Seconda presentazione, Grottaglie, ospiti nella splendida casa di Martino Rosati, gip nel processo di Avetrana. Bella Grottaglie, piena di laboratori di ceramica. Si parla molto dei politici pugliesi. Da Vendola, l’uomo che doveva perdere sempre e invece ha vinto sempre. A Michele Emiliano, il giudice sindaco di Bari ormai celebre per le cozze pelose. A Cito, che veniva definito il piccolo Berlusconi pugliese e adesso soggiorna in un piccolo carcere pugliese. A Ippazio Stefáno, sindaco di Taranto, di sinistra, da tutti indicato come bravissima persona, beccato durante una manifestazione con una pistola alla cintura. A Gianrico Carofiglio, giudice, scrittore, politico, che tutto quello che fa gli viene bene. SEGUE
Ultima tappa, Selva di Fasano, un nome che mi ricorda più il Trentino che la Puglia. Stavolta siamo ospiti nella casina Ruppi, villa a doppio trullo, spero si possa dire così. I trulli pugliesi sono sempre una splendida sorpresa. A Selva c’è addirittura un trullone, una enorme chiesa trullo che non passa certo inosservata. Fine della mia tre giorni. Prendo un aereo per Reggio Calabria e mentre aspetto la partenza penso alla cosa che mi ha colpito di più. Mi vergogno un po’ a dirlo. La cosa che non dimenticherò mai è una cravatta. La cravatta di un candidato del Pd alle ultime elezioni, Lanoce. Una cravatta inguardabile. Ma veramente inguardabile. Non so come siano andate le elezioni per Lanoce. Ma sono sicuro che se gli sono andate male la colpa è di quella sua cravatta. E se invece gli sono andate bene, il merito è di quella sua cravatta. Veramente inguardabile.
Strana gente a Taranto. Incontro un simpatico coetaneo che sta scrivendo un libro sui cani randagi, passo sul ponte girevole che unisce la penisola di Taranto nuova con l’isola di Taranto antica e lo scopro pieno di lucchetti mocciani (è la globalizzazione, ragazzi), conosco i Radioattivi, che avevano una rubrica su Radio Popolare Taranto ma sono stati licenziati, ammiro gli allevamenti di cozze, quelli dismessi perché c’era troppa diossina, accanto a quelli in attività, dove non si sa come mai la diossina non c’è. La sera, eroicamente, mangio cozze. SEGUE
Ho presentato “Stelle bastarde” al Palafiom. Avete capito bene, a Taranto c’è il Palafiom. Non c’è mica il Palaconfindustria. Palafiom. Facendomi strada fra centinaia di zanzare, tutte della CGIL, ho parlato di Sagittari e Capricorni sotto lo sguardo attento dei ragazzi del Palacool, si, avete letto bene, Palacool, il circolo ARCI Palacool, sempre più sorprendenti questi tarantini. Serata organizzata dai presídi della lettura, in particolare quello che fa capo alla libreria Gilgamesh. È venerdì. Sabato ci si sposta a Grottaglie. SEGUE
Fine del mio tour pugliese, tre giorni di sole, di caldo, di incontri, di mare, di trulli, di gente incredibilmente interessata a sentirmi parlare del mio libro cialtrone, “Stelle bastarde”. Tre giorni di risate insieme a gente straordinariamente simpatica che mi ha fatto compagnia e mi ha raccontato la Puglia.
Giorni fa, in occasione della partita Italia-Spagna, finalissima degli Europei di calcio, durante la trasmissione Un giorno da Pecora, io, l’anziano Sabelli e il coconduttore, il simpatico Lauro, ci dipingemmo la faccia con i colori della bandiera italiana, come tutti sanno biancorossoverde. Da quel giorno continuo a ricevere molti rimproveri perché ho messo il rosso a sinistra (guardando) mentre avrei dovuto metterci il verde. Mi sono difeso sostenendo che il vento spirava dalla parte opposta e che io avevo messo giustamente il verde vicino all’asta ipotetica ma l’asta stava dall’altra parte. L’ultima lettera però mi mette all’angolo. La scrive Romeo Cantoni il quale dice: “La bandiera italiana quando viene esposta al pubblico sia come drappo sia dipinta sul muso sia disegnata su foglio sia come sia, deve sempre avere alla sinistra di chi osserva il color verde…”. E allora io mi ribello. Tra tutte le regole, leggi e consigli che ci opprimono ce ne deve essere anche una che stabilisce che se uno si dipinge la bandiera in faccia il rosso deve stare a destra? No, caro Romeo, non ci sto. Il rosso lo metto dove cacchio voglio, la Costituzione tace sull’argomento ed io ne approfitto per compiere questo atto intimamente rivoluzionario. La faccia è mia e la gestisco io.
Oggi presento il fondamentale testo Stelle Bastarde (Chiarelettere) a Taranto, domani a Grottaglie, dopodomani a Selva di Fasano. Puglie in subbuglio per l’evento. (csf)