22 gennnaio: a Djenné
Oggi lasciamo i paesi Dogon con una certa tristezza. Il paese di Walia viene a salutarci, tutte le autorità assistono alla partenza del nostro pulmino. Ieri il paese ha eseguito per noi in piazza la danza delle maschere per la quale i dogon sono famosi. Poi abbiamo dato fondo a quasi tutti i nostri CFA per l’acquisto di Bogolan (i tessuti dipinti col fango) e gli indigo (i tessuti disegnati con il blu ricavato da foglie di non so quale albero. Abbiamo visitato altri due o tre villaggi sempre inseguiti o tenuti per mano da decine di bambini. Le ragazze del gineceo sono curiosissime di quello che sta comparendo sul blog anche perché parenti ed amici continuano ad inviar loro commenti con i telefonini. Si arriva a Djenné la città famosa per il suo mercato del lunedi, una specie di girone infernale, e soprattutto per la sua grande moschea, la più imponente costruzione di fango dell’Africa. Mi dicono che ogni anno, per risistemarla dopo la stagione delle piogge, ci lavorano quattro mila persone. Noi naturalmente non possiamo entrare e dobbiamo accontentarci di girarci attorno. Sembra che la mia valigia verde mi attenda ansiosa a Bamako. Nel frattempo io ho definitivamente completato la mia femminilizzazione. Il primo giorno tutto il gruppo usava il plurale maschile. Siamo andati, siamo arrivati. Dopo due o tre giorni le donne erano passate con decisione al plurale femminile anche quando parlavano di me. Siamo andate, siamo arrivate. Oggi mi sono scoperto ad usare anche io il femminile. Sento che fra qualche giorno mi verranno le mestruazioni. A Djenné incontro un amico di Filippo Solibello, reduce dal Forum Sociale di Bamako. E’ Nicola, consigliere regionale dei Comunisti Italiano in Veneto. Lo obbligo a cenare con noi ragazze.
23 gennaio 2006: a Thiery Bou Gou
Dopo un’ultima visita veloce a Djenné, si parte per Thiery Bougou, un sorprendente villaggio realizzato da un ex missionario, padre Verspieren, una quarantina di anni fa. In piena savana, su un ansa del Dani, affluente del Niger, ci sono oggi decine di ettari piantumati a Eucaliptus, orti, allevamenti di cavalli, di asini, di anitre, di oche, di conigli, due piscine, un ristorante, un bar, decine di stanze di albergo, un piccolo museo, vasche per piscicultura, frutteti, una scuola elementare. Una specie di Eden artificiale che va avanti ad energia solare, eolica e biogas ricavato dal concime animale. C’è anche una specie di piccolo giardino zoologico. Due boa, un coccodrillo, un cammello, sei tartarughe giganti, due scimmie che ci guardano come per dirci: “Ma che ci facciamo qui in gabbia in Africa? Ma allora portateci a Berlino”. L’ex missionario, morto due anni fa, è considerato un misto fra un santo e un genio. Sicuramente ha portato benessere da queste parti. Tra l’altro ha disseminato di pozzi tutta la regione. Ma doveva essere anche un po’ megalomane. Si era costruito una specie di molo sul fiume dove era attraccata una grande nave, ma veramente grande, con la quale faceva lunghi viaggi sul Niger. E anche un aeroporto dal quale decollare col suo piccolo aereo privato. In ogni caso gli hanno dato la Legion d’Onore. (csf)
Nessun commento.
Commenti chiusi.