da Isabella Guarini
Caro CSF, come già ho detto, preferisco le scarpe di fattura napoletana che sono note in tutto il mondo per la loro comodità ed eleganza. Comincio ad avere qualche dubbio sulla loro autenticità, ma non fa niente, l’impotante è credere. Purtroppo non hanno un marchio riconoscibile, come spesso avviene per i prodotti del sud del pianeta.
da Edoardo Sandri, Pisa
La signora Bertinotti afferma quanto segue: “Non è un caso, i nostri elettori sono soprattutto i laureati…”, ora: considerando che la maggior parte dei laureati (che tra l’altro sono appena il 12% delle popolazione italiana) non svolge il mestiere di operaio, si evince che solo una piccolissima percentuale degli operai stessi, vota per Bertinotti. Considerando ancora che lo stesso Bertnotti afferma sovente che il suo partito si rivolge principalmente – anche se non esclusivamente – alla classe operaia, non credo che il dato fornito dalla moglie sia da leggersi positivamente per il segretario di Rifondazione Comunista. In conclusione chi sta sbagliando: Fausto o la sig.ra Lella?
da Gianni Guasto
Io voto per le Dot’s che vende il mio amico Abdallah.
da Vittorio Grondona – Bologna
Spesso sento gli elettori di sinistra vantarsi, sicuramente a torto, di essere più intelligenti di quelli di destra. Però se il confronto è limitato ai soli politici un piccolo dubbio mi viene. Constatare appunto che i politici di destra non hanno ben capito il mega programma dell’Unione, che pomposamente assicurano di avere letto, può essere in effetti comprensibile. Le lunghe letture stancano, annoiano e possono perfino offuscare il cervello… Ma dimostrare palesemente di non capire nemmeno quando il programma viene loro spiegato a voce, con dovizia di semplici esempi e perfino con l’indicazione della pagina dove sta scritto quel preciso particolare, mi pare proprio il colmo. Non proprio da borsa di studio, per intenderci. In sostanza se la sinistra vincerà le elezioni, le tasse saranno finalmente applicate come prescrive l’art. 53 della costituzione. Mi sembra semplice e chiaro, no? Oh, lo hanno detto in tutte le salse… Ma loro duri!… Per Schifani e per l’allegra brigata del Cavaliere evidentemente ricchi e poveri sono la stessa cosa.
da Silvia Palombi
Normale, di quella normalita’ che e’ diventata rara, di quella concretezza nella quale vorrei imbattermi giornalmente; coi piedi per terra e la lingua libera e, soprattutto, collegata ai neuroni. Mi piace quanto lui. Ah che bella intervista, che soddisfazione. Grazie. Ne voglio ancora!
da Pier Franco Schiavone
Mi sono sbellicato, non ci avevo pensato, effettivamente perché non sotterrarli crudi i bambini? Che bisogno c’era di bollirli? Impagabile Silvia. Vorrei anche cogliere l’occasione di questo gustoso post di Silvia Palombi, per dire che M.A. di Bologna si sbaglia, qui non si parla solo di massimi sistemi, si fa dell’ironia, si gioca, si polemizza e si scrivono cose maledettamente serie come le tue. Un blog, lo dico sempre, è un diario dove ciascuno scrive ciò che gli aggrada, le cose belle e le cose orribili della vita. Ho persino ricordato mio padre che non c’è più su questo blog. Francesca era una tua amica, anche una mia coetanea, e vorrei abbracciarti per esprimerti tutto il mio dispiacere.
IL FANTASMA DI CORLEONEcinema Mexicovia Savona 57 – Milanotel. 02 48951802da sabato 1° aprile 2006
Da un articolo di Marco Occhipinti, Venerdì di Repubblica – 24 marzo 2006
Si chiama “Il fantasma di Corleone”, narra i 42 anni di caccia a Bernardo Provenzano, capo supremo di Cosa Nostra. Realizzato da un regista palermitano ? Marco Amenta ? che ha trovato i finanziamenti dalla TV tedesca e dal ministero della Cultura francese, ma nessun aiuto in Italia.
“Come è possibile che un uomo riesca a vivere nascosto su un¹ isola per più di 42 anni braccato da centinaia di poliziotti, e continui ad essere il capo supremo di Cosa Nostra?! E’ la domanda da cui parte il film che esplora un buco nero di quasi mezzo secolo, attraverso testimonianze dirette, deposizioni processuali audio e video e spezzoni di tg. Ma soprattutto ripropone l¹interrogativo di partenza: “come è possibile?”.
Menzione a parte meritano i documenti originali del lavoro svolto da Amenta, rispettivamente sulle luci e le ombre dell¹antimafia.
