Uliwood Party di Marco Travaglio – L’Unità
Mentre alcuni illuminati parlamentari dell’Unione scattavano come un sol uomo per sventare una gravissima emergenza nazionale, e cioè il nuovo film di Vanzina con Massimo Boldi, tra il lusco e il brusco una manina furtiva infilava nel maxi-emendamento della finanziaria un codicillo di tre righe (comma 1346) che dimezza la prescrizione per i reati contabili, cioè per i processi dinanzi alla Corte dei Conti. Una Cirielli bis per garantire l’impunità a migliaia di politici e manager che hanno derubato o danneggiato la pubblica amministrazione.Visto che a fine 2005 i processi pendenti erano 5600, l’inventario dei danni è presto fatto: il Pg Claudio De Rose calcola 310 milioni di euro sottratti all’erario. Le solite anime belle parlano di «errore», di «svista», di «leggerezza». Ma una porcata del genere nel maxiemendamento non ci è entrata da sola. O per caso. Ce l’ha infilata – tra l’altro dopo una prima bocciatura – qualcuno, che merita di essere citato con tutti gli onori perché se ne assuma la responsabilità e perché gli elettori sappiano.Il primo firmatario è il senatore calabrese Pietro Fuda, già presidente forzista della Provincia di Reggio, poi riciclatosi nell’Unione al seguito del governatore Loiero, poi eletto nella lista Consumatori, poi passato alla Margherita e ora galleggiante nel gruppo misto come fondatore di un nuovo partito di cui si sentiva davvero il bisogno: il Democratico Meridionale.Alla sua firma se ne sono aggiunte altre sei, probabilmente per strappare il suo voto alla finanziaria: il rutelliano Zanda, vicecapogruppo dell’Unione, il mariniano Ladu, i margheriti sciolti Sinisi, Bruno e Boccia e il diessino Iovene. Ora, dopo il sollecito attivarsi di Salvi, Villone, Finocchiaro, Manzione, Di Pietro e altri, pare che la porcata non passerà e sarà cancellata per decreto.Ma, grazie ai Magnifici Sette, Silvio Berlusconi – sorprendendosene lui stesso – ha potuto accusare l’Unione di «fare leggi ad personam».E il governo Prodi ha subìto un altro colpo sulla questione morale, come se non bastassero l’indulto extralarge, l’inciucio Mastella sull’ordinamento giudiziario Castelli, le manfrine sul caso Previti, la «nuova» Antimafia con Vito e Pomicino, la mancata abrogazione delle leggi vergogna, i minuetti sul conflitto d’interessi, la difesa della Gasparri alla Corte Europea,i minuetti su Pollari & Pompa. Tanto poi i fischi li becca Prodi, e i partiti cosiddetti alleati pretendono pure la Fase Due, come se la Uno fosse opera sua.Poi Giuliano Amato si meraviglia perché nel paese, intorno ai partiti, c’è un brutto clima di «antipolitica». Strano, eh? Dopo aver sorseggiato bile a ettolitri, il lettore-elettore si domanda come certe cose siano possibili e cosa facciano i suoi «rappresentanti» quando non devono partecipare all’avvincente dibattito sul partito democratico.E scopre – da un’intera pagina sulla Stampa – che «Mastella fa outing sui capelli: “È vero, li tingo, è un’innocente illusione di gioventù che pago con la schiavitù del ritocco…”».Apprende pure che, nella sua mission impossible in Campania, dove alla criminalità esistente si sono aggiunti 7-8 mila detenuti scarcerati dall’indulto, il ministro dell’Interno Amato lancia un fondamentale appello contro i cantanti «neomelodici».Infine, se riesce ad arrivare lucido alla pagina degli spettacoli, trova pure traccia di quel che dicevamo all’inizio: la crociata di quattro parlamentari contro Boldi e Salemme. Anch’essi meritano una speciale menzione a beneficio degli eventuali elettori: la dl Villari, la verde De Petris, il ds Ceccuzzi e il rifondatore Di Lello. Invocano fantomatici «criteri da fissare per individuare quali film possono trovare spazio nella tv pubblica» e la invitano a boicottare «Olè» perché «non formativo» e per giunta «offensivo per le categorie degl’insegnanti e degli studenti». Se poi nella finanziaria ci scappa una norma salvaladri non è colpa loro: avevano altro da fare.
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