da Edna Marchi, Milano
Essendo questo il mio 5° post ed il mio primo anno di partecipazione,prima dell’abbattimento tramite sabelliana garrota, ho ancora 19 annidi attività. Arrivo giusto giusto alla pensione. Non sarà d’accordo conl’INPS il nostro comandante? Condivido la sensazione di Cristina Sabbatini,è bello ascoltare di nascosto, origliare, sapendo che, se proprio ci prude,possiamo metter becco anche noi. Adoro Silvia Palombi, se una di noidue diventasse uomo, vorrei sposarla. Niente convivenze : sono cattolica.
da Paolo Beretta
Per quanto ne so, Claudio ha sempre detto che le discriminanti se pubblicare o meno un post riguardano solo lunghezza e contenuti eccessivamente aggressivi, regole che qualunque moderatore di forum, dai tempi di Usenet, dovrebbe seguire. Quindi, se uno scrive lui pubblica. Di conseguenza, se qualcuno non viene pubblicato è probabile che sia dovuto al fatto che non ha scritto. Com’è ovvio, nessuno è obbligato a scrivere, come anche noi non siamo obbligati a non scrivere se non lo fanno gli altri, tantopiù se i due “censurati” si sono ritrovati poi regolarmente pubblicati. Se Brighenti e Pretolani non sono soddisfatti del contenuto del blog, hanno due opzioni: o scrivono per compensare o smettono di leggerlo, senza però accusare di censura qualcuno che non si ritrova niente da censurare.
di Marco Travaglio per l’Unità
Ricordate i minimizzatori di Calciopoli, quelli che «non è successo niente», «non ci sono prove», «solo chiacchiere al telefono»? Ora si scopre una dozzina di arbitri telecomandati via cavo da Moggi, che forniva schede estere criptate per parlare in libertà. Ma sul “Foglio”, che sosteneva la normalità del sistema Moggi e dava la colpa a Rossi e Borrelli, si parla d’altro. Anche Ostellino, che sul “Corriere” definiva il processo alla Juventus «un mostro giuridico», un «processo staliniano», è piuttosto distratto.Ricordate i pompieri di Vallettopoli, quelli che «non c’è reato», «le inchieste di Potenza sono bolle di sapone», «Woodcock cerca solo le prime pagine», «il problema sono le intercettazioni»? Bene. Ora si legge che Fabrizio Corona sta collaborando con la giustizia, facendo i nomi di decine di vip che hanno pagato per non veder pubblicate le loro foto compromettenti. E non solo i giudici di Potenza, ma anche quelli di Roma, Torino e Milano emettono mandati di cattura.Ma chi un mese fa delirava a reti ed edicole unificate, da Vespa a Mentana ai tre quarti dei commentatori della carta stampata, ora si volta dall’altra parte. Nessuno chiede scusa, nessuno fa pubblica ammenda delle fesserie dette e scritte. Ma, se fosse soltanto un problema di giornali e tv, passi. Verba volant.Il fatto è che, sulla base di quegli slogan bugiardi, si son presentati disegni di legge, varate riforme, consacrate verità parlamentari. Il ddl Mastella, oltre a imbavagliare la stampa su tutti gli atti d’indagine, anche quelli non segreti, limita i centri d’ascolto delle Procure (da 163 a 26) e minaccia i magistrati che «intercettano troppo» di risponderne di tasca propria davanti alla Corte dei Conti. L’han votato tutti i partiti, dall’estrema destra all’estrema sinistra. Sapevano quel che votavano? È lecito dubitarne.In vista del voto del Senato, farebbero bene a leggersi il “Corriere” di domenica, che riporta i dati del ministero della Giustizia sulle intercettazioni nelle 165 Procure italiane. La spesa totale è 250 milioni all’anno, 4 euro e 30 centesimi per ciascun cittadino: visto che gran parte degli ascolti serve a individuare narcotrafficanti, mafiosi e assassini, ogni persona di buonsenso è ben felice di devolvere il costo di quattro caffè all’anno per vivere più sicura.Cos’è questa storia delle «troppe intercettazioni», in un paese con tre regioni e mezza in mano alla criminalità organizzata? Si dirà: ma «certe procure» intercettano troppo. Per esempio quella di Potenza, come autorevolmente dice a ogni inaugurazione dell’anno giudiziario il procuratore generale Vincenzo Tufano. Ecco, dai dati del ministero emerge che sono balle: la Procura di Potenza è solo trentesima in classifica.Preceduta da quelle di Busto Arsizio, Latina, Nuoro, Trento, Monza, Varese, città non proprio infestate dalla ’ndrangheta (sempre più presente, invece, in Basilicata). Nelle prime dieci comunque ci sono Palermo, Reggio Calabria, Napoli, Catania e Caltanissetta: le capitali della mafia, della camorra e della ’ndrangheta, a riprova del fatto che i bersagli primari sono le mafie, non il povero principe di Savoia, i poveri politici e i poveri ricattatori di vip. E allora di che abbiamo parlato per tutti questi mesi, quando il pm Woodcock e il gip Iannuzzi venivano additati come i primatisti mondiali dell’intercettazione facile?Ultima bufala. L’11 luglio 2006 il ministro dell’Interno Amato, parlando delle inchieste di Woodcock, denuncia in Parlamento un fatto gravissimo: «Sono esterrefatto, mi dicono che esistono contratti tra giornalisti e chi fornisce notizie e collegamenti fra Procure e giornalisti, per cui, al momento in cui un atto viene comunicato agli indagati, viene fornita ai giornalisti la password per entrare». Ora, dagli atti dell’inchiesta del pm De Magistris, emerge che tutti i magistrati lucani ascoltati in merito alla “password” han risposto con una grassa risata.Anche perché non c’è password che consenta l’accesso ai computer della Procura. Pare che quella leggenda metropolitana sul conto di Woodcock sia stata raccontata da Tufano al prefetto di Potenza, che la segnalò al ministro Amato, che senz’alcun controllo la rilanciò in Parlamento. A nove mesi di distanza, Amato potrebbe forse scusarsi, ed eventualmente consigliare al collega Mastella di occuparsi di questo Tufano. Visto che gli ispettori ministeriali sono sempre a Potenza per occuparsi di Woodcock, potrebbero dare un’occhiata, già che ci sono, al procuratore generale. Pare che sia un tipo interessante.