Il pm Guido Lo Forte, impegnato in primo piano sulle stragi di Falcone e Borsellino, spiega pesando le parole: “qualcosa l’ha protetto. Una rete di insospettati, più che insospettabili, che il capo mafia ha creato intorno a sé”. Per un altro procuratore simbolo, Roberto Scarpinato, “Provenzano non è un mostro solitario assetato di sangue e denaro, così diverso da noi, ma una parte di questa società, e dalle indagini viene fuori che è stato protetto”. O ancora Salvatore Traina, avvocato difensore del boss, l¹unico in questi anni autorizzato per legge a incontrarlo, sostiene con parole sibilline “perché non lo trovano?, perché lo cercano tra i criminali”.
Ognuno degli interpellati prova a tracciare un identikit morale del grande latitante. Un maestro della mistificazione “da giovane soprannominato u tratturi, il trattore, racconta Scarpinato, per come falciava i suoi nemici nella scalata che ha portato i corleonesi a comandare sugli altri clan dopo 5000 morti ammazzati. Per lui, secondo lo psicologo Girolamo Lo Verso, consulente di molti giudici, “come recita un detto siciliano, comandare è meglio che fottere. Lui non si considera un killer, ma un generale che lotta per il Bene”.
Nel finale del film l’autore azzarda “l’ipotesi di un patto diabolico tra mafia e Stato” e a pochi giorni dal debutto riflette: “non è un caso se questo film non ha trovato finanziamenti in Italia. L’ha prodotto mia sorella Simonetta grazie al contributo della tv franco-tedesca Artè e del Ministero della Cultura francese, e vado fiero del patrocinio dell’associazione Libera di Don Luigi Ciotti. Solo quando sarà rotto questo patto, in piedi dal dopoguerra ad oggi, si risolverà il paradosso di uno Stato che da un lato dà la caccia ad un uomo e dall¹altro se ne serve e lo protegge”.
Il gestore del cinema Mexico ha detto che lo tiene finche’ …’tira’.Ci date una mano?Grazie a tutti.silviapalombi(LIBERA – Lombardia)
da Pino Granata
Bertinotti non mi è mai stato simpatico, anzi mi è antipatico e lo considero responsabile dei cinque anni di regime berlusconiano. Trovo invece la moglie Lella simpatica e geniale e sono certo che sarebbe meglio del marito se dovesse guidare Rifondazione. Pensate allo slogan che senza volerlo ha coniato durante l’intervista con CSF : Più di destra ed antidivorzisti sono e più divorziano,noi di sinistra siamo per il divorzio e non divorziamo. Perchè la Sinstra non lo fa suo e ci fa un manifesto elettorale?
da Bruno Stucchi
Per il Prof: diceva Voltaire: “La serieta’ e’ propria degli impostori”
sul Foglio e su Dagospia
DAGOSPIA E I CASI SUBUMANIGiampiero Mughini per “Il Foglio”Caro Dagospia, nella rubrica “lettere” del tuo bel quotidiano on-line trovo spesso dei casi subumani che intendono trafiggermi. E’ gente cui l’occhio si storce e il volto si deforma in un ghigno a solo sentire pronunciare il mio nome. E siccome è gente che nel mercato reale delle idee e delle polemiche non varrebbe 20 centesimi, e tu non gli daresti 20 centesimi se le loro lettere meritassero un pagamento, cercano di farsi notare sbraitando e insultando. Inetti e incapaci come sono di ogni connessione mentale, si eccitano e si ergono nell’offesa in cui non rischiano niente, protetti dalla corazza del messaggio on-line. In un confronto frontale con me finirebbe per loro come in un match di tennis 0-6, 0-6, 0-6, non vedrebbero mai la palla. E invece la comunicazione di massa li avvantaggia. Permette loro di mettere becco, di dire la loro pomposamente, di sentenziare, di mettere in ginocchio i vip, di sentirsi importanti. Che si guardino allo specchio del mattino e vedano il vuoto non è piacevole, e lo capisco, e capisco la loro voglia di rivalsa. E perciò cercano vendetta massmediatica, una vendetta che non comporta rischi né sforzi. Ammantati dell’arte cafona dell’insulto girovagano per rubriche e giornali, di cui aiutano a riempire le pagine. Tu li pubblichi perché fanno parte della galleria dei mostri contemporanei, e hai ragione. Ciascuno di loro conta purtroppo per un voto, per una premuta di telecomando, per una copia venduta, esattamente quanto ognuno di noi. E perciò non li sottovaluto. Solo li tengo al rango dello sterco.