da Feliciano Bechelli
Sto ascoltando Ballarò: il ministro Gasparri (così come Buttiglione ieri e il Governo da mesi) continua a parlare di peacekeeping. Allora, mettiamo i puntini sulle i. Non c’è una definizione giuridicamente precisa per il peacekeeping, fattispecie sorta solamente perché gli articoli 42 e seguenti della Carta ONU sono sempre rimasti lettera morta. Tuttavia, la dottrina e la prassi giuridica prevedono che il peacekeeping sia un’azione, svolta sotto l’egida ONU, che nasce soltanto con il consenso delle parti in conflitto; il peacekeeper deve essere imparziale tra le parti e la forza deve essere utilizzata soltanto lo stretto indispensabile e a fini di autodifesa.Queste condizioni si sono verificate in Iraq? No. E allora chiamiamo le cose con il loro nome: guerra. Ossia: violazione del diritto internazionale, che vieta l’uso della forza per risolvere le controversie internazionali (art. 2.4 Carta ONU). E chi viola il diritto internazionale va punito, si chiami Bush o Saddam.
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