da Muin Masri
Un giorno scrissi in rosso sangue una interminabile poesia sulla facciata di fronte alla caserma militare intitolata “pensiero”. I soldati non gradirono e mi misero in galera a riflettere. Nel mio primo e vero romanzo raccontai la storia di mia madre presa in sposa ragazzina e già mamma a 16 anni, nonna a 35 e vedova a 40, il tutto senza mai avere il tempo di guardarsi lo specchio. Una laureanda in mancanza d’altro ne fece la sua tesi. Un giorno capitai in un blog assai strano, assomiglia ad un gran bazar. Scrissi due righe e subito dopo il Sole24Ore ci premiò come il migliore blog dell’anno 2006. E poi quel genio incompreso di CSF scrisse “La mia vita è come un blog” e l’affascinante libraia, tutta raggiante dopo aver incassato i miei 19 euro, mi ha appena chiesto il numero di telefono di Sabelli Fioretti… inutile dire che la galera mi manca da morire!
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