da Pier Franco Schiavone
É vero, é divertente scrivere su questo blog, perché chi vi scrive, grazie alle barriere poste da CSF (riconosciamoglielo), è gente sensata che scrive cose discutibili, nel senso di argomenti su cui si può dibattere e avere idee contrapposte. A volte si scrivono cavolate, perché non sempre ci si rende conto di quello che si dice, per svariati motivi che non sto qui a riassumere. Il contenuto del post di Ceratti sui disabili non è discutibile, è terribile, come lo fu un altro sul problema della sterilità (e mi ha anche meravigliato che CSF non sia intervenuto), perché mostra ignoranza dei principi che hanno condotto la moderna pedagogia a rivedere gran parte delle tecniche d’educazione che prevedono anche il confronto con i diversamente abili. Vi sono diversamente abili a causa di una malattia ma i bambini down, per esempio, non sono malati, loro stessi non si sentono dei malati. Inoltre i diversamente abili hanno spesso un insegnante di sostegno che li aiutano a stare a passo con gli altri studenti. Sarò una vittima del politicamente corretto ma a me piace questo modo di descrivere le persone che hanno abilità a volte nascoste. Poi Ceratti, che non è stupido né malvagio, credo che si sia reso conto di ció che ha scritto e invece di dire scusate ho scritto delle sciocchezze, cerca di correre ai ripari inventandosi che si è espresso con un linguaggio che nessuno su questo blog avrebbe capito, ma io ho sentito solo uno stridore di unghie su uno specchio.
da Domenico De Franco
Caro Ceratti, noto con divertimento che per smontare le tesi complottiste del buon Freda, che tu fai passare per un mentecatto mentre Mauri si contenta di dargli del tossicomane, hai scomodato addirittura Cartesio, che se ne stava tranquillamente imboscato tra le pieghe della Consecutio, all’ombra dei Sepolcri. Visto che ti piacciono le citazioni colte vorrei riportartene una di Arthur Ponsonby, il quale considerava amaramente che “Quando si dichiara una guerra la prima vittima è la verità.”
da Repubblica.it
POCHE ore prima dell’attacco “shock e terrore” su Bagdad il vicepresidente Dick Cheney scosse la testa con quella sua aria da maestro alle prese con bambini molto ottusi e disse in televisione: “Quanto durerà la guerra in Iraq? Parliamo di settimane al massimo, non di mesi”. Rumsfeld, il suo braccio armato al Pentagono, gli fece eco poco dopo: “Sei giorni, sei settimane, dubito sei mesi”.
Era il 19 marzo del 2003, quando la banda degli infallibili, quei neo-spartani dell’Amministrazione Bush che non sbagliavano mai fecero queste previsioni e oggi, lunedì 27 novembre, la guerra in Iraq ha raggiunto e superato i 1.348 giorni.
La “guerra dei sei giorni” che Cheney e Rumsfeld avevano promesso all’America, sognando quei rapidi e decisivi trionfi che le armate israeliane avevano saputo conquistare, è diventata più lunga della Seconda Guerra Mondiale, che terminò nella baia di Tokyo con la resa giapponese dopo 1347 giorni dall’aggressione a Pearl Harbor, più lunga della Guerra in Corea, ormai prossima a raggiungere la Guerra Civile, che consumò 1.460 giorni e bene avviata sulla strada del Vietnam se quello che ha detto Bush a Saigon, pochi giorno or sono, non è un’altra fanfaronata: “In Vietnam perdemmo perché abbandonammo la lotta”. CONTINUA…
da Paola Bensi
di Alessandra Arachi – Corriere della Sera
ROMA — Piergiorgio Welby tenterà ancora qualche altra strada prima di quella finale, la disobbedienza civile. Con la legge non ha più speranze, troppo lunghi i tempi del Parlamento per la sua malattia devastante. «Ma non ci diamo ancora per vinti», dice il radicale Marco Cappato. E spiega: «Stiamo esplorando margini giurisdizionali interpretativi per un’altra strada. Stiamo pensando di rivolgerci a un giudice che ci autorizzi a staccare la spina. Oppure alla scelta di un medico che si prenda lui la responsabilità. In questa vicenda ci troviamo di fronte a leggi in contrasto con principi costituzionali e il tutto èmolto violento».Forse, come ha detto ieri al Corriere della Sera Ignazio Marino, alla fine l’Italia una legge sull’eutanasia la farà. Ma il presidente della commissione Sanità del Senato è stato chiaro: «Non si potrà fare subito». E dunque non servirà a far vincere la battaglia di Welby che ha 60 anni e da oltre 40 combatte una malattia che ancora oggi non conosce cura: la distrofia muscolare progressiva. Aveva scritto anche a Marino Piergiorgio Welby per chiedere l’eutanasia. A lui e al presidente della commissione omologa della Camera. Ai presidenti dei due rami del Parlamento. Al presidente della Repubblica aveva già implorato in settembre la «grazia » di un’eutanasia. Senza successo. Ma lui combatterà ancora.