da Giorgio Goldoni
Hanno capito che non c’è più tempo, il paese ha un disperato bisognodi infrastrutture indispensabili: è tutto un fervore di opere che cirimanda a tempi migliori.Tav, passanti, degasificatori? Ma che avete capito? Parlo dellavelocità con cui sono stati riadattati decine di stadi per il gioco delpallone.
da Alessandro Ceratti
Credevo di essere un uomo navigato, credevo di averne viste tante, infin dei conti mi dedico alla lettura del Vernacoliere senza neppureinarcare il sopracciglio, però, lo devo ammettere, Feltri è riuscito asorprendermi. E adesso con che spirito i suoi lettori affronteranno glieditoriali politici di Libero? Mah, se Feltri è un direttore digiornale, da numerosi anni ormai, e di giornali non dei più marginali,può significare soltanto che ci troviamo in una notte così buia chetutti i gatti sono bigi.
Ogni tanto capita di fare scoperte inattese e molto interessantiriguardanti certi temi mentre si sta leggendo a proposito di tutt’altriargomenti. In questi giorni sto leggendo “L’essenziale di Ecologia”, untesto universitario della Zanichelli scritto da un gruppo di scienziatiamericani. Ebbene nel capitolo che tratta la dinamica dellepopolazioni, delle piante annuali e delle curve di sopravvivenzalogaritmiche trovo questo brano: “I genetisti considerano di solito laformazione dello zigote come il punto di partenza della vita di unindividuo. E’ questo il momento in cui viene assemblato per la primavolta il programma genetico per lo sviluppo. […] ma è uno stadio chespesso è nascosto ed è estremamente difficile da studiare. Semplicementenon conosciamo quanti embrioni muoiano prima della “nascita” [sic. levirgolette -e la loro mancanza- non sono mie]. Per gli ecologi. è quasiimpossibile, in pratica, considerare la formazione dello zigote come ilmomento della nascita. Di solito, essi sono costretti a considerarequalche altro punto di partenza, meno logico [sic]”. Bene, ora miaspetto una qualche replica da parte degli abortisti sostenitori dellateoria “grumo di cellule”.
da Gianni Guasto
Caro Tappi, ritiro la fucilata: tu hai ragione ed io ho avuto torto. E’ vero che il “ke” compariva anche nella Carta di Capua, e che di abbreviazioni ed acrostici traboccano le epigrafi e gli incunaboli. Pensa che la settimana scorsa, una studentessa universitaria, allieva di mia moglie, ha scritto alla sua docente una e-mail in cui tutti i “che” erano scritti “ke”. Ho suggerito a mia moglie di respingere la mail pregando la studentessa di riscrivere la lettera in italiano. Siccome mia moglie é straniera, la studentessa ha equivocato ed ha risposto scusandosi nella convinzione che mia moglie (che parla benissimo l’italiano) non avesse capito il senso dello scritto. Non la sfiorava neppure l’idea che la lingua va rispettata e contestualizzata, e che il docente non é il compagno di banco.Tuttavia, forse, di fronte ai cambiamenti epocali nella lingua e nel costume, c’é poco da fare. Perderemo il congiuntivo? Abbiamo perso l’aoristo, il duale, il neutro, eppure siamo ancora qui. Facciamocene una ragione.
Sandro Gilioli su Piovono Rane
Ho conosciuto Vittorio Feltri 15 anni fa, in un corridoio della Rizzoli a Crescenzago.
Un minuto dopo le presentazioni, ho capito che tipo era: al passaggio di una modella di colore – da quelle parti per un casting in un femminile – se n’è uscito ad alta voce con un: “Và che figa, e poi mi dicono che sono razzista!”.
Due minuti dopo, quando gli ho chiesto come andava a L’Europeo (di cui era direttore), ha risposto: “Bah, questi (cioè i redattori) sono tutti dei coglioni, hanno letto troppi libri dell’Adelphi… Ha fatto più danni l’Adelphi della Seconda Guerra mondiale”.
Altri sei minuti e si parlava dell’Indipendente, allora diretto da Ricardo Franco Levi, e Feltri ha spiegato: “Quel giornale avrebbe bisogno di una bella iniezione di merda!” (compito che poco dopo lo stesso Feltri avrebbe svolto in modo assai robusto).
