da Carlo Vignato
L’anno scorso, a Genova e con il Ministro dell’interno lì presente, la polizia caricava i dimostranti con le mani alzate e lasciava che i “black bolk” devastassero la città; un carabiniere con poca esperienza si faceva prendere dal panico e sparava addosso ad un facinoroso “armato” di estintore; altri poliziotti facevano irruzione nelle scuole manganellando a destra e a manca dimostranti “colpevoli” di dormire; quest’anno, grazie alle lettere appena pubblicate, si viene a sapere che il prof. Biagi aveva scongiurato lo Stato affinché gli desse più protezione…Ma santa Madonna, quanto ci mette il Ministro dell’interno a capire che si deve dimettere?
da Piergiorgio Welby
Forza Caldaroli! Ma sì, buttiamo a mare quel ciarpame ideologico, quel sinistrume fatto di buonismi, sociologismi, garantismi…a mare il Beccaria…a bordo il Lombroso, a mare il pensiero debole e problematico, a bordo il pensiero forte e tetragono. Perchè limitarsi alle palle? tagliamo il dito agli scaccolatori, la mano ai palpeggiatori, il pisello agli esibizionisti, le braccia ai tossicomani. La ‘gente’ vuole ordine e sicurezza? basta un paio di forbici…meglio se non sterilizzate.
da Giovanni Iamartino
Caro Sabelli, posso fare un commento da linguista? Non è maschilista (così come non è razzista) il linguaggio, lo sono, o lo possono essere, i parlanti. In altre parole, è la società — o meglio, la comunità linguistica — che carica certe parole di una sfumatura di significato negativa, o che inventa un’etichetta linguistica per realtà già esistenti. Per essere concreto: siccome, che ci piaccia o no, le mignotte esistono, i parlanti non solo devono inventare delle parole per riferirsi a queste persone, ma ne devono inventare sempre di nuove, nei casi in cui si parli di argomenti ‘scabrosi’ (sesso e funzioni corporali, innanzitutto): “cortigiana”, “massaggiatrice”, “professionista” — le parole a cui fa riferimento la lobbista Virginia Regazzoni — sono parole nate proprio per non dare della “mignotta” a qualcuno ma intendendo proprio quello; come Lei sa, ma qualche lobbista forse no, queste parole sono ‘eufemismi’, un modo gentile, allusivo e indiretto per indicare una realtà scottante.
Il lobbista Giovanni Iamartino ci ha mandato una mail interessante, quasi un mini saggio, sulla parola mignotta. Con qualche sorpresa. Non mi resta che inviarvi, se volete leggerlo, alla sezione documenti. (csf)
da Stefano Manferlotti
Ho letto l’articolo di E. Galli della Loggia sull’ultimo SETTE. Costui farnetica: basterebbe, a suo dire, che i rappresentanti della destra andassero qualche volta a cena con Muti, che si facessero vedere a qualche mostra, e la CULTURA DELLA DESTRA sarebbe cosa fatta. Sostituire, cioè, apparanze vuote (quelle che già fanno nei media) con altre apparenze vuote. Come se a questa gente glielo avesse ordinato il dottore di non prendere mai un libro in mano! Come se non fosse vero che la cultura nasce da una tensione interiore verso la conoscenza!
da Mario Luigi Albini
Domanda? Non sarebbe corretto chiedersi se sia lecito che noi abbiamo tutto questo benessere (20% della popolazione) mentre il restante (80%) muore di fame? Non è che siamo infarciti di eccesso di consumismo? Non è proprio possibile pensare di costruire un mondo più giusto, solidale, equo in cui le risorse possano essere ridistribuite con maggiore equità? Avevo una notevole energia e voglia di fare, convinto di poter contribuire a qualche piccolo cambiamento, ma come mi dicevano ed ho potuto constatare, il mondo ha cambiato me. Ovviamente non i miei sentimenti, più intimi. Oggi mi sento come un pesce a cui hanno tagliato la pinna timoniera e la pinna dorsale e con le sole branchie ancora attive, sopravvive nella speranza non essere mangiato. Ed è pieno il Mondo di miei consimili in questa situazione, con questo “disagio”. Non etichettatemi No-Global, piuttosto PRO-Global. Domanda: Ma è mai possibile?
da Annibale Antonelli
Per l’arbitro, ma mi auguro che vinca il Brasile.
da Natalino Russo Seminara
Caro Csf ti segnalo due adulatori da intervistare a tambur battente:rispondono ai nomi prestigiosi di Umberto Eco e Furio Colombo che hanno paragonato il Cinese più famoso dopo Mao, rispettivamente ad Alessandro Magno ed a Martin Luther King.
Per metà ti ho già accontentato. Furio Colombo l’ho intervistato mi sembra lo scorso anno. (csf)
da Lina Arena
non mi sorprendo per le accuse a Cofferati. Mi sorprende invece il fatto che ancora in Italia nessuno vuole definire il vero nemico del sistema capitalista e cioè il ” comunista”.
da Giorgio Goldoni
Mandare Arafat in esilio significa rimettere in moto la sua macchina terroristica. Arafat è stato in esilio fino al 1993, macchiandosi di innuerevoli attentati (uccisione di un diplomatico americano a Khartoum nel 1974, l’affare Klinghoffer nel 1986 ecc): l’elenco va al di là delle 500 battute. Teniamolo in galera! Se processiamo Milosevic, perchè non processare Arafat? Il processo sarebbe un esempio di una volontà mondiale di fare veramente piazza pulita con il terrorismo mondiale. (P.S l’unica incertezza è se dargli l’ergastolo o “qualcos’altro”.).
da Stefano ManferlottiA me queste lettere (non tutte, e qui sta l’arte) puzzano di falso da cento chilometri. Domanda: se anche la CGIL avesse calato le braghe, sarebbero mai comparse? —–