dal Dott. giuseppe Lo Conte, Palermo
Non ero a Londra in quei giorni fatidici, non ero in vacanza a Sharm quando si è scatenato l’inferno, non ero sull’aereo caduto a pochi Km da Mondello, non ero sull’aereo caduto a 40 Km. da Atene e neanche su quello caduto in Venezuela, per la verità io e la mia famiglia non abbiamo assolutamente corso nessun rischio perchè, essendo ‘in bolletta’, non possiamo andare più lontano di Mondello. Forse dovrei ringraziare il Cavaliere se sono rimasto al sicuro !
da Alessandro Ceratti
Qualche giorno fa gli statunitensi hanno liberato mille prigionieri dal carcere di Abu Grahib. E’ mai possibile che nessuno, nessun telegiornale, nessun articolo di giornale, nessuno! si sia indignato per questo fatto? Perché? Perché dovrebbe essere spontaneo porsi questa domanda: se è possibile che queste 1000 persone siano libere oggi, perché erano imprigionate ieri? Se ci fossero mille assassini in carcere, perché dovrebbero essere liberati? E se dovessero esserci 1000 terroristi, a maggior ragione dorebbero essere trattenuti. Allora chi erano le persone recluse? Ostaggi, merce di scambio, da utilizzare per rabbonire una fazione politica. Capite perché parlo di dittatura?
da Silviano Forte
Caro Claudio SF, come tutti i genii di questo mondo, anche io sono un imbranato. Si, proprio imbranato. Non nel senso che, prossimo alla boa dei settanta, io sia già nel pieno complesso del rinco, ma quasi. Ecco, mi salva quel quasi: quindi, ritorno nella morma per dirti che dopo lunghe ed estenuanti ricerche, ho visto l’inizio del tuo sito e la bella immagine che ne è l’incipit. Sarebbe uno dei tanti scatti che la fortuna offre ad un fotografo, se non fosse per una consecuzio tutt’altro che incidentale. Infatti, si tratta di un bambino su una gradinata che alla faccia dell’ombrello posto in testa al soldato appostato con tanto di fucile in mano, libera quell’enrgia che da sola, attraverso una ipotetica risata sistema le intemperanze, si fa per dire, che i violenti di tutto il mondo amano manifestare. Nel caso, però, non si tratta di una semplice risata, ma di una limpida, innocente ma significativa pisciata gaudiosamente centrata sull’elmetto del soldato. Potevo dirlo in poche righe, ma il piacere che mi hai dato con quella foto-simbolo, mi ha fatto debordare. Forse.
da Corriere.it
VIAREGGIO – Se ne va, comunque la si veda, il più bravo, quello che la rivista della Uefa ha di recente definito «il primo e ultimo grande arbitro del mondo». Dopo 28 anni di onorato servizio e una finale mondiale, Pierluigi Collina appende la giacchetta nera al chiodo. Messo con le spalle al muro: o lo sponsor milionario o la serie A, ha scelto il primo. Non arbitrerà più: perlomeno in Italia. Ma il suo è un addio sofferto e polemico che scatena un terremoto nel mondo arbitrale. «Ho deciso di rassegnare le dimissioni dall’Aia. Non posso evitare di farlo», ha detto Collina nella conferenza stampa-monologo che ha indetto a Viareggio. Un’incontro fissato per chiarire la polemica nei confronti dell’Associazione Italiana Arbitri sulla vicenda dello sponsorizzazione. «Un arbitro deve essere creduto», è stato il commiato di Collina, con voce emozionata.Con voce emozionata ma col portafoglio gonfio. Per carità, mica mi scandalizzo. Tutti hanno il diritto di fare di tutto per guadagnare, ci mancherebbe altro. Ma anche un bambino capirebbe che non si può continuare a fare l’arbitro se si è sponsorizzati dallo stesso sponsor di una squadra di calcio. Io lo so che adesso cominceranno le polemiche. Ma polemiche di che? (CSF)
Massimo Fini sul Gazzettino
Su “Libero” Cesare Lanza, recensendo “Massimo Fini è Cyrano, contro tutti i luoghi comuni”, che riassume la mia esperienza teatrale, si dice ammirato del fatto che io, per un anno, sia riuscito a cambiare mestiere e stile di vita, aspirazione che, a suo dire, è di molti, che però non riescono a realizzare. E conclude chiedendomi di raccontare “come si fa”. Sono grato a Lanza e lo accontento subito. Come si fa? È semplicissimo. Se in questo Paese, e in particolare nel giornalismo, uno ha la pretesa di conservare un certo gusto all’indipendenza, viene emarginato in modo felpato, sornione, ammiccante, persino sorridente e, per carità, democratico – quindi inattaccabile – e resta perciò isolato. Per cui cambiar mestiere e vita non è una scelta, e nemmeno un atto di coraggio, ma una necessità. Certo io ho molte colpe. Non ho partecipato al Sessantotto, non ho mai civettato con la violenza e col terrorismo nostrano, non ho nemmeno assassinato un commissario di polizia (per cui mi sono vietate le Tribune d’onore), non mi sono intruppato in partiti, lobbies, clan, non sono omosessuale, femminista e nemmeno donna, non faccio parte di alcuna “minoranza organizzata”, appartengo a quei “quattro