da Vincenzo Rocchino, Genova
Mi vedo costretto a replicare a Gianluca Freda: intanto se i reati “minori” di Fontana (del quale non conosco la storia), sono tutt’ora perseguibili, ho il dubbio che tanto minori non siano. Sostenere che i magistrati perseguano la legalità per “esercizio del potere per fini di prestigio personale, qualche volta di vendetta personale trasversale” (sono parole sue), credo che sia veramente troppo. In questo esercizio assurdo non intendo perdere tempo. Se Freda vorrebbe tutti liberi (i ricercati), e dentro tutti i magistrati, sappia che c’è già chi vi ha fatto un pensierino. Forse è solo questione di tempo.
da Franco Vota
Fiuuuuu… sospiro di sollievo. Ma perché ogni volta mi devono far venire dei dubbi? Insomma, che bisogno c’era di girare il video della liberazione come fosse una fiction? Che bisogno c’era di farle arrivare incappucciate e di farle scoprire il volto con studiata suspance? Sì, perché quel video è spontaneo e non costruito come io sono imparziale e non prevenuto.
da Giorgio Trono
Si suggeriva di seguire il modello francese. Almeno stavolta il copyright è tutto nostro.
da Rino Olivotti
Caro csf, adesso sto aspettando che qualche blogghista scriva che – per ragioni diverse – sia Youssuf che Gianluca hanno ragione. A me pare che tutti due vivano fuori del tempo il quale nel bene e nel male continua a scorrere… Chi è disposto come questi due ad innestare la retromarcia ?
da Claudio Urbani
Alcuni mesi fa, quasi alla chetichella, passò una operazione molto importante per l’impero berlusconiano: Bancoposta firmò un accordo per la raccolta dei fondi per Mediolanum. Unica banca italiana ad avere questo privilegio e in conflitto stesso con Bancoposta. Ora il quotidiano l’Europeo, nel suo sito – http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp – posta un interessante articolo sul futuro di Bancoposta e dei suoi sviluppi. Infatti la privatizzazione di Bancoposta è il preludio alla possibilità di una scalata di Mediolanum stessa. L’ingordigia di Berlusconi è grande ed è ormai chiaro che il suo sogno è il Quirinale: ma non come Capo dello Stato, ma Padrone dello Stato.
da Paola Ragone, Brescia
Ho appena sentito Ignazio La Russa dire al TG1 col solito ghigno: “… c’era chi chiedeva la fine di presunti bombardamenti…” Ehi! dite a quei presunti morti di alzare le chiappe e tornarsene a casa (se la trovano)… Presuntuosi!
da Fulvio De Roberto, Roma
“L’indipendente” (28 Settembre)Lettera: “Avevo ben chiaro, fin dall’inizio, il rischio: tenere questa fattispecie di rubrichetta avrebbe potuto farmi montare la testa. Ma non immaginavo di arrivare al punto di millantare addirittura il giornalismo, il giornalismo vero, quello con le palle. E invece, lo confesso, ci sono cascato. Ieri, mi sono messo in posa da giornalista vero e ho chiesto a un amico: ‘Chi butteresti dalla torre, il babbo o la mamma?'” Luigi CastaldiRisposta di Giordano Bruno Guerri: “Il gioco della torre, una volta prediletto dagli adolescenti in festa per mandare segnali d’amore, è diventato un modo utile ai giornalisti buoni per sembrare cattivi. E fa comodo anche agliintervistati, che così possono lanciare i loro messaggini o inventare una stupida risposta intelligente. Io avrei un suggerimento per questi giornalisti: passare al gioco della bottiglia, così potranno soddisfare meglio il loro verodesiderio, ovvero baciare l’intervistato.”Dio li fa e poi li accoppia.
Non ricordo bene: ma veramente il gioco della torre serviva agli adolescenti per mandare segnali d’amore? (csf)
da Andrea Maggi, Bari
Adesso che le volontarie sono finalmente libere, mi permetto una domanda un pò futile: ma dire (come ho sentito in tutti i tg) “le Simone” non è sbagliato? Che io sappia i nomi propri non vanno al plurale. E se avessero rapito due di nome Marco?
