da Federica Pirrone, Milano
La risposta alla domanda di Claudia Bergamo è contenuta nel comunicato ufficiale del Vicariato, che precisa di non poter concedere tali esequie perché, a differenza di altri casi di suicidio, “era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica”. Ciò che la Chiesa non perdona a PG Welby non è l’aver commesso un atto non conforme alla dottrina, bensì l’averlo reso noto. Nel caso ci fosse ancora bisogno di un esempio dell’ipocrisia ecclesiastica. Comunque, non credo che a Piergiorgio importasse qualcosa di perdoni divini o di sentenze di sorta. Welby non è morto nel nome della legge, e nemmeno nel nome di Dio. Piergiorgio Welby è morto, prigioniero, nel nome della libertà.
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