul Mali luccica l’astro d’argento. Benin o Mali… Mali e dispali. Mali e tabacchi. Vado avanti? (csf)
da Massimo Pescatori
Sul “Corriere della sera” di ieri, come didascalia ad una foto di Berlusconi che fa la comunione, si ricorda che può essere data la comunione ai divorziati che pratichino la castità. Oggi sullo stesso giornale in un articolo della Rodotà si dice che Berlusconi ha comunicato di aver fatto voto di castità fino al 9 aprile, facendo così intendere di non astenersi abitualmente dal sesso. Per prima cosa mi viene da chiedermi perchè Berlusconi ci debba rendere partecipe dei suoi fatti personali, come seconda cosa mi viene da pensare che qualche sacerdote si possa far intimidire dal potere e fare delle deroghe alle regole della Chiesa.
da Pier Franco Schiavone, Milano
Tra breve il mausoleo di Silvio potrà essere riempito. Prima di tutti vi sarà tumulato il padre Gigi, poi, in futuro, toccherà agli altri, tra cui Confalonieri e Dell’Utri. Si dice che ci sia persino un angolino per Fede, non a forma di colombaia ma di cuccia. Montanelli rifiutò un loculo nel mausoleo perché non agognava a tanto, però, in compenso, pare sia stato aperto il concorso: dormi il sonno eterno con Silvio. È un concorso per titoli ed esami; Bondi e gli altri dovranno sostenere una prova di dedizione consistente nel passare una settimana davanti al mausoleo con una torcia in mano, recitando la giaculatoria: Silvio o mio potente, prega Dio per tanta gente! I titoli invece sono tutti nelle bobine RAI. Tuttavia la cosa che m’incuriosisce, e mi preoccupa, è che per accontentare Silviuccio, tutti potranno avere la tomba di famiglia in giardino. Pensate, molti funerali potrebbero culminare con la tumulazione dell’odiato vicino nei pressi del vostro barbecue, a pochi passi da Biancaneve, tra Cucciolo e Brontolo.
da Silvia Palombi
Brighenti si dia pace sulla candidatura di Vladimir Luxuria, da quando Bellicapelli ha dichiarato che intende mettere capolista l’inutile Lecciso ha poco da sbertucciare. E chiedo scusa a Luxuria per l’offensivo e quanto mai inopportuno accostamento.
Dario Fo come Soares. Alle primarie del centrosinistra ha rimediato un 27% di consensi contro il 67 di Ferrante. Un risultato scontato, tuttavia mi chiedo cosa abbia spinto Dario Fo a mettersi in lizza a 80 anni in una competizione del genere. La politica è spietata e non basta un passato da giullare e da premio Nobel per convincere la gente che saresti capace di amministrare una delle città più importanti d’Europa. Rifiutarsi di fare i confronti, presentarsi in una casa occupata con una scopa in mano, affermare in TV che le case sfitte di Milano vanno requisite e consegnate al popolo, aldilá del significato simbolico delle azioni e delle affermazioni, non premia. Dario Fo ha agito da candidato sindaco come se recitasse una parte in una delle sue commedie. La politica è un’altra cosa, speravo che Fo lo capisse.
da Isabella Guarini
Caro Freeman, poiché la mia specializzazione è la geometria descrittiva, accetterei con soddisfazione la sua definizione delle mie convinzioni da tetragono, similare del tetraedro, solido formato da quattro triangoli uguali, se non fosse per il fatto che la geometria è un prodotto dell’intelletto e non esiste nella realtà imperfetta. Tale io sono, imperfetta e, come tutti gli esseri umani, m’ indigno anche esageratamente, e bevo solo due tazze di caffè al giorno, per salute. Non sopporto le scuse di quelli che pur potendo non agiscono nel bene proprio e degli altri, nascondendosi dietro l’espressione del non è possibile. Mi piacciono quei luoghi comuni che condivido tra questi saper resistere a tutto ciò che produce danno, o piaceri fatui e non ho timore dell’accusa radicale. Con l’età ho imparato a evitare persone, comportamenti e circostanze che cercano di scipparmi la volontà o di conculcarla. Del resto Lei, Freeman, di libertà se ne dovrebbe intendere più di me.
26 gennaio: a Bamako
Giornata fiacca a Segou. Mangio troppo e entro a far parte di coloro che hanno problemi. Non sto a dirvi quali. Segou è una città molto bella, piena di ville eredità dei tempi coloniali e con una magnifica passeggiata sul Niger. Stanno preparandosi per il festival che inizierà fra qualche giorno. Mi assicurano che la mia valigia è in trepida attesa a Bamako e mi commuovo. Vedo che il blog è pieno di consigli e di domande. E anche di rimproveri, alcuni dei quali fondamentali, come quello di Aldo Vincent sulla differenza fra cammelli e dromedari. Leggo anche che in Italia siete oppressi da due drammi, il maltempo e le comparsate televisive di Berlusconi. Pensate: io muoio dal caldo e niente premier. Arrivo a Bamako che non sto ancora bene. Le altre vanno a mangiare io a dormire. La mia femminilizzazione ha avuto una conferma. Ieri alcuni bambara, vedendomi armeggiare con la video camera, mi hanno chiamato: “Ehi, camerawoman!”. Sabato il gineceo mi lascia. Torna in Italia. Io, Annette e Raffaella continuiamo per altri sette giorni ancora e andremo a Segou per il festival. Mentre sto scrivendo queste note accanto a me c’è Ananita Traoré, imponente, tutta biancovestita. Siamo infatti scesi nel suo albergo e stasera andremo a mangiare nel suo ristorante, il Santoro (non dite a Michele che c’è un ristorante col suo nome). Unico difetto: non si beve birra. La padrona dell’albergo impone le sue scelte e le sue convinzioni. Non mi piace. (csf)