«Libere»: le due Simona tornano a casa.
da Peter Freeman
Mai fidarsi delle indiscrezioni giornalistiche. Però alle volte sono gustose. Domenica, su Repubblica, nella pagina dedicata alle pallosissime vicende del Triciclo, leggo dei boatos sulle liste “civiche” per le prossime elezioni regionali. Nel Lazio, riferisce il quotidiano, la Lista Storace candiderebbe una manciata di vip, tra i quali Klaus Davi.Klaus Davi sapete chi è. E se non lo sapete, date un’occhiata al suo sito internet (www.klausdavi.com), che è un vero spasso.Comunque Klaus Davi è un “massmediologo”. Klaus Davi (d’ora in avanti KD) ha una “mission”, la comunicazione d’impresa, qualsiasi cosa voglia dire.KD si occupa di “fashion” e di “implementazione della brand awareness”.KD maneggia gli “stakeholder”, se la fa con il “reputation management”, l'”image building”, il “brand reputation” e il “trendsetter” (non è un cane).Inoltre, KD pratica, con reciproca soddisfazione, il “below the line” e il “collateral”. Lo dice lui, sul suo sito (in lingua italiana), e se lo dice lui io gli credo. Non sapete che cosa sia il “below the line”? Affari vostri. Neppure io lo so, però fa fico.Dunque KD fa un sacco di cose e le fa bene, almeno a scorrere l’elenco dei suoi clienti: prosciutto di San Daniele, FIAT varie, Parasuco jeans, la RAI, la Regione Lazio (ah, ecco…), Wonderbra, eccetera eccetera.KD ha anche scritto un libro, “Dì qualcosa di sinistra”, provvido di buoni consigli del tipo “non parlate male del vostro avversario”.Infine, tra i clienti di Klaus Davi ci sono i Democratici di sinistra. Non le sezioni di base ma il segretario nazionale e il suo staff. Anche a loro, tanti buoni consigli, e infatti ce ne siamo accorti.Leggo dunque le anticipazioni, vere o false, di Repubblica e mi scappa da ridere. Da tempo avevo in mente di mettere su una rubrica intitolata “Chi è Klaus Davi e perché parlo male di lui”. Adesso che faccio? Niente. KD pare se lo porti via Storace, così come Paride rapì la bella Elena a Menelao, ed io resto qui, con un palmo di naso.Però, mi chiedo, che cosa gli avrà mai suggerito, il Nostro, a Piero Fassino. Quali sofisticate strategie comunicative gli avrà insufflato nel segreto delle stanze del botteghino. E come avrà reagito, il segretario, apprendendo che KD se ne va con Storace? Magari avrà fatto buon viso a cattivo gioco. Oppure gli avrà proposto una collaborazione “attenuata” (collateral). O si sarà esibito in una scenata di gelosia – non credo: la gelosia non è fashion ed è poco below the line.Un amico, dopo aver letto la notizia, mi ha fatto una telefonata di sfogo: ecco, lo vedi, il solito doppiogiochista. Ti sbagli, gli ho detto: questo è il mercato. Sì, ma se uno può consigliare sia la destra che la sinistra, che cazzo di consigli dà? Gli ho spiegato che i buoni consigli non sono di destra né di sinistra: per definizione sono moderati e quindi non servono a nulla. E’ come consigliare a un pedone di stare al centro della carreggiata: verrà arrotato dai veicoli che provengono da entrambi i sensi di marcia. Figurarsi in politica. E poi, scusa, se tu fossi un leader politico, ti faresti consigliare da uno che sul suo sito web si esprime in quel modo? Io no, mi ha risposto. Ecco, io neppure. Però Fassino lo ha fatto. Ma forse il segretario dei Ds si sentiva più simile a un paio di jeans Parasuco che non a un leader di partito. Ecco, forse il problema è proprio questo, la percezione del proprio ruolo da parte di Fassino, e non Klaus Davi.
La storia di Storace KD l’ha smentita. Tutto il resto no. Freeman, please, scrivi per noi la rubrica “Chi è Klaus Davi e perché parlo male di lui”. E’ una clamorosa “case history”, migliora il nostro “target” e la “brand reputation”. (csf)