da Luca Serpieri
Ringrazio il signor Capé, che veramente ha fatto lo sforzo di rispondere a tono. Sul punto uno ha ragione, è vero che non si può fare ciò che si vuole. Il punto è che chi negli anni ’70 ha portato i soldi in Svizzera non l’ha fatto per sfuggire al fisco (cosa che si cerca di rendere difficile anche oggi) ma per sfuggire ai “comunisti” che avrebbero potuto prendere il potere. Quanto poi all’accertamento fiscale: perché mai dovrebbe fermarsi per il semplice fatto che qualcuno può esibire il fatto che ha usufruito dello scudo fiscale? Se il signore in questione ha ottenuto le sue ricchezze evadendo il fisco in Italia la Guardia di Finanza perché dovrebbe rinunciare ad indagare sulle sue attività economiche per il solo fatto che esiste quella “scusante”? Se così fosse si sarebbe potuto aderire allo scudo fiscale facendo rientrare anche solo un milione di lire. Poi, siccome l’operazione avviene in maniera anonima e senza neppure rendere noto allo stato l’importo rimpatriato, con quel “certificato” si dovrebbe avere l’immunità per qualsiasi accertamento fiscale? Magari fosse vero. Avrei aderito anch’io allora!
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