Più Bentley per tuttidi Michele Serra
Inizia l’era del capitalismo etico. Basta con l’ostentazione volgare del lusso. Il nuovo verbo è la sobrietà. Via libera alle fuoriserie rivestite di cartone per sembrare furgoni da idraulico
È il momento del capitalismo etico. Primo effetto: all’ultimo vertice dei paesi ricchi, i primi ministri hanno consumato la cena di lavoro invitando i camerieri a sedersi a tavola con loro: Un duro colpo all’idea di privilegio di classe, che ha avuto il suo momento culminante con la gara di rutti e il pokerino finale tra le stoviglie unte. Per la cronaca, hanno vinto i primi ministri e i camerieri hanno dovuto pagare sull’unghia settemila euro. Questi gli altri provvedimenti varati, di ordine tecnico ma anche politico-culturale.
Banche Da tempio della speculazione smodata, devono diventare la sede ideale del risparmio virtuoso. Basta con le filiali imponenti e lussuose, d’ora in poi gli sportelli saranno ispirati alle vecchie botteghe artigiane: una modesta vetrinetta sulla strada, un solo impiegato molto alla mano e un grosso salvadanaio nel quale i clienti infileranno le monete potendone udire il tintinnio. Gli esperti concordano: l’immaterialità della valuta è stata la causa principale della spirale debitoria, urge restituire al denaro la sua perduta sostanza. In progetto la moneta da cento euro, grande come un frisbee, e quella da mille euro, una ruota di pietra con un buco al centro per inserire i semiassi e trasportarla più agevolmente. A Natale le enormi strenne fotografiche in regalo ai clienti, in genere dedicate ai pioppeti della Lomellina, verranno sostituite da un foglio ciclostilato con una sola fotografia, sempre di un pioppo della Lomellina.
Bancomat Per favorire il risparmio ed evitare prelievi inutili, i bancomat verranno ripensati. Non basta più il Pin: si deve anche abbassare una leva posta al fianco dello schermo, come nelle slot machine, e solo se verranno tre prugne o tre ciliegie si potrà usufruire del servizio. Altrimenti si perderà per intero la somma richiesta, che servirà a ripianare il buco finanziario della banca.
Licenziamenti Il licenziamento etico prevede una nuova prassi: la lettera che lo comunica dovrà essere rigata dalle lacrime del capo del personale, che renderanno illeggibile la cifra della buonuscita impedendo al licenziato di avanzare pretese. Il padrone allegherà alla lettera anche una sua fotografia particolarmente brutta, che dia al licenziato l’idea di profondo disagio esistenziale che il suo datore di lavoro sta vivendo.
Lusso Con l’avvento del capitalismo etico finisce l’ostentazione volgare del lusso. Parola d’ordine: sobrietà. Già pronte sagome di cartone da applicare sulle Bentley e le Maserati per farle sembrare furgoni da idraulico. Carte da parati trompe l’oeil, con ragnatele o finte macchie d’umido, diventeranno il segno di distinzione nelle case dei ricchi etici. Molto ricercati anche i sopra-cravatta cinesi, con orribili motivi a losanghe, per avvolgere le cravatte di Marinella. Di moda le nuove lampade a raggi Uva retroversi, che assorbono l’abbronzatura appena ottenuta sulle nevi svizzere conferendo al volto un pallore da muratore moldavo. I ristoranti più costosi già servono le ricercatissime ostriche ‘en travesti’, avvolte in foglie di lattuga oppure nascoste nel nodo del tovagliolo. Le carte di credito non si chiameranno più Golden e Platinum ma Truciolar e Ruggine.
Profitto Il profitto rimane il valore-base, ma verrà reso meno impopolare grazie all’introduzione del profitto etico: il capitano d’industria o il finanziere che ha appena incassato cento milioni di euro affamando gli operai o rovinando i risparmiatori dovrà mostrarsi molto dispiaciuto, scuotere il capo e allargare le braccia senza darsi pace. Una apposita commissione valuterà il grado di dispiacere, conferendo un ulteriore premio governativo in denaro a chi risulterà più avvilito.
da Paolo Righetti
E’ giusto indignarsi se, in pochi mesi, una decina di donne italiane viene violentata da stranieri? (Per i leghisti è d’uopo precisare che un rumeno non è un extracomunitario, un albanese sì, uno sloveno no, un moldavo sì, e così via)?Certo, indignarsi è sacrosanto. Secondo me lo sarebbe ancor di più se, parimenti, ci si indignasse per il fatto che negli stessi mesi centinaia di ragazze in regime di (semi?)schiavitù sono state di fatto violentate, per strada, da “rispettabili” cittadini italiani.
da Mauro Mauri
No, Pietro Tarallo, ti sbagli che noi free lance non interessiamo al sindacato Giornalisti: interessiamo sì, eccome. Prova a telefonare chiedendo in che modo ci tutelano: ti sentirai rispondere che i pareri vengono dati esclusivamente agli iscritti. Ovvero: caccia i danè per l’iscrizione, poi ti sentirai dire che comunque non sei tutelato. Ti assicuro che all’Ordine dei Giornalisti ed al Sindacato la quota annuale interessa molto. E la tutela? Arrangiati. La mia proposta? Disdire iscrizioni all’Ordine ed al sindacato: a che prò finanziare chi se ne frega dei tuoi diritti?
