DUE AMICI, ROGNONI E PANERAI
Due miei amici ieri sono stati al centro di alcune notizie sui giornali. Due giornalisti con i quali ho cominciato questo mestiere a Panorama più di 40 anni fa: Carlo Rognoni e Paolo Panerai. Carlo Rognoni fu caporedattore di Panorama, poi direttore di Panorama, poi direttore di Epoca, poi direttore del Secolo XIX, poi parlamentare. Adesso era consigliere di amministrazione della Rai. Paolo Panerai fu caposervizio economia a Panorama, poi direttore di Capital. Poi divenne editore e adesso è a capo del gruppo Class. Ieri Carlo Rognoni è stato “silurato” da Walter Veltroni proprio come ultimo atto della sua segreteria, un attimo prima delle dimissioni. Un colpo di coda forse proprio mirato a mantenere uno straccio di potere in previsione di questa traversata del deserto che ha davanti. Carlo è la persona a sinistra che capisce più di tutti di comunicazione. Ovvio: fuori!Paolo Panerai, di fronte alla crisi che sta travagliando anche l’editoria a causa della perdita di pagine pubblicitarie, ha proposto ai suoi quasi 500 dipendenti una cosa rivoluzionaria in Italia ma abbastanza conosciuta in Europa: l’autoriduzione degli stipendi. In sostanza ha detto: dovrei procedere a tagli occupazionali. Ma non lo faccio se voi accettate di guadagnare il 10 per cento in meno. Guadagnare tutti guadagnare meno. Quasi da comunista e dio mi perdoni visto che so quanto poco comunista sia Paolo. Si sarebbe potuto obbiettare in maniera intelligente. Chiedendo il controllo dei bilanci. Pretendendo un automatico e corrispondente scatto in avanti in caso di congiuntura favorevole. Ricordando che magari in tempi di vacche grasse… Insomma lo spazio c’era. Invece si è assistito alle solite rimostranze paleosindacali. Tipo lo stipendio non si tocca. Il sindacato dei giornalisti è sulle barricate, naturalmente. Direte: è il compito dei sindacati. Certo. Ma che cosa stanno facendo gli altri editori? Nel silenzio generale dei sindacati e nel disinteresse generale dei giornalisti contrattualizzati, stanno facendo fuori i precari e dimezzando (meno 50 per cento) i compensi dei collaboratori. Direte: poco male. Ma se lo dite è solo perché ignorate la realtà del mercato del lavoro giornalistico composto in gran parte da free lance, collaboratori, giovani precari che di fatto sostituiscono i giornalisti necessari per realizzare i giornali. Molti di loro sono veri e propri dipendenti ai quali lo stipendio, in questi mesi, è stato diminuito del 50 per cento. A me è sfuggita l’indignazione del sindacato, in questo caso. E non ho neanche ben colto la solidarietà dei giornalisti col contratto.(CSF)
da Massimo Mai
Si definisce tale un gruppo di persone che quando è al governo riesce ad andare in minoranza grazie agli alleati che si è scelto, una volta grazie ad un alleato di sinistra e una volta grazie ad uno centrista, e quando è all’opposizione riesce ad andare in crisi facendo tutto da solo.
da Paolo Righetti, Verona
Come diceva quello, per battere un tennista ci vuole un altro tennista. Per questo (anche se non solo per questo) l’Italia degli onesti è fottuta.
da Marco Foraggi
Il dato citato da Beretta (solo il 10% degli stupri è commesso da stranieri) ha come fonte una ricerca Istat pubblicata a dicembre del 2007. Claudio, è vero che gli stranieri non sono il 10% della popolazione. Ma bisognerebbe confrontare il datototale di immigrati maschi (sono la grande maggioranza) con gli uomini italiani. Tra clandestini, regolari (compresi i Rumeni che spesso vengono assimilati agli extracomunitari) ci sono circa un milione e mezzo di uomini stranieri. In pratica rappresentano il 6,5% della popolazione di maschi italiani tra i 15 e gli 85 anni. Messa così, è probabile che ci sia una maggior propensione degli stranieri acommettere stupri, ma non tanto da considerarli il vero problema. In ogni caso ho la sensazione (non supportata da dati Istat) gli stupri commessi da stranieri di cui si parla nei telegiornali siano un tantino più del 10%.
da Paolo Beretta
Claudio, io mi firmo con nome e cognome, ma in un prossimo futuro potrei non poterlo più fare. L’anonimato è un valore, così come lo era nella Roma dei Papi per le satire al collo del Pasquino, ed un diritto, così come lo è nel nostro Parlamento con lo scrutinio segreto e nelle elezioni, dove il voto è anonimo. Anche in questi casi sei contro l’anonimato ?
da Biagio Coppola, golfo di Napoli
Ora che, finalmente, si è chiusa l’epopea veltroniana possiamo guardare al futuro con serenità! Si fa per dire eh!Devo dire che Walter come stakanovista della debacle mi ha fatto tornare in mente quella celebre gag di Totò a Studio Uno dove il Principe, coadiuvato da un grande Castellani, raccontava di aver preso una serie di sganassoni da uno sconosciuto che lo chiamava Pasquale e la spalla, giustamente, gli chiese alla fine il perché del suo immobilismo e Totò di rimando rispose: ” E che me ne fregava a me mica sono Pasquale!”
da Claudio Urbani, Roma
Sicuramente è una questione di cultura politica: un politico non dovrebbe aspettare cinque sconfitte, capire prima quando passare la mano, fermarsi e rflettere una diversa linea politica. Magari si è frenati nel vedere certi, squallidi esempi, come un politico che vince processi corrompendo giudici, pagando falsi testimoni, farsi leggi autoassolventi, che espone la propia nazione all’imbarazzo generale con barzellette squallide sui “desaparecidos o gli ebrei nei campi di concentramento, rimanere senza un briciolo di dignita alla giuda di un Paese. Non sono esempi da seguire, ci si abbassa al loro livello e potrebbe far pensare che anche loro sono eletti da nani e ballerine.Ma ha da passa’ la nuttata e passerà…
A quanti si scandalizzano dei cattivi di oggi, dei vari Maroni, Calderoli, Borghezio, Bricolo e disumanità varia, ricordo che oggi, 19 febbraio, cade il 72esimo anniversario dell’eccidio di Addis Abeba.Il 19 febbraio 1937, civili e militari italiani assassinarono per le strade di quella città migliaia di uomini, donne e bambini, tutti innocenti.Il motivo? Una caccia al negro (come venne allora definita) per vendicare il (purtroppo) fallito attentato al vicerè di Etiopia Rodolfo Graziani. Puntualmente impuniti i responsabili.
Io aspetto ancora di vedere una competizione elettorale leale. Visto che a Soru l’informazione ha dedicato un minuto e mezzo (e neanche in diretta) ed al nano quasi trenta ore, è andata pure meglio di quanto mi aspettavo. Ma a qualcuno piace vincere facile: il primo passo non è avere una squadra forte, ma comprarsi arbitri, guardalinee e senatori. D’altro canto, gli attributi non crescono sugli alberi (lui, per averli, li ha dovuti mettere agli Interni). Quanto ai leader sconfitti, stiamo ancora aspettando le dimissioni di Berlusconi per il 2006.
da Pino Granata
Sono anch’io del parere che l’anonimato in Internet non dovrebbe essere permesso. Si deve sempre rispondere delle proprie affermazioni. Troppo comodo offendere e dire cose deliranti nascondendosi dietro l’anonimato.