da Vittorio Grondona – Bologna
Come al solito non sono per niente d’accordo con Pietro Ichino. Tanto meno lo sono in merito allo sciopero virtuale da lui ipotizzato. Addirittura lo definisce una scelta di civiltà. La civiltà consiste per quanto mi riguarda in uno stipendio equo garantito ed in una qualità di vita decente per tutti, senza bisogno di ricorrere a scioperi per ottenerli. Peraltro quel poco che gli operai riescono ad ottenere ricorrendo al doloroso sacrificio dello sciopero non risulta mai sufficiente alle loro reali necessità. Non si fa sciopero per recare danno agli altri, ma lo si fa per difendere i propri diritti, i quali sono costantemente minacciati da moderne politiche schiaviste che per scelta non vogliono distribuire più equamente le risorse del Paese. I conti di cassa li devono fare i commercianti, non una società civile.
Hai ragione. Ma nella ricerca delle forme di lotta più adeguate bisognerebbe essere più attenti. Ti faccio un esempio: stupendo lo sciopero dei casellanti, pessimo quello dei controllori di volo. Bisognerebbe satre molto attenti a colpire chi si vuole colpire, non gli innocenti. Sciopero delle ferrovie? Certo, ma solo dei controllori e dei bigliettai. (csf)
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