da Massimo Puleo
Sulla prevenzione dei tumori si fa spesso l’errore di far credere che, applicandola a tappeto, teoricamente nessuno si ammalerebbe più. Ovviamente non è così. Lasciando da parte l’enorme problema dei costi mi soffermo solo su uno specifico big killer maschile: il tumore alla prostata. In coda a tutti i servizi che si vedono sull’argomento viene stesa la rassicurante frase: oggi si previene con un semplice esame del sangue. Magari! Invece l’esame del sangue ci dà solo il valore di un indicatore – il PSA – che se è superiore a 2.5 – pare spesso – dovrà essere seguito da indagini molto più invasive. Tanto invasive che fanno male nel fisico e anche nel morale, specialmente quando ad effettuarle è personale poco esperto. A questo punto il gioco vale la candela? Penso di no. L’analogo femminile del tumore alla prostata – nel senso della diffusione – è quello al seno che si diagnostica senza praticare trafori del Frejus. Credo nasca da questo la favola che l’uomo è meno sensibile alla prevenzione.
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