da Antonio Leonforte, Roma
Ma io sarei d’accordo con lei, Granata, quando scrive che è di sinistra chi “vuole la giustizia sociale e chi vuole proteggere i deboli giustizia sociale e chi vuole proteggere i deboli”. Però mi trovi una persona di destra che non sia pronta a dichiarare lo stesso. Le citerà ad esempio la politica sociale del fascismo, che innegabilmente c’è stata ancorchè intrisa di propaganda ideologica, contrapponendole la miseria in cui i regimi comunisti hanno ridotto proprio le classi più povere e deboli. Dunque il punto non è che sinistra e destra pari sono, ma che la discriminante va ricercata altrove, probabilmente nel modo in cui giustizia sociale e protezione dei deboli devono essere perseguite. Quello che io noto è che la sinistra radicale che difende a spada tratta i privilegi di una minoranza (statali assenteisti, sindacalisti fannulloni, pensionati cinquantenni, studenti cialtroni che scaldano i banchi, etc.) persegue nei fatti una politica di destra, di conservazione di privilegi acquisiti. Proprio come la destra che si oppone alla tassazione del capital gain, che copre e perfino incoraggia l’evasione fiscale, che si erge a paladina dello strapotere (e delle enormi ricchezze) della Chiesa. Dunque vede che, almeno nei fatti, destra e sinistra hanno punti di saldatura inquietanti, e che la svolta vada quindi cercata in una alternativa liberista, nel rispetto di regole precise che combattano le rendite di posizione e garantiscano a tutti pari opportunità, sul modello anglosassone.
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