da Gianni Guasto
Ripensando a quanto affermava nel suo penultimo post l’Avvocata Arena, io credo di poter testimoniare ai più giovani quelli che erano i sentimenti degli iscritti al PCI all’epoca del sequestro Moro, perché anch’io, in quegli anni, militavo in quel partito. In effetti l’impressione per l’attacco “al cuore dello Stato” fu sconvolgente, e l’atto venne interpretato dai militanti comunisti giovani e anziani alla stregua di quelli di matrice fascista che avevano insaguinato l’Italia da piazza Fontana in poi. Nemmeno fra gli extraparlamentari l’atteggiamento fu univoco: ho conosciuto persino giovani di Lotta Continua che erano in polemica con quei loro compagni che inneggiavano all’attacco delle BR come ad un atto rivoluzionario. Semmai, a voler morto Moro, sembravano più inclini certi suoi “amici” democristiani , e fu per questa ragione che egli, in una delle ultime e più strazianti lettere, rassegnò le dimissioni dal Partito di cui era presidente, manifestando l’intenzione di iscriversi al Gruppo Misto, qualora mai fosse tornato alla vita politica.
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