da Antonio Augusto Rizzoli
L’intervista a Daria Bignardi, che non conosco, mi ha molto deluso. E’ un incontro tra due della ghenga dove l’altra risponde “E’ stato dieci anni fa..” e Tu insisti con questo e con quello.Ma insomma che libro ha scritto? E a chi importa tutta quella sfilza di nomi da TV ? Sembra di essere a quelle trasmissioni pattumiera che non vedo mai. Capisco : fare interviste a raffica usura, ma qui siamo proprio in basso in basso…come si dice alla frutta… Vorrei che intervistassi, invece, Irene Bignardi e Gianluigi Melega, Lei aspirerebbe a fare la direttrice della Biennale Cinema (ne ha tutti i titoli), lui sforna spassosi libretti che vengono musicati da Luca Mosca. (RicordaTi che mi hai fatto fare, impedendomi di rispondere in rete – bravo giornalista italiano !! sopratutto la lealtà e la correttezza…. – una figurada culo; per ora gioisco nel vedere che esibisci una pancia cospicua…forse lavori troppo al ristorante, come in questa intervista, fatta tra un piatto di bucatini e la frutta. Ovviamente stuzzicadente tra i denti all’uscita).
di Andrea Bottaro,Genova
Ho letto che Angelo Rizzoli avrebbe tacitato tutti i creditori del buco della sua casa editrice. Se la cosa come ritengo è vera tutta la faccenda assumerebbe una luce ben diversa da quella ipotizzata dal post di Paolo Capè.
da Biagio Coppola, golfo di Napoli
Vorrei precisare, a proposito del mio post sulle tassazioni delle rendite in programma negli USA, che ha intaccato la suscettibilità di qualche lettore, che nel paragone col governo Prodi avrei dovuto premettere un “mutatis mutandis”. E dato che mi occupo , nel mio lavoro, di paghe conosco bene le aliquote IRPEF italiane. Volevo solo evidenziare il fatto che in Italia guai a tentare di metter mano alle rendite dei capitalisti si viene tacciati subito di vetero-comunismo! Ma niente paura i ricchi continueranno a ridere e Baffone è ben lungi dal tornare e rimarrà comunque solo una folkloristica battuta risalente a quella sanguigna e verace stagione politica che furono gli anni ‘50 , almeno allora c’erano i De Gasperi e i Togliatti, di contro, oggi, ci dobbiamo accontentare, e non faccio nomi, di quel che passa il convento!
da Claudio Urbani, Roma
Caro amico Bottaro, sostenere che per una volta Berlusconi potrebbe aver ragione equivale a dire che le altre volte aveva torto… ma scherzi a parte, i francesi che interesse avevano ad attacare così Brlusconi. Dopo un summit apparentemente andato bene, si potrebbe interpretarlo, allora, un attacco a Sarkozy o alla Bruni. Ad ogni modo i precedenti non sono certo a favore del gaffeaur.
BERLUSCONI E LA PEZZA PEGGIORE DEL BUCOda Mirco Pirini
SI’ per una volta potrebbe davvero avere ragione lui, ma resta un mistero perchè alla frase “ho studiato alla Sorbona” Silvio abbia riso sotto baffi aspettando soddisfatto la reazione che presumeva o divertita o di stupita ammirazione di Sarkozy; perchè Sarkozy abbia fatto invece un’espressione imbarazzata e abbia deciso che non valeva ripetere ad alta voce tale frase; perchè Silvio si sia raccomandato che “NO,NO,NO,NO!” non andava davvero ripetuta!Avesse ragione Silvio ha comunque fatto un’affermazione di inutile vanto, fuori luogo, non apprezzata da Sarkozy e soprattutto falsa, dato che non ha mai studiato alla Sorbona ma ha solo fatto un corso estivo!
da Vittorio Grondona – Bologna
Ho letto l’intervista a Daria Bignardi. Come al solito il maestro non sbaglia. Ho notato nella sostanza un atteggiamento sospettoso e guardingo da parte della signora Bignardi che, abbandonando la grinta leonina di assoluta padrona delle sue aggressive impietose interviste, in questa occasione, trovandosi dall’altra parte, ha preferito mantenere una posizione di prudente difesa. Non le sono però mancate le occasioni di lanciare strali feroci contro CSF quando questi dava segni maschilisti di volersela mangiare. Il libro era una scusa per lo scontro, ma ne è uscito molto bene, grazie all’abilità di CSF che con apparente noncuranza lo richiamava ogni tanto in ballo. Chi non vorrebbe scrivere un libro su di sé e sui propri cari? Beato chi ci riesce… Ogni vita è una storia meravigliosa, bisogna però saperla raccontare… La signora Bignardi era molto più rilassata nell’intervista di Fabio Fazio.
da Isabella Guarini, Napoli
È davvero incredibile che si arrivi a diffondere interpretazioni labiali,degli scambi di battute tra Sarkò e il Cavaliere. Comunque, i giornalisti non finiscono mai di stupire e di cadere nelle trappole mediatiche, perché potrebbe anche essere che il Cavaliere abbia detto, ti ho dato la moglie, tanto per sottolineare il fatto che la first lady francese è italiana di nascita. Ma ha sbagliato perché la signora ha più volte detto di sentirsi orgogliosa della cittadinanza francese. Figuriamoci noi!