da Nico de Santis, Roma
La storia del cane marittimo eoliano ricorda molto quella di un altrocane, questa volta ferroviere, Lampo, protagonista di una classicalettura delle scuole medie (che a me, ovviamente non hanno fatto fare)ad opera di Elvio Barlettani, il ferroviere della stazione di CampigliaMarittima, in Maremma, che ne cantò le gesta.Il buon Lampo, come il protagonista della storia eoliana, avevaimparato orari e coincidenze alla perfezione tanto che, partito lamattina da Campiglia, tornava a sera dopo aver girovagato per tutto ilcompartimento di Firenze, spesso spingendosi anche oltre: i ferrovieriin servizio alla stazione maremmana, vedendolo mancare da più di ungiorno, si informavano telefonicamente con i colleghi dei compartimentilimitrofi.E fu proprio un treno a segnare il destino di Lampo: non ricordo se fuuna manovra di un merci inattesa o un diretto in ritardo (…) a trovarsisulla traiettoria del cane che attraversava i binari, senza lasciargliscampo.Il personale della stazione toscana tempo fa fece erigere a propriespese anche un monumento, che si trova tutt’oggi al primo binario; lachiosa del capostazione di Campiglia, da me interpellato propriosull’inattesa statua, fu toscanamente eloquentissima: “Che vuole, cisono cani–ferrovieri e… ferrovieri cani!”
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