da Dan Galvano, Basilea
Facci spesso è insopportabile nella sua finta ingenuità berlusconiana e nel modo di porsi. Ma quando dice che a sinistra credono (crediamo?) che il popolo che vota Lega e PDL sia o stupido o plagiato, beh, forse non ha tutti i torti.
dall’avv. Lina Arena
Voto per il Cavaliere anche se i personaggi che fa emigrare in parlamento sono modesti per il livello cultural-politico che si ritrovano.E’ comunque il meno peggio che offre la piazza. Voto poi per la Santanchè perché ritengo sia l’unica donna che ha capito il meccanismo del linguaggio politico e riesce a dire alcune cose con il coraggio che manca a tutti gli altri. Forse parla troppo di Valori , trascura i principi e non pensa che i diritti del cittadino sono spesso inesigibili o non esercitabili per via della potenza e della forza che risiede nella parte tenuta a rispettarli. Comunque ne vale la pena lottare con lei perché capisce e intuisce cose che altri non hanno il coraggio di affrontare.
da Michele Lo Chirco, Cinisi
Giusto per la cronaca, anch’io ho perso, avendo votato per La Destra: come si dice, mal comune, mezzo gaudio. Sapeste che faccia ho fatto, sinceramente pensavo che avremmo drenato più voti da AN, confluita nel PDL. In tutti i casi, se sia Berlusconi che Lombardo attuano metà delle promesse che hanno fatto, nessuno potrà lamentarsi. Ma tanto il mio contratto di lavoro in scadenza al 30 aprile è stato prorogato al 23 maggio. Dal 24 saranno guai anche per me, chiunque abbia vinto!
SATIRA PREVENTIVA di Michele Serra (grazie a Paola Bensi)
Che lo stalliere Mangano sia stato un eroe, e non un pregiudicato mafioso come fin qui affermato dalla propaganda comunista, era già noto da tempo, ben prima che Marcello Dell’Utri ce lo ricordasse così autorevolmente. Per concimare la bordura di petunie, nella villa di Arcore, percorrendo ginocchioni cinque chilometri di vialetti di ghiaia, ci voleva infatti una tempra eroica. Uguale attitudine al sacrificio fu necessaria a Mangano per accompagnare a scuola ogni mattina i figli di Berlusconi, che lo costringevano a cantare tutte le canzoni di Cristina D’Avena e i jingle pubblicitari di Mediaset. Alcuni dei quali, secondo gli studiosi di otometria, possono far sanguinare le orecchie dopo pochi secondi.
Ma molti altri luoghi comuni imposti dalla sinistra stanno per essere definitivamente smascherati. Vediamo i principali. Mafia La Mafia è un fenomeno di costume. Il suo stesso, diffuso radicamento popolare in vaste zone della nostra bella Italia, smentisce l’assurda ipotesi che si tratti di organizzazione segreta. Le intemperanze occasionali di alcuni suoi membri, lungi dall’avere quel significato eversivo loro attribuito dai pubblici ministeri comunisti, sono solo eccessi di zelo correzionale per ricondurre alla ragione quei membri della comunità che vogliono negare la Famiglia Tradizionale, l’autorità del padre e le profonde radici cristiane del nostro meridione. Le pile di santini ritrovate, insieme alle provole e a innocue collezioni di armi da fuoco, nei rifugi dei padrini, sono la testimonianza della retta attitudine e della formazione religiosa di questi italiani perseguitati dal pregiudizio laicista. Non ultima prova a discarico della cosiddetta Mafia è l’attaccamento al lavoro e ai superiori di tutti i suoi impiegati. Lo conferma il bassissimo numero di iscritti al sindacato: la Cgil-Killer conta un solo iscritto, per giunta deceduto pochi istanti dopo il suo tesseramento.
Resistenza Nei felici anni Quaranta, con il pretestuoso alibi dell’occupazione nazista e della Seconda guerra mondiale in corso, alcune bande di sfaccendati abbandonarono senza permesso il posto di lavoro e risalirono le montagne, nel tentativo di rubare le casse di viveri paracadutate dagli anglo-americani per le loro truppe. I novantamila caduti partigiani sono tutti periti nel corso delle sanguinose risse per accaparrarsi cioccolata e sigarette. Il cosiddetto 25 aprile, spacciato dai comunisti come Festa della Liberazione, fu in realtà un giorno come tanti altri: fucilazioni, bombardamenti, deportazioni di ebrei, canzoni di Rabagliati alla radio, donne che stendevano i panni sulle terrazze dopo avere rammendato in gruppo i buchi della mitraglia, insomma la serena routine dell’Italia popolare. Quell’Italia semplice e schietta i cui sentimenti già allora erano sconosciuti alla sinistra, chiusa nei salotti snob a diffamare il Cavaliere, quello di allora.
Costituzione Si tratta di alcuni fogli sparsi, malamente rilegati con un elastico, rinvenuti a Roma al termine di una inconcludente riunione politica di antifascisti, divisi su tutto tranne che sul gettone di presenza. Farne la carta fondamentale dello Stato è un arbitrio inaccettabile, quella gente era così fuori dal mondo che la sedicente Costituzione non fa neanche menzione delle tre ‘I’: Inglese, Internet e Imponibile zero. Lo sanno tutti che la vera Costituzione venne dettata dalla Vergine Maria a una contadinella, emana un intenso profumo di rose e consta di un solo articolo, che incarica il papa di formare un governo di salvezza nazionale.