Ecco perchè non mi stupisco molto che oggi sia uscito con questa prima pagina.
da Vincenzo Rocchino, Genova
Mamma li turchi! La lettura dei post di quest’oggi è addirittura sconvolgente. Diamoci una calmata e vediamo cosa succede ai supplementari. La partita non è finita. Berlusconi resti fuori dal campo, visto come lo ha ridotto nel corso della “sua” partita. Non votiamo più? Mi pare la soluzione più scellerata; vogliamo veramente morire tutti berluscones? Non ci posso credere. Non c’è stato nessun acquisto d’accatto (Guasto). Ritengo Follini uno dei pochi politici degni di questo nome (lo avevo già detto in tempi non sospetti). Intanto la novità è che abbiamo un nuovo D’Alema (fino a poco prima del suo discorso al senato, mi era cordialmente antipatico). Forse sarebbe utile darvi una scorsa, e con più attenzione.
da Federica Pirrone, Milano
Per meritarci questa classe politica, abbiamo fatto una cosa semplice: l’abbiamo votata. L’abbiamo votata, e intanto davanti ai nostri occhi aleggiava, beffardo, lo spettro della crisi. Ancora una volta, abbiamo votato alla Montanelli: turandoci il naso; il che serve a scongiurare il ritorno di Berlusconi, ma non a governare. Noi ci confermiamo vincitori contro il babau, ma il centro-sinistra continua a non saper lavorare. Del resto, con gente che si accorge solo dopo che, facendo parte della maggioranza, deve dire sì a cose che le fanno schifo… Ma dov’era, questa gente, quando si preparava il programma?
Domenica sera sulla 7, a Niente di Personale, fondamentale comparsata del sottoscritto insieme a Lamberto Sposini e Vincenzo Salemme. Da non perdere. Come non bastasse martedi mattina su Rai Tre nel programma di Enza Sampò. Una settimana intensa. (csf)
da Emilio Pierini
Vi assicuro che presto il governo sarà a punto e girerà come il motore di una Ferrari.
(prima delle elezioni al giornalista G. Pansa): Se vinciamo e si fa il governo, a quel punto non esiste una via di mezzo: se cado io, o se i miei mi fanno cadere, cade anche il governo e si va di nuovo a votare. A me non piace mediare. Voglio governare. Ogni volta che si riunirà il Consiglio dei Ministri, non si discuterà, ma si deciderà.
Sull’Afghanistan in passato ci sono stati quattro casi di coscienza, e’ vero. Avessimo vinto le elezioni con piu’ agio sarebbe stato piu’ facile, ma così c’è piu’ thrilling. Volete la verità ? La maggioranza e’ piu’ sexy.
Resteremo uniti e governeremo per cinque anni. Ridaremo all’Italia un ruolo serio ed internazionale.
La nostra e’ una squadra coesa e omogenea, dureremo cinque anni.
Sono tornato ieri dalla Cina e nessuno mi ha detto che il governo non sia fortissimo. La fiducia e’ totale, completa. Dureremo cinque anni.
Sulle missioni internazionali si decidera’ a maggioranza, ma quando c’e’ da decidere io decido.
da Pier Franco Schiavone
La zulla, in Molise, è la stupidera, quell’irrefrenabile euforia che prende a volte i bambini e che termina, frequentemente, con uno schiaffone. Non so se Prodi avrà i numeri, ma ci voleva tanto a capire? Dopo il devastante governo Berlusconi, gli Italiani avrebbero avuto diritto ad un lungo periodo di normalità durante il quale non si sarebbero fatte leggi ad personam, censurati i comici o nominato ministro per le infrastrutture un costruttore, detto che con la mafia si convive e che le tasse non si pagano, si sarebbe fatta una legge seria sul conflitto d’interessi, si sarebbe creata una TV pluralista senza regalare un canale nazionale ai leghisti, si sarebbe restituito centralità, non esclusività, alla scuola e alla sanità pubbliche, si sarebbe finanziata la ricerca e incentivato le aziende tecnologicamente avanzate. Poi, dopo questo lungo periodo, ci saremmo potuto permettere di dialogare sui massimi sistemi e sulla vita intima delle persone senza scannarci. In un Paese normale nemmeno la Chiesa avrebbe osato fare ingerenza e ordinare killeraggi in Parlamento.