da Piergiuseppe Palombi
Leggendo il 21 novembre “La Palestina non chiede né stragi né martiri” sul manifesto (sono grato ad Alessandro Portelli per le sue righe, anche perché mi ci sono ritrovato in tutto e per tutto) ho sentito ancora una volta il desiderio, mai soddisfatto, di scrivere quello che penso quando si torna sulla vicenda di Nassiriya. E’ una domanda: se alle vittime di quell’attentato, non imprevedibile ma inatteso e improvviso come tutti gli attentati che si rispettano, si dovrebbe assegnare la medaglia d’oro perché “hanno dato la vita eroicamente e sono stati martiri” (io dico che sono stati sfortunati e la vita gliel’hanno rubata) cosa dovrebbe essere assegnato a tutti i morti in guerra e nella Resistenza?Loro con i proiettili e le bombe ci convivevano, quelli che stavano contro sparavano più di loro, e loro sentivano, vedevano, e avevano paura. Terrore. Magari morivano sparando col fucile ‘91. Ma la guerra è guerra, si dirà, e le medaglie si danno solo a quelli che hanno fatto un tanto tanto più degli altri. Giusto, ma allora chiediamoci se spetti qualcosa almeno a quelli che invece di tornare a casa sono morti nel settembre ‘43 nella “guerra non guerra” contro i tedeschi che sparavano sbavando rabbia pallottole avvelenate dalla vendetta. Tutto, meno che un attentato a ciel sereno. Chi ci si è trovato dovrebbe fare l’elenco dei “suoi” morti, da riunire in un elenco nazionale da proporre per una medaglia d’oro collettiva. Se non è prevista si faccia una leggina ad hoc. L’elenco dei miei (111 reggimento Fanteria divisione Piacenza in Albano alle porte di Roma) posso darla in qualsiasi momento.
Piergiuseppe Palombi
Nessun commento.
Commenti chiusi.