da Giorgio Goldoni
Shahar Peer, una tennista israeliana professionista, si è vista negare il visto d’ingresso a Dubai, per i campionati di tennis locali. La tennista fa parte della Associazione Tennistica Femminile Mondiale. La solita scusa è stata che il rifiuto del visto d’ingresso nasceva dalla preoccupazione di proteggere l’incolumità della Peer, data l’ondata imperante di antisemitismo generata dall’azione militare su Gaza. Gli organizzatori temevano anche il boicottaggio degli spettatori locali. Sarebbe stato carino se le colleghe tenniste dell’israeliana si fossero ritirate per protesta: non lo hanno fatto dato che c’erano duemilioni di dollari in palio. Tra gli sponsor dell’avvenimento solo il Wall Street Journal ha ritirato il proprio appoggio e il canale TV Tennis Channel non ha mandato in onda l’avvenimento. E’ così difficile opporsi a queste discriminazioni?
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