Repubblica È del tutto inaccettabile che il nostro sistema politico possa chiamarsi come il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Forse che in Francia vige un sistema chiamato ‘Le Monde’, o la regina d’Inghilterra regna su uno Stato chiamato ‘Economist’? L’assurdità di questa situazione è evidente. La Repubblica italiana ha urgente bisogno di cambiare nome mediante concorso pubblico, e televoto finale. Per scongiurare i soliti brogli, il voto popolare sarà affiancato da una giuria di qualità formata da un manager, un pubblicitario, un vescovo e una donna di Forza Italia che cucina per loro.
da Domenico De Franco, Arco (TN)
Una pentola piena di cacca.
da Carla Bergamo
Buona l’analisi di Giovanni Cerruti su La Stampa (“Una lega di operai e imprese”). Peccato che la sinistra italiana abbia sottovalutato le paure dei “nordici”, tacciandoli di minoranza intellerante e, soprattutto, convinti che non facessero parte della classe operaia. Sembrava che solo la sciura milanés lo fosse, o l’imprenditur lumbard. Ma no! Pure la classe operaia, che ha votato come il padrone. I tempi cambiano. La sinistra è cambiata, e anche il proletariato non è più lo stesso. Meglio aggiornarsi.
da Pier Franco Schiavone, Milano
Chissà che tra qualche mese non toccherà ridere a me. Sai perché? Questa volta il federalismo fiscale si farà, ma a modo di Bossi, quel fine intellettuale tanto stimato dal tuo corregionale Lombardo. Sai cosa succederà? Che i soldi della Lombardia e del Veneto, rimarranno in gran parte in loco. Forse i Siciliani, i Calabresi, ecc. quando saranno privati di fiumi di denaro, sapranno trasformarsi in breve in grandi regioni produttrici; forse anche gli ospedali del sud, specie in Sicilia, dove la mafia, per fortuna, non c’è e non controlla pacchetti di voti, e nemmeno la sanità, in pochi mesi saranno all’avanguardia. In Campania hanno punito severamente chi li ha amministrati male, voi, invece, evidentemente siete amministrati come una regione Scandinava. Ridi, ridi, che mamma ha fatto gli gnocchi. Ha ragione Pirani, questo Paese sta andando come un treno verso il disastro, come ci è già capitato in passato, e i passeggeri cantano in allegria, spensierati, come bambini, tanto ci penseranno un tartarino incompetente e uno che si crede un Celtico a risolvere i problemi.
da Andrea Marchesi
Chiusi i seggi, hanno riaperto le scuole. La tristezza dei miei figli per la fine della breve vacanza era compensata dal sapere che d’ora in poi potranno formarsi su libri di storia finalmente non più condizionati dalla retorica della resistenza, come annunciato dal senatore Dell’Utri. Ne sentivano il bisogno, li ho sentiti discutere spesso su questo argomento tra una partita alla play e due calci al pallone.
da Marco Marchisio – Netro
Quando “coglioni” ci hanno chiamato,almeno per due anni abbiamo governato.Ora che a “grulli” ci hanno promossi,ce l’hanno messo in tasca* Berlusconi e Bossi.(* loro non mettono le mani).Non consideriam Fini, che è stato coerente e sotto ‘l predellino scodinzola ubbidiente,in attesa che caschi un osso da leccaree s’uno scranno dorato lo lascino accucciare.Orfano tra gli orfani s’aggira Bertinotti,mendicando poltrone almeno nei salotti.Riprenderà i digiuni il buon Marco Pannella,perchè non s’estinguan i chiodi delle falci, e Mastella.Da Bologna pensoso memorie scrive Prodi,sorbendosi ancora una volta avvelenati brodi,ma sotto sotto spera che, passato il carnevale,quando vien la quaresima, si apra ‘l Quirinale.Tornerà al Billionaire le bella Santanchè,mentre sgomenta metà degli italiani bestemmia– accidenti, se Sivio c’è! –
da Carla Bergamo, S.Paulo
Si, per fortuna ho la consolazione di godermi i fegati ingrossati delle elite brasileire alle quali Lula non va proprio giù, e che, nonostante i tentativi pressoché giornalieri di screditarlo, continua a aumentare la sua percentuale di approvazione popolare. E posso dire di avere avuto il privilegio di vivere (e votare) il primo governo “popolare” brasiliano. Mai prima di Lula un vero rappresentante del popolo era salito al poter. Io fino al 2010 mi goderò tutto questo e rischio anche di godermi il ritorno della sindachessa petista a São Paulo, che farebbe ulteriormente aumentare l’ulcera delle suddette elite (e quella paulistana è forse la peggiore). Si fa quel che si può. Per il momento, il mio amato Friuli è lontano, infestato da leghisti e psiconanisti. E pensare che se la situazione italiana è arrivata dove è arrivata gli italioti (e friuloti) lo devono proprio al Berlüsca e alla Lega, che in cinque anni hanno portato l’Italia allo sfascio. E Prodi e compagnia non sono stati capaci, in 20 mesi, di spiegarglielo, agli elettori. Dio scrive retto su linee storte, dicono da queste parti.