da Mauro Mauri
Appena sbarcati all’aereoporto di Teheran, io mia moglie e l’amico iraniano che ci ha invitati nella sua terra natia siamo stati aggrediti da una quarantina di facinorosi, tutti suoi parenti, armati di pasticcini e fiori: abbiamo dovuto difenderci ad abbracci e morsi (di pasticcini).Qua la realta’ non e’ minimamente quella che si e’ erroneamente incarnata nell’immaginario collettivo italiano: la gente e’ davvero cordiale, in modo inimmaginabile, senza eccessi e soprattutto senza la mielosa ed un po’ falsa gentilezza esistente in altri paesi, gentilezza spesso atta a celare altri obiettivi, sopratutto economici, come il portare i turisti in negozi dove prenderanno forti commissioni sugli acquisti. E’ quasi imbarazzante stringere amicizie con un iraniano: ti circonda d’attenzione inimmaginabile, pare che qui vi sia il culto dell’ospitalita’.Questione femminile: e’ il paese in cui ho visto le donne piu’ emancipate, anche se sono obligate a portare il velo (il chador e’ una scelta) ti guardano diritte negli occhi, senza imbarazzi. Ditemi voi in quale nazione succede che in una pizzeria o locale pubblico vi siano piu’ donne che uomini.Le localita’ storiche da visitare sono fin troppe: da Persepoli, citta’ fondata da Darius il Grande e distrutta da Iskander (Alessandro) a stupendi castelli scampati a pesanti terremoti, vecchi bazar, caravan serai dismessi o trasformati in alberghi e stupende “calidarium” che ora fungono da ristorante.Il loro Presidente non rappresenta minimamente il popolo iraniano, assai simile a noi italiani. Qui nessuno -uomini del Presidente a parte- odia Israele, anzi, paraddossalmente e’ vero l’incontrario, c’e’ una fortissima antipatia, spesso quasi attinta d’odio, verso gli arabi, definiti con disprezzo “tambal” (lazzaroni) e “soos ma hor” (mangialucertole). Costi: bassissimi, sopratutto i trasporti. Rischi: quello di rimandare la partenza.Al mio ritorno narrero’ i dettagli di un ottima esperienza.
PS: quasi dimenticavo un problema: il dover declinare gli inviti che pervengono nonche’ il decidere quale accettare.
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