da Andrea Garbarino
Claudio, dissento. L’idea di Tremonti di introdurre la banconota da un euro può avere una funzione calmieratrice dell’inflazione. E senza scomodare economisti e professori ti dico perché. Prima di partire per le vacanze m’era parso che gli italiani non proprio ridotti alla fame, ragionassero, per le spese correnti, sulla base del rapporto un euro= 1000 lire. E questo già è un problema per l’inflazione, perché rende istintivamente tollerabili dei prezzi che sono diventati , quatti quatti, offensivi. Torno dalle vacanze e confermo, anche osservando la gente, che è proprio così ! Ho visto brioche a 1,8 euro e mi sono detto ( con un amico che ha assentito per un paio di secondi) che 1800 lire erano un po’ troppe (erano in realtà 3500). Non vorrei passare per un fissato sul tema dei gelati ma meno di 1,7 euro non li paghi ( che bello, SOLO 1700 lire!). Quando la mattina compro i giornali e bevo un caffè tiro fuori 5 euro e mi sembra d’aver speso pochetto. Lo stesso quando vado in libreria. Sono il solo a soffrire di allucinazioni ?Veniamo alla banconota da un euro. Il problema di tutti ( e che pochi confessano) è che di ‘sti centesimi e in genere delle monete non sai cosa farne. E quel che è peggio, fai fatica a contarle e a ritrasformarle in carta. Io ho un boccale di plastica dove ogni giorno scarico le tasche. Si riempie in quattro giorni. Da tre settimane di vacanze sono tornato con 89 euro in monete da 2 ,1 e 50 centesimi. Per le pezzature minori aspetto che mio figlio , con una ragionevole commissione del 5%, si metta a contarle (molte sono così ossidate che sembrano affiorare da un tesoro subacqueo) : è un’impresa più adatta a una monaca di clausura, sono centinaia. E poi che me ne faccio ? In banca se le porti nei sacchetti ti guardano male, e sfido chiunque a pagare un caffè con una ventina di monete da 5 cent ( o novanta da 1 cent). Altro esempio: al barbiere lasciavo mille lire di mancia ( nessuno è perfetto) , ora mi vergogno a lasciargli quella moneta da 50 cent che sembra di cioccolata. E al ristorante ? Ieri sera in un buon locale di Milano ho speso 56 euro ( mangiato poco e niente, ma tanto sono solo 56 mila lire , no ?) ho lasciato due euro di mancia: erano lì miseri e soli nell’elegante custodia di pelle del conto, e sembravano scusarsi. Risultato ? Finisce che molli 5 euro di mancia, un’insopportabile cafonata . Ecché cavolo! Insomma, l’unità monetaria minima nelle transazioni di tutti i giorni sta diventando la banconota da 5 euro . Con 5 euro ci paghi il caffè ( e incassi un etto di metallo da portare in discarica serale), con 5 euro ci compri le cicche. Poi siccome i 5 euro finiscono presto (mentre specularmente lievita il blob di metallo) , metti mano ai 10, ai 20 euro, persino ai 50 euro anche solo per pagare un gratta e sosta. E via spendacciando. Allora Claudio, prima che diventi metallo straccio quello dei 2 euro, dico che avere in tasca delle belle banconote da 1 euro ( che , come si sa, valgono 1000 lire) può ridare un senso e un valore ai nostri spiccioli quotidiani. Basta che non le facciano piccole come quelle del Monopoli, sennò siamo daccapo.
Il problema è quello -e tu lo hai bene individuato- del cambio psicologico un euro uguale millelire. Un cambio psicologico del quale i commercianti si approfittano per alzare i prezzi ma che la gente subisce passivamente (prova a vedere se riesci a dare una mancia di 50 cent che sono sempre mille lire). Far diventare un Euro di carta non cambierebbe nulla a mia giudizio. Anzi aggraverebbe la convinzione che quell’Euro è il corrispondente delle vecchie mille lire. (csf)
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