gatti” della maggioranza, cioè a quegli individui che, se sommati, sarebbero la maggioranza ma siccome non fan lega fra loro non contano nulla. Inoltre ho sempre pagato le tasse e rispettato le leggi. Eppure, nonostante questi handicap, negli anni ’70, quando la politica non aveva ancora messo del tutto le mani sul giornalismo, ero considerato, come ricorda anche Lanza, una delle giovani penne più brillanti. Tommaso Giglio, mitico direttore dell'”Europeo”, disse: «Con le qualità di Fini ho visto arrivare qui solo Bocca e la Fallaci (naturalmente si riferiva alla straordinaria Oriana di allora, non a quella, imbarazzante, di oggi)». Forse avrà sbagliato. Però non c’è direttore, da quelli che mi hanno voluto bene, come Zucconi o Magnaschi o Montanelli o Feltri o Belpietro o Bacialli, a quelli che mi hanno solo sopportato, che non abbia espresso apprezzamento per il mio lavoro. Non pianto grane. Se una situazione non mi va me ne vado. Come feci con l'”Europeo” occupato dai socialisti di Martelli e la Rizzoli devastata da Tassan Din e col “Giorno” diretto da Damato. Il libro “I giganti di carta”, mi mette fra i settanta più importanti giornalisti italiani. Nel 2002 un mio libro, “Il vizio oscuro dell’Occidente”, è stato in testa alla saggistica degli autori italiani preceduto solo da “White stupid man” di Moore. Eppure non ho mercato. Nessun giornale nazionale mi vuole (e quindi sono particolarmente grato al “Gazzettino” che mi lascia la libertà che mi lascia, nonostante ci siano dei lettori che mi dan del “comunista” così come, altrove, mi dan del “fascista”). Con la Tv di Stato, come con Fini nvest-Mediaset, non ho mai avuto rapporti, nemmeno uno di quei contratti di consulenza, in genere fasulli, su cui vive tutta la Roma intellettuale. L’unica volta che è capitato, non per mia iniziativa, il mio programma “Cyrano” è stato cancellato il giorno prima di andare in onda. Non per i contenuti che nessuno aveva ancora visto, ma perché qualcuno aveva deciso che io alla Tv di Stato non devo lavorare. Adesso si è scoperto che non ci posso nemmeno comparire; sono stato eliminato, all’ultimo momento, da un “faccia a faccia” con Vittorio Feltri sulla Fallaci “senatrice a vita” e sostituito con Paolo Liguori. Del resto, in tanti anni, non sono mai stato invitato né da Vespa né da Santoro. Potrebbe essere un vanto, però a furia di essere escluso di qua e di là, di su e di giù, la mia situazione comincia a farsi critica sotto ogni punto di vista, anche economico. Per questo, caro Lanza, mi sono dato al teatro. Ho sessant’anni, mi guardo indietro e cerco di capire dove è cominciato l’errore. Nel “Settimo sigillo” di Bergman il Cavaliere, tornato al suo castello dopo dieci anni di guerra in Terra Santa, vi trova solo la sposa, gli altri sono fuggiti per paura della peste. I due a malapena si riconoscono. Il Cavaliere: «Sono tornato. E sono un po’ stanco». Lei, temendo che tutto quel sacrificio non sia servito a nulla, nemmeno ad appagare i Sogni di lui, gli chiede con un tremito nella voce: «Dimmi, sei pentito di ciò che hai fatto?». «No. Sono solo un po’ stanco». Anch’io non sono pentito di aver tenuto fede ai miei sogni di ragazzo. Solo, dopo 40 anni di vita “contro”, sono un po’ stanco. Molto stanco.
da Feliciano Bechelli
Non capisco lo stupore della mancata intervista di Rutelli all’Unità. Lui è così impegnato a dialogare con gli elettori del centrodestra, a rispondere alle loro domande, che non può oggettivamente trovare il tempo e il momento adeguato anche per rispondere alle questioni postegli dalla sinistra. Una cosa per volta, dài!
da Massimo Puleo
Bravo Lo Chirco, mi piace chi sa fare autocritica. Niente Terra Promessa qualora vincesse il Centrosinistra, che sarò costretto a votare perché dall’altra parte c’è il Peggio Assoluto. A me basterebbe che riuscissero a spalare le macerie morali di questo paese. Un liberale triste
da Vittorio Grondona – Bologna
Gentile signor Alberto Arienti, la prego di sorvolare e di sopportarmi. Spesso mi capita di non spiegarmi bene! Pensi che per capire il giusto obiettivo dei discorsi farfugliati dei miei vecchi io c’ho messo più di sessant’anni!
Silvana Giacobini, Alfredo Biondi, Anna Molinari, Antonio Martino, Costanza Rizzacasa d’Orsogna, Stefano Tacconi, Lucio Dalla.
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«Di talk show in tv ce ne sono tantissimi. Ma la mattina presto, prima di colazione, c’è solo Omnibus, sulla 7, condotto da Antonello Piroso. Adesso è in pausa estiva, ma con la ripresa autunnale i politici ricominceranno a sfilare all’alba, gli occhi un po’ assonnati e le difese allentate. Nel frattempo Piroso, 45 anni, forte del successo, è stato promosso: vicedirettore del Tg diretto da Giulio Giustiniani, al posto di Carmine Fotia.»
Sul sito. (csf)