da Antonio Leonforte, Roma
Che il clero chieda ai fedeli un contributo per il loro sostentamento è grottesco. Il gettito derivante dall’8 per mille è quintuplicato dal 1990, e finisce quasi tutto alla CEI perché anche le quote di coloro che non firmano (un 40% mi pare) sono redistribuite in proporzione alle scelte espresse, che sono in larghissima parte per la Chiesa Cattolica. Si tratta ormai di un fiume di denaro (oltre il miliardo di euro), che contrariamente a quanto pubblicizzato, solo in parte minoritaria va al sostentamento del clero, ed in minima parte al Terzo Mondo. Che si tratti di un fiume di denaro perfino eccessivo lo dimostra che nel 1990 la quota destinata al clero era superiore all’80%, e che già nel 2003 era scesa al 55%. Dove finisca con precisione il resto dei soldi non si sa bene, perché la CEI non pubblica un bilancio particolareggiato. Altro denaro arriva al clero da retribuzioni pubbliche (carceri, ospedali, scuola – l’insegnante di religione lo paga lo stato) e dai veramenti volontari per i quali la CEI fa annualmente la sua campagna, a mio parere senza vergogna. Sarebbe bene che una parte di questo fiume di denaro esca dagli intrallazzi dello IOR e finisca nelle parrocchie di provincia, dove tanti giovani preti volenterosi faticano a rappezzare il campo di calcetto.
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