da Giovanni Maria Mischiati
Si fa presto a dire eutanasia, poi arrivano un cuoco inglese e sua moglie, due tipi presumibilmente non addentro alle raffinatezze di un dibattito morale e giuridico incandescente, e tutti gli schemi precostituiti saltano. Darren e Debbie Wyatt, una coppia non agiata di Portsmouth, quasi un anno fa hanno visto nascere la loro Charlotte all’ospedale St. Mary’s: cuore e polmoni da subito arrancanti, con tre battute d’arresto respiratorio a compromettere in maniera irreversibile un organismo minuscolo, mezzo chilo di peso e venti centimetri di lunghezza. Una permanenza quasi ininterrotta in terapia intensiva ha finora sfiancato i medici, non i genitori, che tre mesi fa si sono opposti a quello che, con malcelata ipocrisia, viene definito ‘distacco della spina’, caldeggiato invano dalla direzione del presidio. Ora i responsabili dell’ospedale hanno perso la pazienza e deciso di rivolgersi ai giudici, affinché li spalleggino nella loro pretesa di scavalcare la volo ntà contraria di padre e madre. L’apparato statale mostrerà i muscoli? Fino al pronunziamento dell’Alta Corte, i sanitari del St. Mary’s dovranno prestare le loro cure alla bambina, mentre già un altro ospedale cittadino si è dichiarato disponibile a subentrare nell’assistenza. Ignoriamo se i genitori di Charlotte siano credenti oppure no, ma è significativo che abbiano motivato la propria ostinazione affermando che alla piccola ‘dev’essere concessa una chance’. Questo è libertarismo allo stato puro, a prescindere dal riconoscimento del diritto alla ‘buona morte’. Ed è per questo che i fautori corrivi del medesimo dovrebbero meditare sul pericolo insito nella richiesta di introduzione di un principio suscettibile di portare nuove devastazioni nel rapporto fra le autorità e i cittadini. E’ giusto non punire chi ricorre al rimedio estremo per difendere la libertà di morire, ma è altrettanto importante che non vengano imposte leggi che penetrerebbero a fondo nell’intim ità degli individui. Soprattutto i sostenitori della libertà di ricerca dovrebbero avere più fiducia nelle possibilità future della scienza. E i burocrati della medicina si astengano da ogni prevaricazione nei riguardi delle coscienze.
Questo post è la prova che tutto si può scrivere in 500 battute risultando perfino più chiaro. Se Giovanni si fosse sforzato di essere sintetico, noi tutti avremmo capito subito qual è la sua opinione in merito. Invece siamo costretti a rileggere la mail. In pochissime battute vi dico come la penso io. Anche a costo di apparire spietato debbo dire che non credo che dei genitori, per quanto doloroso sia, possano pretendere dalla assistenza pubblica che sia mantenuta in vita artificialmente la loro bambina della quale i medici hanno accertato la avvenuta sostanziale impossibilità a sopravvivere. (csf)
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