di Filippo Facciarticolo scritto per il Giornale e non pubblicato (ripreso da Macchianera)
Diciamo così, diciamo che il Parlamento va difeso da qualsiasi pretesa di bloccarne l’accesso o la fuoriuscita, fine. Va difeso sempre e comunque. Niente di male dunque a ricordare una scena del primo aprile 1993, quando un centinaio di ragazzi protetti da una pattuglia di parlamentari missini (Buontempo, Nania, Maceratini, Rositani, Martinazzo, Pasetto, Matteoli, Poli Bortone e Gasparri) bloccarono per 50 minuti l’ingresso di Montecitorio. I ragazzi indossavano magliette con la scritta «Arrendetevi, siete circondati» mentre quei deputati che osarono sfidare il blocco vennero insultati e spintonati al grido di «ladri, mafiosi, figli di puttana»; è tutto verbalizzato da una nota del Ministero dell’Interno. Contro il palazzo vennero tirate monetine con delle fionde sicchè una porta di vetro andò in frantumi. Gli slogan chiedevano lo scioglimento delle Camere. Pochi giorni prima un parlamentare di An si era presentato con la maglietta «Fuori il bottino, dentro Bettino» e alcuni suoi colleghi avevano roteato delle spugnette indossando dei guanti bianchi, ciò mentre un altro deputato di An ciondolava un paio di manette e ancora un altro deputato leghista srotolava un celebre cappio. E allora daccapo: il Parlamento va difeso da qualsiasi pretesa di bloccarne l’accesso o la fuoriuscita, e anche sbirciando gli errori di ieri possono consolidarsi le convinzioni di oggi, diciamo così.
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