da Silvia Palombi
Piove spesso, è estate, ma altrettanto spesso esce un sole in grado di cuocere quasi qualsiasi cosa. C’è sempre un po’ di vento, e questo a me piace, mi piace il suono che fa tra le palme. È tutto grande, ampio, le nuvole hanno la possibilità di espandersi senza problemi di spazio e guardarle è una gioia, sono nuvole imperiali queste. L’aria è tersa e odora di pulito, niente fabbriche qui, niente smog, la pelle la sera non caccia quella morchia che lascio sull’ovatta ogni sera nella ingrugnata e operosa Milano. Ieri pomeriggio, mollemente sdraiata su una delle tante amache del giardino dell’eden del mio editor, mentre leggevo ‘Danubio’ di Magris (notevole), è venuto a farmi visita un colibrí. Non ne avevo mai visto uno dal vero, questo poi mi è venuto a guardare, mi ha emozionato. Dopo tanto cibo brasilero ieri sera pizza, buona direi: pizzaiolo ragusano, altro amico calabrese che vende caffè ai brasiliani, altro cuoco napoletano e ristoratore amico dell’Italia centrale. Una situazione buffa. Come sono lontani D’Alema & C. E come è brutto quel che ha fatto chi ha preso appunti in confessionale. Peccato per l’Espresso, uno scivolone così gli farà forse perdere più lettori che la mancanza di csf da Sette, uff dal Magazine. Boa tarde.
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