da Sandro Torrini, Firenze
Proprio questa mattina la direttrice dell’Unità Concita De Gregorio, ha pubblicato un duro editoriale contro i siti produttori di fango che avevano parlato del suo “licenziamento”: “Il mio contratto non è ‘in scadenza’, come direttore non ho ricevuto comunicazione alcuna, l’unico titolato a darmi indicazioni in questo senso è il mio editore esattamente come è avvenuto all’atto della mia nomina. Lui e non altri”, scriveva indignata. Dopo poche ore un comunicato stampa: “L’Editore e il Direttore dell’Unità comunicano che dal primo luglio Concita De Gregorio lascia la guida del giornale…” E subito accontentata!
Leggo che sarà il senatore del Partito democratico Pietro Ichino a trattare per conto di Concita De Gregorio la buonuscita da l’Unità che, secondo indiscrezioni, dovrebbe superare di poco il corrispettivo di una anno di retribuzione, ovvero 300 mila euro. Trecentomila euro? Un anno di retribuzione? Alla faccia dei precari dell’Unità!
Complimenti. Bella soddisfazione per gli ex dell’Unità. 400.000 lettori ogni giorno. Il Fatto Quotidiano.it compie un anno. Bello il titolo “Un anno a conciarli per le feste”, con una forma verbale che sa di Sostantivo!
Le risposte che Grondona cerca: Valeria Calicchio, giornalista precaria. …”Questo no, direttora, non lo posso sopportare, grida vendetta. Non avete rispettato la legge, non avete normalizzato i precari, non li avete messi in sicurezza, come si fa con le case terremotate. Li avete costretti ad andare via o a sottostare al ricatto della collaborazione. Mentre lei diventava un santino, mentre andava a tutte le manifestazioni e in tutte le tv a parlare di precari, di giovani e di lavoro…quando il giornale perde pezzi, dimenticandosi davvero di fare inchieste, di occuparsi del sociale e di lavoro. Il giornale di Gramsci è diventato in tre anni l’ombra di un free press…” http://valeriacalicchio.blogspot.com/2011/06/se-la-direttora-va-via.html
Chissà perché credo di avere un dejavu…
Ringrazio il sig. Varotto per la cortese segnalazione. Ho letto il post della giornalista Valeria Calicchio e buona parte dei lunghissimi commenti… Per quanto riguarda il mio giudizio sui giornalisti in generale e su Concita De Gregorio in particolare in quanto di lei si parla, confermo che leggo gli editoriali senza mai prendere in considerazione il rapporto con il successo della vendita dei giornali su cui scrivono. Concita De Gregorio scrive bene, la ritengo sotto ogni aspetto preparata, sincera e responsabile nel settore informativo e mediatico in genere. Queste caratteristiche purtroppo nell’attuale mondo politico, in convivenza perenne con il capitalismo di bottega, possono dare fastidio. Il caso Santoro insegna, non è la professionalità che conta, ma il mero servilismo.
Ringrazio anch’io Varotto per la segnalazione del post della giornalista Valeria Calicchio. Ma più interessante ancora è la testimonianza nei commenti, del giornalista Gianpiero Caldarella, legata alla sua vicenda professionale con l’Unità. Per due anni, da aprile 2007 fine gennaio 2009, infatti, assieme a Sergio Staino ha coordinato il settimanale di satira Emme. Ha visto passare due direttori: Padellaro e la De Gregorio. Sinceramente non ne esce bene l’immagine della “direttora diva e donna” Concita (parole e musica di Valeria Calicchio). Non capisco perchè una direttora seppur, a detta di Grondona, “preparata, sincera e responsabile nel settore informativo e mediatico in genere.” non possa non saper fare il suo lavoro e cambiarla. Cosa c’entra, in questo caso, il servilismo?
E’ veramente sorprendente che di fronte a un evento così grave e pericoloso per l’Italia e gli italiani, come il cambio di direzione dell’Unità, le maggiori testate italiane dedicano le loro prime pagine ad una sciocchezzuola come la P4. Sembra un polverone creato “ad hoc” per distogliere l’attenzione dall’Unità…
Mi sembra che il post di Sandro Torrini parli chiaro: Concita De Gregorio, direttora dell’Unità. Urbani se ha qualcosa da dire, lo dica. Ma il suo intervento è fuori tema, e gentilmente vada a creare polveroni da un’altra parte.
Sarò più chiaro: servilismo nel settore giornalistico significa non essere liberi del proprio pensiero e del come raccontare i fatti. Una delle migliaia di prove degli attacchi alla professionalità del giornalismo in genere è quella opportunamente fatta intendere da Claudio Urbani.
Dimenticavo di dire che il giornalista deve piacere al suo lettore e non necessariamente ad un suo collega: I colleghi, spesso, per invidia e poco amore tengono ruggine nel cuore.
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