Odalisca Grad. Da allora non l’ho più vista. Non so se abbia mai più provato l’ebrezza del successo che provammo insieme. Ma ogni volta che passo sulla tangenziale di Napoli mi sembra di vederla, elegante e aggraziata, gli occhi sognanti pieni di ricordi e di nostalgia. E il suo nasone sensuale.
Francesco Cardella molti lo ricordano editore porno, oppure guru arancione, oppure amico di Craxi, oppure sospettato di aver fatto uccidere il suo migliore amico, Mauro Rostagno, oppure organizzatore di falsi corsi di formazione, oppure latitante in Nicaragua dove viveva su un albero e faceva il pittore e il biscazziere. Io ho un ricordo diverso di lui.
C’era una parola che faceva veramente incazzare Lamberto Sechi quando la sbagliavamo, “Massachusetts”, una parola che chissà perché ricorreva molto spesso in “Periscopio”, una rubrica gossipara con notizie provenienti in gran parte dagli Usa. La rubrica la curava Luca Grandori. Il quale ogni volta che si imbatteva in “Massachusetts” sbagliava le “t” e le “s”. O ne metteva poche o ne metteva troppe e sempre nei posti sbagliati, facendo imbestialire Lamberto. Finché un giorno Lamberto costrinse Luca a prendere un foglio e a scrivere “Massachusetts” cinquanta volte. Come alle elementari. Quando Lamberto morì Luca scrisse nel suo necrologio: “Grazie per essere stato il mio maestro di giornalismo e per avermi insegnato come si scrive correttamente Massachusetts”
Vittorio Feltri prendeva i giornali a 100 mila copie e li portava velocemente a 200 mila. Io li prendevo a 30 mila e li portavo velocemente alla chiusura. Però i miei giornali erano belli e quelli di Feltri no. E poi io ero di sinistra e Vittorio Feltri no.
Poi fu la volta di Iseribus Laser. Agnano, quinta corsa. Iseribus Laser, mi dissero tutti, parte pianissimo, continua con la stessa andatura nella parte centrale della gara e rallenta nel finale. Che culo, pensai.
Eugenio Scalfari? Una volta disse a Gigi Melega: Sabelli Fioretti alla Repubblica? Neanche morto” E allora io mi vendicai raccontando di quando confuse il generale Dalla Chiesa con il Papa”. Oriana Fallaci? Mi rapì e mi tenne prigioniero quattro giorni. Silvio Berlusconi? La più bella intervista di sempre gliela facemmo io e Giorgio Lauro ad “Un giorno da pecora”. Cercammo di mettergli le manette e gli chiedemmo se era gay. E lui chiese a Giorgio: “Ma il suo amico è un pervertito?” Nella mia vita personale e professionale me ne sono successe di tutti i colori. E in questo libro c’è tutto. Quasi tutto. Tutto rigorosamente vero. Quasi tutto rigorosamente vero. Giorgio Lauro sostiene che il mio rapporto con la verità è molto precario. Ma mente. I fatti che racconto sono fatti realmente accaduti: parola di Claudio Sabelli Fioretti. Di certo sono stato direttore di “Abc”, di «Sette», di «Cuore», di «Gente Viaggi», sono stato editorialista di «Io Donna», i colleghi mi hanno eletto maestro riconosciuto dell’intervista come genere giornalistico-letterario. Hanno ragione. Le mie interviste sono molto belle, le più belle in circolazione. Ma non ho fatto solo interviste. Posso vantarmi di essere stato l’unico direttore di rivista turistica licenziato per motivi politici, di essere andato a piedi da Lavarone a Cura di Vetralla, di aver fatto molte riunioni di redazione con uno scimpanzé, di aver fatto scappare un’orsa in Kamchakta andandole incontro nudo, di aver avuto 14 voti alle elezioni presidenziali (anche se la notizia è stata censurata da Wikipedia), di aver passato una settimana in Sardegna con Francesco Cossiga in mutande (lui in mutande, non io). Questo libro è stato rifiutato da tutti gli editori italiani neanche fosse il Gattopardo. Alla fine è arrivato Francesco Aliberti il quale, intravedendo una “splendida, divertente e sorprendente lunga traversata nel mare tempestoso dell’informazione italiana”, ha deciso di tentare l’impresa di sconvolgere il mondo dell’editoria italiana facendo dimenticare la Ferrante. Sostiene il mio editore che la politica italiana, lo spettacolo, la cultura, lo sport, la società degli ultimi cinquant’anni si specchia in questo volume, che non è solo la mia autobiografia ma quella di tutti noi. E chi sono io per dare torto al più grande scopritore di talenti letterari italiani? Tra interviste memorabili, aneddoti incredibili, storie spassosissime, personaggi improbabili, state per leggere vita, morte e miracoli del direttore di giornali più divertente della Storia.
Ormai è assodato che gli americani hanno una certa importanza nella gestione del futuro della Terra. Finora, negli ultimi secoli, ne hanno combinate di tutti i colori. Hanno praticamente causato l’estinzione di interi popoli autoctoni nell’America del Nord, hanno distrutto due città in Giappone, hanno coperto di napalm il popolo vietnamita.
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Ho cercato di caricare qui il video della trasmissione di Marco Damilano. Ma sono un incapace o forse non era tecnicamente possibile. Non vi resta che Raiplay se proprio volete vederla. Comunque potete postare anche qui i vostri commenti
Chi ha memoria è un deficiente. È un deficiente che non vuole capire il dramma di chi non ha memoria. Chi non ha memoria soffre. Dimentica il passato remoto, a volte il passato prossimo. E mette in crisi il futuro. Da un certo giorno della mia vita (non ricordo quale) ho cominciato a dimenticare. Uscivo di casa e dimenticavo perché. Incontravo un amico e non riuscivo a ricordare chi fosse. Adesso i miei amici hanno capito che è tutto vero, ma all’inizio la cosa era imbarazzante.
Avendo una certa età, ho anche un certo privilegio. Ho conosciuto gente che i giovani di oggi spesso non sanno nemmeno che è esistita. Facciamo un esempio, Mario Riva. Chi era? Boh. Facciamone un altro. Eddy Ottoz. Vogliamo continuare? Beppe Merlo, Bruno Roghi, Lea Massari, Claudio Villa. Ho elencato sei persone famose. Dite la verità. Quante di loro sapete chi erano?