da Isabella Guarini
EHI,EHI! I nostri critici usano una terminologia mediata dal costume politico. Amicucci con una pericolosa assonanza e c’ è, persino, chi fa collezione di post. Speriamo che nessun magistrato indaghi per le insinuazioni sulla misteriosa lobby di CSF.
da Silvia Palombi
Maddai Brighenti siamo un blog intelligente, discreto, educato, attento, con un raro senso della misura, abbiamo un principale che ci rispetta e ci ‘amministra’ con equilibrio e imparzialità (anche lui ha i suoi cocchi ma insomma chi può mai scagliare la prima pietra?). Un po’ monomaniaci sulla politica interna, questo va detto, ma è peccato veniale. Ogni tanto siamo pure spiritosi e autoironici, che vuoi di più? Perché sei così acido?
da Alberto Arienti
Sicuramente i nomi che si leggono più spesso sono di quelli che scrivono conpiù assiduità. Io, ad esempio, da un po’ di tempo scrivo poco perchè non sopiù cosa dire. Ho però anche l’impressione che le polemiche si svolgano trai soliti che si conoscono (magari solo via web). Dico questo perchè nelpassato, di fronte a miei interventi che ritenevo in grado di suscitaremolte polemiche, ho riscontrato una certa indifferenza. Con qualcuno hodiscusso, ma sembra quasi che ognuno abbia scelto i suoi interlocutori evada sul sicuro.
da Gianluca Freda
Brighenti, bontà sua, cita anche me nel gotha dei soliti noti che monopolizzano il dibattito del blog. Per puro amor di precisione vorrei far notare che nell’ultimo mese ho inviato a questo sito non più di cinque o sei interventi, dei quali almeno un paio sono stati impietosamente cassati da csf. Questo non vuol dire che Brighenti non abbia delle ragioni. Uno dei motivi per cui intervengo sempre meno è che si finisce per discutere sempre con le stesse persone, delle quali ormai conosco a menadito la “forma mentis” e le cui repliche posso predire in anticipo meglio di una fattucchiera. Occorre sangue nuovo o rischiamo di fare la fine della sinistra italiana, deceduta per mummificazione dei dirigenti, degli iscritti e delle idee.Propongo una soluzione al dramma prospettato da Freda. Al centesimo post pubblicato il lobbista viene abbattuto col sistema della garrota apache propagandata da Prosperini. (csf)
da Cristina Sabbatini, Roma
Il problema di questo blog, sempre che di problema sipossa parlare, non è nella conduzione di CSF, ovviamenteimpeccabile, ma nel fatto che i soliti noti si rispondonofra loro. Chiunque non sia del giro viene semplicementeignorato dagli altri. Ci tengo comunque a precisare che ilbello di questo blog è proprio questo: si ha la sensazionedi ascoltare, quasi di nascosto, discorsi fatti fra unristretto gruppo di persone colte e raffinate e ci sentefortunati nel poterlo fare.
da Domenico De Franco
A dieci anni esatti dalla sua uscita ho rivisto Ovosodo di Virzì: fantastico! Meglio di un trattato di sociologia e per di più ti mette di buon umore.
di Giovanni Pretolani-Forlì
Ringrazio De Franco e Brighenti che hanno a loro modo sostenuto la miacritica al blog e rilancio: non è possibile un utilizzo alternativo o,almeno, parallelo dello stesso per dialogare? Cioè trattare gliinterlocutori come amici, fratelli o compagni, con un approccio umano aiproblemi e alle persone, senza l’atteggiamento saccente da giudici cheguardano il tutto alla luce della loro presunta oggettivita? Faccio unesempio: le opinini dell’avv.Arena che utilizza la storia passata non peranalizzarla nella sua complessità ma come sostegno ai suoi pregiudizi nonmi interessano. Assai invece il quesito posto da Paola Bensi sul PD.