da Gianluca Freda
”Il tempo che passa non puo’ far cadere nel nulla conseguenze cosi’ gravi come quelle del terrorismo negli anni ’70”. Così Armando Spataro aveva commentato la cattura di Germano Fontana, il cui grave reato (a parte quello ideologico dell’adesione ai PAC) era stato l’aver tentato trent’anni fa una sgangherata rapina in un negozio di filatelia milanese. Non so a lei, Ceratti, ma a me il riferirsi con parole simili a un uomo che si è lasciato da trent’anni alle spalle un passato balordo sì, ma non certo sanguinario, fa pensare più a Charles Bronson che al magistrato di un paese in cui la pena dovrebbe mirare al reinserimento sociale del condannato. Se questo mi mette nello stesso club di Bondi e Schifani, me ne farò una ragione. Ma ho l’impressione che in quel club, per i danni provocati alla fiducia nella nostra magistratura, Spataro sarebbe assai più gradito.
Non voglio entrare nel merito. Ma che cosa dovrebbero fare i magistrati, in qualsiasi regime, se non reprimere i delitti? (csf)
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