da Vittorio Grondona – Bologna
Coloro che anche solo sospettano che chi osteggia Cofferati sia felice del degrado in cui versa non solo Bologna, ma quasi tutte le grandi città italiane, sbagliano di grosso. Ricordiamoci di come vivevamo noi di una certa età nel periodo post bellico. Molte famiglie numerose, composte anche da otto/dieci persone, vivevano in insalubri monolocali, privi di acqua e di servizi igienici. Per lavarsi, fare il bucato o altro dovevano andare lungo i canali o i fiumi che attraversavano la città, mentre per recuperare l’acqua da bere ricorrevano alle fontanine presenti nel rione più vicino. Per coloro che allora abitavano nelle lussuose ville sui colli i componenti di quelle famiglie erano considerati pezzenti e tenuti ben alla larga dalla loro presunta civiltà. Nessun amministratore di quei tempi si era però sognato di demolire quelle case fatiscenti per rendere bello ed attraente alla vista anche ciò che non lo era affatto. Sarebbe stato come nascondere la spazzatura sotto il tappeto. Sindaci degni di quel nome hanno rimboccato le maniche dando il via alla cosa più difficile: hanno pianificato gli interventi di bonifica sociale e col contributo di tutti piano piano il degrado sparì nella legalità più assoluta.
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