da Mario Strada
Ho visto il DVD di Deaglio-Cremagnani. Ho trovato molto interessante quello che ha detto il 96enne Stern a Deaglio: “L’Italia ha bisogno di un governo di larghe intese”. Su Stern qualcosa viene detto nel DVD, riprendendo i contenuti di una ricerca del Prof. Casarrubea sul rapporto tra mafia, servizi segreti USA, la banda Giuliano (qualche riferimento in piu’ in un mio post pubblicato sul blog di Di Stefano su Corriere.it: http://www.corriere.it/corrforum/corriere/Thread?forumid=745&postid=597872). Lo stesso Deaglio nella trasmissione della Annunziata (http://www.media.rai.it/mpelenco/0,,In1-2h%5E15523,00.html) alla sua obiezione: “Se c’e’ stato broglio, com’e’ che Berlusconi ha perso?” ha risposto: “Chi ha detto che l’obbiettivo non sia stato raggiunto? In Senato c’e’ la quasi parita’, anche grazie alla nuova legge elettorale.” Nei mesi scorsi Lutwak, analista molto influente vicino all’intelligence USA ed esperto delle cose italiane, ha molto criticato Berlusconi per il suo comportamento da statista zoppicante per come non ha risolto il problema del conflitto d’interesse. Quindi le cose sono piu’ complicate di come potrebbero sembrare e Deaglio fa bene a porre il problema. (…)
da Bruno Stucchi
Da Wikipedia: “…Il polonio in natura è un elemento molto raro..” In natura forse. Ma non in Inghilterra, dove si trova dappertutto.
da Gianluca Freda
Caro Beretta, per quanto mi secchi sfidare la sua legittima incredulità, sono costretto a confermare: nulla, nella realtà virtuale in cui siamo immersi, è ritenuto esistente se non ha il timbro di approvazione dei media che lo confermano come tale. Nemmeno la bomba atomica. Senza il media coverage avremmo solo sentito un bel botto e saremmo divisi in due fazioni: quelli convinti che il botto fosse dovuto ad un evento naturale (meteora, terremoto, tsunami, ecc.) e quelli covinti che gli USA avessero sperimentato un’arma mostruosa contro la popolazione civile. Probabilmente lei apparterrebbe alla prima fazione. Io sicuramente alla seconda e mi prenderei, come sempre, del ridicolo complottista antiamericano. Sembra incredibile ma è così. Pensi che stiamo ancora qui a discutere se dei terroristi possano dirottare un aereo con i taglierini e se tre grattacieli d’acciaio possano crollare su se stessi dopo un incendio di poche ore. Nulla esiste senza i media. Non per chi li segue, almeno.
da Carla Bergamo
La differenza tra la cucina italiana e quella francese sta tutta lí: quella italiana è decisamente più democratica, o ‘pop’ come si dice da queste parti. Più semplice, più facile, più economica e, lasciatemelo dire, più gustosa. Tanto è che in una megalopoli come San Paolo i ristoranti francesi continuano a essere delle nicchie per pochi mentre la cucina italiana spopola tra tutte le classi sociali, con ristoranti che vanno dalla classe A a quella C. Certo non voglio togliere i meriti ai francesi: vi ricordate la cena di Babette? Eccezionale, ma quante volte in un anno si può mangiare così? Le quaglie ripiene al fois gras (o come diavolo si scrive) o un bel risotto alla milanese? Se gli ospiti hanno fame e non vuoi svenarti, opti per il secondo. E il successo è garantito (ah, quel buon sapore di parmigiano!).
da Rosa Orti – Roma
“Si, io ho sparato in aria, e loro ci hanno abbandonato, non sono intervenuti, anche se potevano: erano in numero superiore ai manifestanti, invece ci hanno lasciato soli, non hanno fatto niente, hanno aspettato che qualcuno di noi morisse“. Ho sempre provato un gran dolore, una grande tristezza, e tanta rabbia per la morte di Carlo Giuliani. Oggi provo anche tanta pena per Placanica, soprattutto perché sono certa che la verità non arriverà mai.
da Silvia Palombi
Ma quanto ce piace! L’unica cosa che non ha azzeccato per me è la trasformazione di rock-lento in ce l’ho-mi manca, assai più debole e anche un po’ noioso. Per il resto ne vogliamo ancora di Cugia, che è pure un gran bell’omo, lo che non guasta.
da Pier Franco Schiavone
È mai possibile che tutte, ma proprio tutte le azioni in cui compare Berlusconi, se non ci sono imbrogli ce n’è una forte puzza? Elezioni, processi, svenimenti, manifestazioni, nasce sempre un dubbio, anche da parte della sua gente (Ferrara). Ma noi Italiani, secondo un trito luogo comune, non eravamo i più furbi del mondo? E come mai ci facciamo prendere per i fondelli da lui e dai suoi compari?
da Paolo Beretta
No, Sig. Stucchi, 360 è corretto. La questione ha, per ora, fatto un giro completo, ma non si è tornati indietro. Siamo ancora convinti che i brogli ci siano stati. Bisogna solo trovare un PM che si impegni un poco di più.
830 euro sono lo stipendio di un operaio con cui spesso questi nutre la famiglia, mentre il prete è un single. L’operaio inoltre non usufruisce della carità del prossimo. Non è scritto da nessuna parte che l’idea d’educazione che hanno i preti sia la migliore, qualcuno (io per esempio) ritiene che sarebbe bene che i preti non educhino. Quanto all’assistenza vi sono preti che la praticano con abnegazione, e li ammiro, altri se ne stracatafottono. Faccio notare che quest’immagine del prete-curato di campagna, è fantasiosa, la chiesa, anche attraverso istituzioni intimamente collegate, come CL, controlla un bel numero di cooperative di servizi che lavorano per i comuni, nella gestione delle mense per esempio, oppure gestisce scuole ampiamente alimentate con le nostre imposte, senza parlare dell’8×1000. La Compagnia delle Opere, che sta alla Chiesa molto più di come le Coop rosse stanno ai DS, ha 34.000 aziende associate. Spesso agli Enti Pubblici, come ha dimostrato una recente inchiesta di Reporter, converrebbe fare da sé. I preti dovrebbero nutrire l’anima di chi è disposto a farsela nutrire, non il portafogli.
da Gianni Guasto
Sensazionale: nonostante l’opposizione fiera e romantica di un pugno di valorosi (Betulla, Paolo Guzzanti, Pio Pompa, Igor Marini), la generosa utopia maccartista può considerarsi ormai sconfitta, con la caduta dell’estremo baluardo della libertà rappresentato dall’FBI. Il Los Angeles Times rivela infatti che, su richiesta dei magistrati italiani, la polizia federale ha ispezionato casa e uffici di Frank Agrama, un intermediario ingiustamente sospettato di aver svolto delle transizioni d’affari in campo cinematografico per conto di Mediaset. L’ipotesi di reato é frode fiscale. Tu quoque, G-Man!