da Vittorio Grondona – Bologna
Fra qualche giorno andrò pure io in vacanza. Non date retta a chi sostiene che le vacanze a settembre sono per i furbi… Non è vero, sono per i parzialmente squattrinati. Quelli squattrinati del tutto le vacanze fuori sede non le fanno per nulla. La meta è il sud. Il fantastico sud, dove non è un peccato girare in moto senza casco, le cinture di sicurezza sono un optional per intelligenti, passare col verde è un terribile azzardo ed i ragazzini sorvegliano la tua auto in sosta non vietata per la misera somma di tre euro. Prima di andare a rinfrescarmi la testa nell’acqua marina vi voglio raccontare l’ultima cosa che ho inteso oggi, fresca fresca in fatto di sanità. Mi ero sempre chiesto come poteva essere vero che le liste d’attesa nella regione Emilia Romagna per accedere a cure mediche o ad esami diagnostici fossero state ridimensionate ad un livello accettabile. Durante la recente campagna elettorale per le amministrative questo era infatti il vanto specialmente degli oratori di centro-sinistra. Vanto che ha avuto anche una notevole risonanza positiva a livello nazionale, della cui veridicità, però, in cuor mio io ero abbastanza dubbioso. Ecco come si fa a ridimensionarle. Le prenotazioni sono accettate solo per un lasso di tempo abbastanza breve che viene coperto in pochissimo tempo, spesso in una parte di mattinata, poi sono chiuse. Chi si presenta al CUP in periodo di chiusura delle liste, il computer, che si è ormai praticamente impossessato completamente del cervello degli operatori pubblici, avvisa che non solo non c’è più posto, ma che non è nemmeno possibile prenotare. L’addetto, a richiesta, ti ficca un timbro sulla ricetta con su scritto “agenda non disponibile” (senza data) e ti invita a farti vivo ogni tanto per vedere se nel frattempo le prenotazioni si fossero riaperte. Cosa inutile in quanto l’accumulo di persone che per lo stesso motivo non aveva potuto prenotare fa sì che nel giro di mezz’ora tutte le disponibilità della nuova lista si esauriscano. In conclusione se non hai nessuno da mandare ogni giorno al CUP a fare la fila dalle prime ore del mattino, praticamente rimani escluso e non ti resta che pagare anche per le prestazioni periodicamente programmate. Quello che conta per gli amministratori locali è il fatto tangibile che le liste di attesa non superino sulla carta quel certo periodo normalmente tollerato. Chi non può prenotare, infatti, non può essere considerato paziente in attesa. Anzi adesso non si chiama più paziente, ma più propriamente cliente. Eh sì. Mi ci vuole proprio una vacanza!
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