da Giovanni Maria Mischiati – Torino
In Italia non ci sono mecenati. E’ l’amara realtà con la quale deve aver fatto i conti l’ingegnere-affarista Lunardi, l’uomo cui il Cav aveva delegato il sogno delle grandi opere, da realizzare con il concorso di banche, assicurazioni, società di finanziamento e altri paperoni, tutti attirati dal miraggio del rientro di immagine e altre amenità. Il sogno è finito in un testacoda niente male per un governo partito con l’idea di fare la rivoluzione azzurra: meno tasse e ricchi premi e cotillons. Anche noi ci avevamo creduto, ingenuamente fiduciosi nel privato, ma ora dobbiamo pagare pedaggio, con lo scorno doppio di farci sfottere da quelle sinistre che, sul piano della viabilità, non sono mai riuscite ad andare oltre i sensi unici in città (…)
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