RISERVATO di Michele Serra (da Paola Bensi)
Corre in braghe corte, assiderato dal gelo, reggendo in mano una fiaccola. Tra i lavori precari è uno dei più penosi e usuranti
Tra i lavori precari, il tedoforo olimpico è uno dei più penosi e usuranti. Correre in braghe corte, assiderati dal gelo, reggendo con una mano la nuova fiaccola vanto del design italiano (28 chili con il pieno di cherosene) e con l’altra cercando di asciugare il rivolo di moccio, e nel frattempo sorridere ai bambini che ti gridano: “Ma ‘ndo vai, stronzo!”, bevendo Coca-Cola per onorare lo sponsor in dosi tali da provocare a ogni passo, per contraccolpo, un rutto mostruoso, e rispondendo al telefonino al sottosegretario che chiama per complimentarsi e ti dice “siamo fieri di lei, Vialli”, anche se non sei Vialli, ma un oscuro ex arbitro con l’enfisema, e mentre stai cercando di spiegarglielo, tra i rantoli, il cellulare ti cade e viene calpestato dal cavallo di un dimostrante contro la Tav. CONTINUA…
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