da Paola Altrui, Roma L’ipocrisia e la protervia dei parlamentari cattolici di entrambi gli schieramenti riguardo un eventuale dibattito sull’eutanasia mi lascia allibita. La volontà di porre fine a un’esistenza non più dignitosa, minata da una patologia irreversibile che causa all’ammalato indicibili sofferenze fisiche e psichiche, attiene alla sfera psico-emotiva e alla coscienza individuale del singolo, e non può essere liquidata con affermazioni di principio (“La vita merita comunque di essere vissuta”; “Non spetta a noi disporre della nostra esistenza” ecc.) che discendono dalle convinzioni religiose di terzi; peraltro, non si comprende come una simile pregiudiziale ideologica si sposi con generiche aperture rispetto al cosiddetto “testamento biologico”. E’ una scelta vile ed ipocrita quella di rifiutare il dibattito politico su una questione così complessa e delicata adducendo a pretesto – come fa Rutelli – la natura esclusivamente etica, medica, scientifica del problema: presumo che con motivazioni analoghe altri suoi colleghi, trent’anni fa, abbiano tentato di impedire l’approdo in Parlamento del dibattito sull’aborto.
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