da Gianluca Freda
Il caso Deaglio è la dimostrazione lampante di ciò che da qualche giorno sto cercando di dire sui media. Il documentario di Deaglio non è certo la prima trattazione dei brogli del 10 aprile, né la più completa. Basta farsi un giro sul web (ad es. su www.pummarulella.org o, più modestamente, sul mio blog) per capire che “Uccidete la democrazia” non aggiunge nulla di nuovo a ciò che sul web c’eravamo già detti e ridetti da tanti mesi. Lo stesso Deaglio, per il film, si è ispirato alle nostre ricerche (vedi blogghete.blog.dada.net/permalink/272666.html#more, e io credo di avergli suggerito, con un mio vecchio articolo, l’intervista a Clinton Curtis). Eppure la questione dei brogli ha acquisito dignità di “realtà” solo quando i media mainstream le hanno dato spazio. E ha perso tale dignità quando i media l’hanno abbandonata, sostituendola con altre notizie, e poi negandola sulla base delle dichiarazioni di due pm che della faccenda nulla sanno e nulla vogliono sapere. I brogli del 10 aprile non sono un’ipotesi, sono una certezza. C’è solo bisogno di definire il “come”, non il “se”. Ma sono i media a certificare il passaggio dallo status di “ipotesi” a quello di verità acquisita e in questo caso hanno deciso di negare la certificazione.
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