“CONTRORDINE” di ALESSANDRO ROBECCHI (da Paola Bensi)
Il gallo Asterix osserva i suoi nemici picchiarsi come tamburi e si lascia scappare questa freddura: «I goti che picchiano i goti! Che goturia!». Battuta antica, che si adatta bene al fenomenale avanspettacolo di questi giorni: fascisti che fregano fascisti, camerati che minacciano camerati, arditi che si giurano vendetta. Tra i labari e i saluti romani spuntano firme taroccate, incursioni informatiche, spionaggio cacio-e-pepe, parolacce e battute da caserma. Sono contro la violenza e non auspico certo che si arrivi al manganello. Ma una bella ciucca di olio di ricino, per fare la pace tra balilla e ricordare i vecchi tempi sì, mi farebbe piacere. Dunque, lo scenario. Da una parte la signora Mussolini, accompagnata dalla schiumazza del neo(?)nazismo nazionale. I Fiore, i Tilgher, roba brutta, insieme a giovinotti afflitti da alopecia e da un certo folklore celtico, nostalgici di zio Adolf, un po’ ritardati che ancora se la menano con Evola e quelle cose lì. Dall’altra parte monsieur Storace, gerarca della regione Lazio, uno che del fascismo ha mantenuto il tono sprezzante delle dichiarazioni e una certa tensione nella mascella volitiva, ma come un travet democristiano distribuisce consulenze e finanziamenti, crea società, assume amici e amici degli amici, con particolare riferimento ai camerati della sua fazIone. CONTINUA…
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