«La sua è una battaglia civile, va oltre la sua vicenda personale», dice Mina, che è il suo angelo custode oltre che sua moglie e l’unica che ancora riesce a tradurre in parole i sussurri di Piergiorgio. «La disobbedienza civile è sempre presente», le ha fatto capire ieri suo marito nel pomeriggio che ha passato in contatto con i radicali, lui che è copresidente dell’Associazione Luca Coscioni. Intanto Piergiorgio continua a spegnersi nel suo letto di dolore. «Fa sempre più fatica a deglutire persino le pappette», dice Mina, amorevole e impassibile con il suo stile tedesco. E aggiunge: «La verità è che Piergiorgio non accetterà mai un sondino per mangiare. E dunque quando non ce la farà più a deglutire, le sue ore saranno davvero contate ».Nel frattempo è lei, Mina, che conta le ore e anche le notti. «Non dovrei dirlo, ma tante volte quando mi corico prima di addormentarmi imploro: “Signore, portamelo via stanotte ». Ma la mattina ancora ritorna per Piergiorgio Welby. E Mina ricomincia con lui le giornate: «Se potessi la staccherei io la spina di quella macchina. Se soltanto sapessi farlo senza farlo soffrire troppo».
da Alessandro Ceratti
Scrivere a questo blog mi diverte molto, anche perché c’è sempre qualcuno che si affretta a cadere nei piccoli tranelli che tendo finendo così indirettamente per confermare le mie idee. Questa volta è toccato a Rocchino, che si scandalizza per il mio “handicappati” secondo le più rigorose e becere regole del politically correct. Inutile dire che ero perfettamente consapevole quando ho usato quella parola, che anzi ho inserito volontariamente. E poi la sua critica finisce lì, di fronte a una mia lettera dal contenuto (anche questo volutamente) molto forte. A me sarebbe piaciuto per esempio che mi rispondesse nel merito, spiegandomi per esempio per quali motivi il parallelo con i malati e gli ospedali in realtà non è pertinente. Comunque dò un altro motivo di preoccupazione a Rocchino. In effetti nella mia qualità di assessore mi è capitato di occuparmi dei bambini in età scolare per organizzare dei corsi di educazione ambientale che sono stati molto apprezzati da maestre e allievi.
da Tommaso Palermo, Catania
Ho fatto la mia personale inchiesta sul voto nella citta’ di Catania, i dati, non saranno ufficiali, ma si trovano. Nell’ordine: elezioni, votanti, bianche, percentuale.
Senato 2006 167695 2151 1,2%Camera 2006 189758 2167 1,1%
Camera 2001 206342 5751 2,8%Senato 2001 179457 5135 2,9%
da Roberto Reali
Dilemma non da poco. Se, come sembra ci siano ragioni concrete per pensare che le elezioni non abbiano avuto un andamento regolare, il problema diventa come uscirne. Infatti se scopriamo che ci sia stato un tentativo di broglio clamoroso, sarà impossibile scoprire il colpevole. Infatti, a meno che Berlusconi non abbia battuto ogni record di dilettantismo consistente nel fare brogli perdendo le elezioni per un pelo e farsi anche scoprire, è improbabile che si riesca ad avere prove certe di chi ha compiuto il delitto. A quel punto la vera vittima sarà la democrazia e il suo pilastro rappresentato dalla partecipazione attraverso il voto. Non oso pensare al guazzabuglio che si svilupperà e le prime dichiarazioni di Fini sono i prodomi delle argomentazioni che la CDL utilizzerà per riversare guano sul nostro povero, di senso civico, paese.PS. Per la sempre cara Lina che si interroga sulla Decrescita, vorrei farle notare che la Decrescita sta alla comunità planetaria come la Qualità Totale sta alle aziende. Comunque può consultare diversi siti. Un esempio è il link riportato.