da Massimo Puleo
Non capisco la seconda parte della tua risposta al mio post sull’Italia dei cliché. La prima – “hai ragione” – la capisco e la condivido pienamente. Vuoi dire che non sono i giornalisti a diffondere (non dico creare) i luoghi comuni? Posso fare qualche esempio, per rimanere alla vicenda del povero Tommaso. Una inviata Mediaset, nei primi giorni d’indagini, ha avuto il coraggio di dire: “Si cerca una coppia di vicini, una donna e un calabrese”. Potrei farne altri 500 mila in cui si mettono sul forno a microonde del ludibrio mediatico le categorie già preconfezionate: l’albanese, il ne(g)ro, il meridionale, ecc…perché tutto ciò è rassicurante per il pubblico ignorante e non. Comunque è razzismo. Questo volevo dire, ma forse ho bevuto troppo Antonello (l’etichetta del quale è sull’home page del mio blog http://nonsolotelex.blog.kataweb.it) e non mi sono spiegato. Cin cin
Sì, troppo Antonello. Io dicevo che ero d’accordo con te ma non nel caso di Cuffaro in cui i giornalisti non c’entrano nulla. (csf)
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